Una vita

Ho appena scoperto un mio nuovo autore preferito! In ''Una vita'' si unisce la tragedia al sarcasmo poiché Giovanna, la protagonista, si ritrova ad essere tradita e al contempo traditrice: tradita dai suoi affetti più cari e traditrice dei suoi valori. Scorrevole e molto descrittivo (ma non dà noia l'eccesso di dettagli paesaggistici): consigliatissimo!

Libo davvero riflessivo e coinvolgente sopratutto per la sua scrittura scorrevole

Storia di Giovanna figlia di ricchi aristocratici normanni , da una adolescenza (in parte passata in un collegio di religiosi) vissuta con entusiasmo, ideali e passioni sino ad una maturità, contrassegnata da lutti, dolore e profonde delusioni. Il matrimonio giovanissima con il perfido Giuliano visconte di Lamare, ingordo sfruttatore dei beni dei suoceri e fedifrago anche con Rosalia, la giovane e ingenua cameriera dei genitori, da cui avrà un figlio non riconosciuto. Morirà in circostanze drammatiche mentre si intrattiene con la sua nuova amante, lasciando la giovane moglie - nel frattempo divenuta madre del piccolo Paolo- nella prostrazione più profonda. Inevitabile l’attaccamento morboso di Giovanna al piccolo ‘pollino’ (soprannome attribuito al figlio Paolo) - complice anche la perdita degli amati genitori - con le ovvie conseguenze negative sulla sua educazione e formazione, che porteranno il ragazzo a lasciare la casa materna per sempre, schiavo di una vita dissoluta in compagnia di una prostituta. La povera Giovanna annientata dal dolore, per aiutare quel figlio perduto e scellerato arriverà a dilapidare il patrimonio familiare fino a ridursi in miseria. La ricomparsa e la vicinanza di Rosalia aiuterà Giovanna ad ammortizzare lutti, lontananze e povertà. Finale drammatico abbastanza prevedibile, ma con un colpo di scena nell’ultima pagina che forse potrà aiutare Giovanna a riavere una speranza e un obiettivo per il futuro. Una narrazione incalzante, che lascia sgomento il lettore di fronte a questa protagonista così sfortunata, fragile e nonostante tutto docile nell’accettare il suo destino così penalizzante. Samo esattamente agli antipodi di Georges Duroy, protagonista spregiudicato, indomito e vincente del ‘Bel Ami’.