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Libro vincitore del Premio Comisso 2024 - BiografiaLibro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2024
Presentato da Romana Petri nell’ambito dei titoli proposti dagli Amici della domenica al Premio Strega 2024.
Una donna, una artista, una madre. Adelaida Gigli è stata una delle figure femminili più sorprendenti dell'Argentina del secolo scorso. Pronta a nascondere armi e dissidenti nella sua casa, a ridere in faccia al potere, a ribellarsi alle convenzioni, a mostrarsi esuberante e dissacrante, Adelaida ha espresso sempre sé stessa fino in fondo e ha dovuto pagare sulla propria pelle l'orrore della censura, della dittatura e della perdita. Il ritratto che ne fa Adrián N. Bravi è appassionato e vivo, irrinunciabile.
Proposto da Romana Petri al Premio Strega 2024 con la seguente motivazione: «[...] La scrittura mirabile di Bravi è come uno specchio. Lui scrive guardandoci dentro, ma non trova sé stesso. Flaubertianamente indentificato con Adelaida è lei che fa muovere, rivivere, soffrire, ma avere ancora qualche fondamentale, fugace appuntamento di felicità nell’ultima parte della sua vita solitaria. È da quello specchio che Bravi si accorge, nei funerali di Adelaida, di come sia inutile, a volte, chiudere gli occhi dei morti. Chi l’ha detto che non possano vederci? Un’opera di rara bellezza (molto più di una biografia). Bravi, con “Adelaida”, ci offre in dono la vita di una donna unica, che nessun lettore potrà mai dimenticare.»
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Adelaida di Adrian di Adrián N. Bravi (Nutrimenti, 2024) presentato al Premio Strega 2024 da Romana Petri è un romanzo potentissimo, una calamita che fa luce sull’esistenza di una donna contro il potere che visse in Argentina per poi tornare nella sua terra d’origine, la solitaria e timida Recanati. Una donna mondo, seguita in presa diretta da Adrián N. Bravi che rende grazia alla vita di quest’esistenza quasi dimenticata, che sussurra: «Quando io morirò moriranno tante cose questo amore, in primo luogo. Io sono tutte quelle cose». In ultimo segnalo, per chi fosse nelle vicinanze di Recanati di visitare “Il giardino delle parole interrotte” istituito come memoria delle vittime del regime militare di Videla, in cui una stele ricorda la figura di Adelaide Gigli e le parole interrotte sono quelle dei giovani fatti sparire sotto la dittatura: «Le parole interrotte i sentieri scomparsi nulla può fermare la mano che incide la storia». Concludo, con una piccola chicca, si può vedere la figura di Adelaide per qualche frazione di secondo in un video su YouTube che si chiama “Homenaje a Adelaida Gigli - Omaggio Adelaide Gigli”.
Recensioni
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Si dice che l’uomo sia stato plasmato dalla creta. Questo riferimento si può rintracciare in diversi miti riguardanti la creazione, a testimonianza di quanto dare una propria impronta al mondo sia una necessità a cui gli umani aspirano fin dalla notte dei tempi. Lo stesso impulso lo si può ritrovare anche in Adelaida (Nutrimenti), l’ultimo libro di Adrian N. Bravi attualmente inserito nella dozzina del Premio Strega.
La vita di questa donna, italiana per nascita e argentina per scelta, sembra essere retta dai fili di un destino che la divide non solo fra due patrie, ma anche fra un presente da ricostruire e un passato sempre pronto a riemergere. Eppure, la volontà “di non disunirsi”, come direbbe Sorrentino, e la conseguente attività artistica sembrano essere diventate per lei armi per sfidare l’imprevedibile.
Personalità eclettica e irriverente, Adelaida Gigli nasce a Recanati nel 1927. Figlia d’arte del pittore Lorenzo Gigli, trascorre i primissimi anni nella città di Leopardi. Attimi di serenità che vengono ritratti nelle tele del padre, prima che la promulgazione delle leggi razziali li costringa a lasciare il suolo natio.
Inizia così il cambio di identità della bambina che passa dal proprio nome di battesimo, quell’Adelaide appartenuto anche alla nonna, ad Adelaida. Una lettera finale porta così al definitivo allontanamento dalla lingua madre per passare a quella adottiva che diventerà non solo predominante nell’intimità, ma nelle sue poesie e nei suoi scritti. Trascorre poi l’adolescenza e la prima età adulta a contatto con l’ambiente culturale argentino, dove incontra David Viñas con cui costruirà una famiglia, dando alla luce Mini e Lorenzo Ismael. Sempre in questo periodo avviene la folgorazione: l’incontro con l’arte indigena a Mérida. Da questo momento in poi le mani sapienti dei timotocuicas non l’abbandoneranno più e con esse la scelta di diventare ceramista.
Come avvenuto durante l’infanzia però la storia si ripete: l’instaurazione della dittatura militare falcidia gran parte dei suoi affetti, rendendo la sua vicenda e quelle di chi la circonda un intricato dedalo di silenzi, resistenze ed emigrazioni. Proprio per questo Bravi decide di inserirsi nel racconto, in qualità di narratore testimone, aggiungendo talvolta anche ricordi della propria giovinezza a Buenos Aires e operando un confronto fra la propria esistenza e quella di questa donna che ha avuto il privilegio di conoscere e di narrare.
Con un’operazione letteraria lo scrittore decide di aprire questa sorta di biografia con una scena che non appartiene ad Adelaida, ma a Mini. Durante un pedinamento la ragazza decide di lasciare la figlia neonata nelle mani di due sconosciuti, per evitare che venga uccisa o rapita dal regime. Il libro si apre così con una parola che non viene pronunciata, ma che rimane sospesa nella mente del lettore, quasi come se fosse scritta su pagina. Desaparecida: questa sarà la sorte di Mini e successivamente anche quella del fratello Lorenzo Ismael, due delle svariate vittime di quegli anni ’70 che hanno rappresentato uno dei capitoli più crudeli della storia del Paese.
La protagonista torna così nelle Marche, dove all’età di sessantun anni entra in contatto con Bravi. E qui l’autore torna a descrivercela in un momento cruciale: fra le mani ha il diario di Mini, e non sa se consegnarlo alla nipote ormai grande, ma inconsapevole della vera storia di sua madre. Così come Adelaida ha raccolto l’eredità paterna ora si fa portatrice di quella della figlia e di riflesso lo fa anche Bravi, accompagnandoci lungo questa vita che ha sempre portato in alto i valori della memoria, delle radici e della resistenza artistica.
Recensione a cura di Francesca Pozzo
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