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Se lo si legge come una denuncia sul mondo della droga , dico denuncia eccellente ,se però si pretende di catalogarlo come romanzo , dico no ,poiché non è discorsivo e a tratti troppo dettagliato e particolareggiato.
Libro praticamente illeggibile. Si percepisce da subito l'enorme mole di lavoro necessaria a tessere e scrivere le storie narrate in questo libro però tutte le informazioni raccolte vengono scritte e descritte in modo eccessivamente dettagliato e totalmente slegato. Il risultato di questo tipo di approccio da parte dello scrittore è un libro dal ritmo incostante che costringe il lettore ad uno sforzo mnemonico non irrilevante poiché perdersi tra il turbinio di nomi, vicende, località e contesti storici è estremamente semplice. Consiglio vivamente a chiunque voglia imbattersi nella lettura di questo libro di leggerlo nel giro di 2/3 giorni così da riuscire a non perdere il filo e godere al 100% delle storie narrate nel libro.
Abbastanza deludente. I fatti narrati sono descritti in maniera superficiale, slegati tra loro, messi insieme un pò a "casaccio". A volte, leggendo Saviano, ho la sensazione che l'autore cerchi la frase ad effetto, con l'intento di ammaliare il lettore. Lontano anni luce dal capolavoro di Don Winslow "Il potere del cane"
Recensioni
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ZeroZeroZero. Roberto Saviano compone un prefisso, e da sette anni noi aspettiamo di sentire chi risponderà a quella chiamata.
La chiamata viaggia su una linea rossa. Priorità assoluta.
Anzi, è una linea bianca che mette in comunicazione, come su una carta geografica appesa alla parete di un commissariato, ogni città del mondo in cui uomini e donne, giovani e anziani cercano di dimenticare, e nella quale qualcuno è pronto a dar loro una mano a farlo.
Sì, la gente vuol dimenticare la fatica di vivere, le delusioni, le amarezze e le frustrazioni; e per regalare questa illusione a chiunque abbia di che pagarsela è nata un’alleanza modernissima e di smisurata efficienza. La chimica si è alleata con la logistica; l’economia si è alleata con la politica; la criminalità – la criminalità più spietata e implacabile che il mondo abbia mai conosciuto - ha stretto una blasfema, inedita alleanza con quella che è una vera e propria filosofia, il racconto della quale apre la danza macabra in cui Saviano ci condurrà lungo le quasi cinquecento pagine di ZeroZeroZero.
È la storia della cocaina, nel momento storico della sua massima affermazione, ed è una storia che ci riguarda tutti. Nessuno escluso.
Con la sua abilità mimetica, e un uso spregiudicato della vecchia, buona tecnica del discorso libero indiretto, Saviano riesce a far sentire al lettore caratteri e idiosincrasie, paure e desideri; e attraverso questa corsa a rotta di collo nelle storie dei protagonisti di trent’anni di cocaina, ecco disegnarsi un affresco ampio e ramificato, che per ritmo e tenuta ricorda l’opus magnum narcos di Don Winslow, Il potere del cane.
Quando - ad esempio - Saviano racconta di un anziano boss calabrese che in una stanza d’albergo a New York sciorina le regole del gioco a un attonito – ma ricettivo – galoppino messicano, segnando così un punto di non ritorno che vede le maestranze del cartello della baja venire indottrinate con i precetti di una cultura mafiosa rodata da secoli nella frescura del cortile di casa nostra, noi siamo con lui in quella stanza, e capiamo fino in fondo la pasta di cui questi uomini (e queste donne) sono fatti.
Gran parte dell’indagine condotta da Saviano, naturalmente, si svolge sui terreni immensi e fertilissimi del Sinaloa, lungo le coste del Pacifico e nei villaggi dell’entroterra guatemalteco di cui milizie paramilitari fanno terra bruciata con la complicità di governi corrottissimi; fra le città americane che sono il terminale visibile di una filiera lunga migliaia di chilometri, e nei vasci di Secondigliano.
Dalle vele di Scampia, insomma, l’occhio del reporter (ma Saviano è forse più un reporter che lavora con l’orecchio) si sposta per posarsi sui fatti travagliatissimi di un intero contintente. L’America Latina, che da sempre è considerata una dependance dell’America “maggiore”, come il tappeto sotto il quale nascondere la polvere della cattiva coscienza degli States, cavandone in cambio un’altra polvere: finissima, però, e stupefacente.
Ma il réportage non sarebbe completo se di quella pianta maestra non si seguissero anche i rami, che sono innumerevoli e finiscono per arrivare dappertutto, coinvolgendo ogni fascia sociale, a qualunque età, in ogni città di ogni Paese.
Proprio com’è evocato nella iniziale, tiratissima cavalcata che ci introduce al tema: una scansione agli infrarossi che non concede respiro né indulgenza, di tutti coloro che la coca la usano ogni giorno e che – per parafrasare il titolo di un vecchio film di zombies – sono fra noi. Anzi: siamo noi.
Saviano, in questa sua sofferta seconda prova (se non contiamo gli episodi minori e le raccolte di articoli) consolida la sua prosa, che è molto retorica ed altrettanto potente, riuscendo a trattare la materia drammatica e trasversale della sua indagine con tutta la forza necessaria.
Un ritorno in grande stile per uno scrittore cresciuto nel ferro e nel fuoco.
A cura di Wuz.it
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