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Quando ho comprato il libro credevo che fosse il solito libro che parla di guerre tra i palestinesi e gli israeliani, ma invece di fa capire che in un certo senso Israele è la salvezza della Palestina. I questo me lo aveva già detto un amico palestinese. Vale la pena di leggerlo! Bravissimo l'autore. 5
Non mi piacciono nè Allam come persona, nè i suoi atteggiamenti, nè il suo stesso sguardo. Ma questo probabilmente è soltanto un problema mio. Condivido però la sua posizione ideologica: il diritto d'Israele a esistere, senza comunque dimenticare come molti decenni fa esso sia stato causa della diaspora palestinese. Condivido l’opposizione a qualunque estremismo, specie quando sposa la violenza. Ma condivido anche i dubbi di G. Levi, l’unico finora a dare 1/5: ma è davvero così chiaro chi sono i veri colpevoli di molte stragi che hanno insanguinato il mondo (sempre meno comunque delle "guerre giuste" scatenate da certi esportatori di democrazia in giacca e cravatta)? Ed è così scontato il rapporto fra certe civiltà e certi fenomeni politici deteriori? Ma soprattutto, aggiungo, non è con la provocazione che si persegue l’obiettivo della pace e della conciliazione. Allam mi sembra non l’abbia capito. Libero di convertirsi, certo, ma l'avesse fatto a telecamere spente e come evento assolutamente personale (quale dovrebbe essere una conversione) avrebbe reso un servizio migliore alla sua anima e alla sua nuova religione. E avrebbe potuto ricevere il battesimo in una parrocchia di campagna, non serviva scomodare Sua Santità, a maggior ragione perchè Allam è una figura nota e al centro di polemiche, giuste o sbagliate che siano. Certe boutade sanno tanto di provocazione, così come il titolo stesso del libro. Viva Israele, sì, perchè comunque la pace e la convivenza devono essere l’obiettivo di ogni uomo libero; ma viva anche il popolo palestinese (non i terroristi, quelli oltre tutto ci sono dovunque, forse anche in molti inappuntabili palazzi di potere occidentali), da decenni disperso come lo furono gli ebrei 2000 anni fa. E abbasso l’estremismo, anche linguistico e ideologico, caro Allam, abbasso l’insulto, abbasso l’attacco insolente: sia esso arabo, americano, cinese, italiano, russo o africano poco importa. E poco importa pure se viene da un egiziano recentemente convertitosi al cattolicesimo.
VIVA ISRAELE è il punto d’arrivo di un percorso che l’A. ha intrapreso diversi anni fa attraverso la sua professione di giornalista, caratterizzata da una forte dimensione etica e da costante condivisione della sofferenza altrui. Una sorta di sentiero di montagna; quanto più la meta è vicina, tanto più la strada si fa sì ripida, ma ti dona anche panorami e suggestioni non immaginabili trecento metri più sotto. Nel libro Allam ripercorre gli ultimi quarant’anni del conflitto arabo/israeliano/palestinese in parallelo alla propria vicenda personale (e dei suoi pregiudizi nei confronti di Israele): dalla negazione del diritto alla vita di Israele alla conseguente autodistruzione di Tutti, per imboccare la via della consapevolezza che il diritto alla vita di Israele coincide col diritto alla vita di Tutti. Un inno alla vita che ti commuove, con il gioioso elenco di persone che, in chiusura, Magdi ringrazia con amore, ogni persona, ogni coppia di amici, equivale ad un incontro significativo; elenco che si chiude con l’immagine vivida di sua moglie Valentina e della nuova vita che ella porta in sé, fondata speranza “in un futuro migliore”. Mara Marantonio, 13 giugno 2007
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