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Letta da Cocteau agli attori della Comédie Française il 13 marzo 1929, La voce umana viene subito accettata all’unanimità: verrà interpretata, per la regia dell’autore, nel febbraio del ’30 da Berthe Bovy, scenografo al suo esordio Christian Bérard che disegna per l’attrice una piccola stanza bianca, con un letto disfatto e una lampada. Quando si mette giù il telefono – aveva detto più volte Cocteau agli amici – è come se distruggessimo l’ultima nostra possibile avventura, incuranti dei gemiti dell’altro da noi. E’ quanto questo dramma sul “conformismo anticonformista” crudelmente mette in scena. Siamo nel 1932 (l’anno stesso in cui i Pitoeff mettono in prova l’Edipo di Gide) quando Cocteau, sollecitato da una sanguigna dello stesso Bérard su Edipo e la Sfinge, abbozza La macchina infernale. Ma solo nell’aprile 1934 – dopo quattro mesi di prove durissime – Louis Jouvet accetta di presentare alla critica questa vera e propria reinvenzione, tra il tragico e il burlesco, degli dei e dei personaggi del più celebre mito greco: “Ne sono sconvolta, – scrive Raissa, la moglie di Jacques Maritain. – E’ la miglior tragedia che Cocteau ha scritto, la più semplice, la più umana, la più pura”.
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Nella letteratura italiana di sovente il telefono viene visto come un dramma, una limitazione dell'espressione umana. Ed è proprio quello che succede nella rappresentazione teatrale "La voce umana" di Jean Cocteau. La lettura del testo può risultare difficile in quanto, essendo il copione di una rappresentazione teatrale di scene interamente imperniate su di un dialogo telefonico, non sempre si riesce ad interpretare l'enfasi, la concitazione, le sfumature dei dialoghi, che sono ad mio parere, tutte ad carico dell'attore che interpreta la parte. E' così che, per usare una espressione pirandelliana, si è costretti ad immedesimarsi nella parte, ad intercalarsi nel ruolo per riuscire ad cogliere l'emozioni che l'autore ci vuole trasmettere. Personalmente non posso negare che solo dopo varie riletture sono riuscito ad cogliere il dramma del racconto; solo quando ho considerato le indicazioni dell'autore presenti nell'introduzione che raccomandano il rispetto delle pause e delle espressioni letterarie "frutto di un dosaggio meditato". Da parte del lettore viene richiesto uno grande sforzo per il rispetto delle sue raccomandazioni e per non immaginarsi quelle che potrebbero essere le risposte/domande dell'anonimo interlocutore, in quanto risulterebbero forvianti e non permetterebbero la comprensione del dramma che l'autore ci vuole trasmettere. Ne La Voce Umana si parla di un delitto, compiuto attraverso le parole e i silenzi che mascherano l'abbandono e la fine, infatti e` proprio Cocteau a indicarci che "il sipario rivela una camera da delitto. davanti al letto, per terra sdraiata una donna con una lunga camicia, come assassinata". Una donna al telefono, tenta invano di trattenere a se il suo amante, che sta per sposare un'altra. Il monologo (non sentiamo le risposte dell'altro capo del filo) indaga nei sentimenti della protagonista e tratteggia la storia di un amore ormai finito.
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