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Volume impegnativo, non per tutti; mi schiero con quei lettori che non lo hanno apprezzato. Mi aspettavo un thriller e mi sono ritrovata a leggere un romanzo storico (genere che non amo) con una scrittura d'altri tempi, aulica e ridondante. Persa nelle pagine di troppo, snervata dall'ennesima rinascita, confusa dallo stile esageratamente ricercato e dal ripetuto utilizzo di termini in altre lingue (inglese, tedesco, francese....) non ho colto il messaggio che l'autrice voleva dare (forse che un piccolo avvenimento può incanalare il destino e la storia in un senso piuttosto che in un altro? Forse che occorre ascoltare i presentimenti?). Cinquecento pagine che mi sono risultate indigeste. Due stelle solo per la grande originalità e perché a tratti (quando era presente la spumeggiante, irriverente Izzy) non nego di essermi divertita.
Un romanzo intricato: 500 pagine da centellinare e da metabolizzare una volta lette. Mi ha ricordato il film Sliding Doors con Gwyneth Paltrow, dove però le possibili vite erano due. Qui sono molte, molte di più. In un arco temporale di circa cinquant’anni che ricomprende le due guerre mondiali, e si concentra sui bombardamenti di Londra e gli ultimi terribili momenti di Berlino, prima della conquista da parte dei russi, racconta la storia di Ursula, terza di cinque fratelli e della sua famiglia. La particolarità del romanzo è che Ursula muore e quando calano le tenebre la storia riparte seguendo un’altra possibile vita. Ursula muore in moltissimi modi: appena nata, strozzata dal cordone ombelicale, per annegamento, spagnola, cadendo dal tetto per recuperare una bambola, in conseguenze di un aborto, per le esalazioni di una bombola di gas, sotto i bombardamenti, suicida, tentando di uccidere Hitler, prima che inizi la sua parabola… Una storia densa, ricca di riferimenti letterari, filosofici e religiosi, nonché di scorci di storia passata. Un personaggio centrale interessante addirittura consapevole, da un certo punto in poi, di star rivivendo la propria vita più e più volte. Una serie di personaggi secondari ben tratteggiati. Un romanzo complesso e impegnativo, seppure stimolante, perché le possibili vite che abbiamo davanti sono veramente infinite, e ad ogni scelta, inevitabilmente si apre un bivio e di conseguenza una strada non percorsa. Tanto che a volte possiamo domandarci che cosa sarebbe di noi se avessimo scelto un percorso anziché un altro. Un tema che apre la via alla teoria degli infiniti universi paralleli in cui altri noi stanno vivendo le scelte che non abbiamo intrapreso. Di conseguenza anche lo stile risulta discontinuo: a capitoli brevissimi, si susseguono capitoli molto lunghi. Alcune parti risultano molto più avvincenti di altre. Un romanzo che, però, non mi ha completamente convinto né conquistato, mi è parso più un ottimo esercizio di stile
L’idea di partenza è intrigante e originale, la trama mi è piaciuta molto e anche le varie Ursula con le sue vicissitudini diverse catturano l’interesse del lettore. Unica nota critica il fatto che i continui e repentini salti temporali rendono spesso faticoso capire in quale vita di Ursula ci si trovi in quel momento. Alcuni passaggi sono molto divertenti, altri commoventi anche se l’elevato numero di pagine e il tipo di scrittura rendono a volte poco scorrevole la lettura.
Recensioni
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Se giudicate un libro dall'incipit vi consiglio di non farlo in questo caso. Del resto non sempre gli incipit sono all'altezza del romanzo che inaugurano. Basta però girare il foglio, arrivare semplicemente a pagina 14 e leggere le poche righe che la riempiono per capire che ciò che ci attende è tutt'altro che la noiosa e ripetitiva storia di una donna che trascorre il suo tempo al Caffé tra "dolci e pettegolezzi".
Febbraio 1910
Una bambina muore nascendo con il cordone ombelicale stretto attorno al collo. Un’altra nelle stesse condizioni riesce fortunatamente a sopravvivere. ”Avete deciso che nome darle?”. “Ursula” risponde la madre “La chiamerò Ursula. Significa ‘piccola orsa’.”
Giugno 1914
Una bambina di cinque anni di nome Ursula tiene la mano della sorella Pamela e affronta con lei le grandi onde del mare finché perde la stretta, viene risucchiata dall’acqua e muore. Una bambina di nome Ursula riesce a sopravvivere, malgrado sia rimasta in carenza di ossigeno.
Gennaio 1915
La guerra mondiale è in pieno svolgimento, ma per Ursula le giornate sono ancora serene e giocose alle prese con i primi lavori a maglia e una bambolina di legno battezzata Regina Solange che il fratello per dispetto le lancia fuori dall’abbaino facendola incastrare tra le lastre d’ardesia del tetto. Ursula per recuperarla precipita e muore. Una bambina di nome Ursula sta per lanciarsi fuori sul tetto per recuperare la sua bambolina ma la sorella Pamela la ferma, ripescando Regina Solange con un bastone da passeggio.
Novembre 1918
Ursula si ammala: è influenza, l’ha presa da Bridget la governante. Il fratellino Teddy muore e anche lei non sopravvive. Una bambina di nome Ursula spinge la governante Bridget giù per le scale, sente che deve farlo. Bridget si rompe un braccio e non può unirsi alla folla per i festeggiamenti per la vittoria, non rischiando di ammalarsi.
Le tenebre cadono ancora per Ursula a sedici anni, a ventidue, nel 1940… Nel 1947 è il gas della stufa Radiant a ucciderla. Ma Ursula muore davvero? Cosa accade in questa strana esistenza segnata continuamente dalla morte? Il destino è nelle sue mani (un fardello così pesante per una ragazzina) o no? Immaginare cosa potrà accadere serve a prevenire tragedie, a cambiare il corso delle cose?
È evidente che per Ursula (qualunque sia la Ursula che sopravvive lungo la storia) non è una persona destinata a un futuro banale. La sua esistenza si interrompe e riprende tantissime volte. Ma qual è davvero al sua esistenza, cosa avviene nella sua mente e cosa accade veramente nella sua storia? Si hanno ricordi del futuro? E se il futuro può cambiare, può farlo anche il passato o esiste solo il presente?
Quante volte la nostra vita avrebbe potuto fermarsi, cambiare il nostro palinsesto? Quanti eventi, piccole coincidenze o contrattempi a nostra totale insaputa hanno fatto sì che la nostra esistenza non si interrompesse? Una bellissima, complessa, originale idea che sfiora la riflessione filosofica e fa fermare il pensiero del lettore, compito di ogni romanzo che si definisca tale.
Kate Atkinson fa pronunciare al dottor Kellet queste parole: “Certi filosofi buddisti sostengono che certe volte un brutto evento si verifichi per impedirne uno peggiore. Certamente, però, esistono situazioni nelle quali non è possibile immaginare alcunché di peggiore”. Ursula potrebbe cambiare la storia (sulla sua strada incontra persino Eva Braun e Hitler), mutare ciò che è già scritto, mettere parziale rimedio al peggio, ma il destino si crea e si distrugge ogni giorno, la storia ci sfiora e la maggior parte delle volte non ci permette di penetrarla per mutarla.
In sinstesi un bel romanzo è un bel romanzo, non c’è molto da dire di più.
A cura di Wuz.it
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