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Escludendo Il calice della vita è il libro di Glenn Cooper che mi è piaciuto meno
Pur seguendo una linea diversa dalle altre sue opere, questo romanzo si legge in maniera fluida.Sostanzialmente un bel ibro ma leggermente al disotto delle altre opere.Finale a sorpresa mi è piaciuto. Comunque e sempre Cooper è un grande.
Questo libro è di un significato immenso, forse troppo profondo per certa gente. Effettivamente la storia è davvero incredibile e si fa fatica a prenderla sul serio, tuttavia Cooper si è destreggiato benissimo, nonostante il tema fosse davvero bollente, premetto che è davvero difficile rendere credibile un romanzo del genere, ma credo che in pochi sarebbero riusciti a far meglio di Cooper. Il libro si legge meravigliosamente, è scorrevole, io l'ho finito in 4 giorni. La prima parte è eccezionale, psicologia dei personaggi e sceneggiatura davvero impeccabili, nella seconda parte si perde un pochino, accadono tante cose troppo velocemente, ma non ti annoia mai. Il romanzo vuole dirci molte cose, si nota che l'autore ha mille cose da dire, io sono convinto che Cooper ha ancora molto da dire alla letteratura mondiale. Ripeto non è facile mettere in piedi una sceneggiatura del genere, quindi promuovo il romanzo, nonostante alcuni difetti :)
Recensioni
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Il ventun dicembre prossimo, casomai non sapeste cosa fare, vedete di farvi invitare a cena da Glenn Cooper. Come oramai sanno anche i sassi, i maya hanno fissato per quella data un discreto dies irae, e quindi le trombe dell’apocalisse hanno preso a suonare il loro lamentoso adagio millenaristico con il dovuto anticipo. Da un po’ di tempo a questa parte, infatti, non c’è colonna di quotidiano, rubrica di telegiornale o tweet concitato che non levi i suoi alti lai: Pentitevi, perché la fine è prossima! Ovvero, e più prosaicamente: Consumate, perché non si dà Belle Epoque senza un po’ di spumante e nastrini colorati.
Ne L’ultimo giorno il tunnel nel quale Cooper decide di infilarsi e di portare con sé i suoi lettori è quello che si spalanca davanti agli occhi di coloro che stanno per raggiungere il regno dei più. Di coloro che stanno per uscirne con i piedi in avanti. Di coloro che stanno per abbandonare questa valle di lacrime. Insomma: di coloro che stanno per morire, e all’improvviso vengono acchiappati per la collottola e tirati indietro, a fare numero assieme a noi che siamo ancora vivi perché il gran finale col botto che ci attende fra pochi mesi sia ancora più sfavillante.
Nessuna data precisa, in realtà, fa da teatro alla personale declinazione dell'apocalisse che Cooper mette in scena nel suo ultimo romanzo. Nessun ventun dicembre: solo un generico riferimento all'oggi (hic et nunc, anzi, visto che il romanzo si apre su di una telecronaca >live degli ultimi giorni proprio dal sagrato del duomo di Milano... ). Ma non c'è dubbio che di apocalisse si tratti, e che gli artefici di quel clamoroso autogol siano persone animate dalle migliori intenzioni.
Alex Weller, da ragazzo, ha il discutibile privilegio di restare coinvolto in un incidente stradale nel quale perdono la vita i suoi genitori. Mentre l’auto sulla quale la famiglia viaggiava sta per saltare in aria ai margini della carreggiata, dopo aver sbandato e sbattuto contro i guardrail, lo spirito di Alex fluttua beatamente al di sopra di quella scena terribile, gustando un’autentica beatitudine nell’attraversare – sasso dopo sasso – il fiume che lo separa dal padre, che nell’incidente ha perso la vita e lo attende serafico sull’altra riva. Quell'esperienza diventa per Alex il viatico che lo condurrà, anni dopo, a diventare un brillante scienziato, ossessionato da ciò che ha visto nel corso di quella sua esperienza. Ma com'è noto - e per somma fortuna della buona letteratura di genere - non tutte le ciambelle riescono col buco.
Non diremo nulla più di questo, per non guastare la suspence agli aficionados del nostro e a tutti quelli che ancora non hanno provato il piacere di farsi catturare dalle sue squisite trappole narrative: basti sapere che nel cast artistico de L'ultimo giorno oltre al già citato Weller figurano Cyrus O'Malley, detective del FBI temprato nel kevlar e nell'acciaio, ma capace di commuoversi di fronte alle tragedie (che la sua vita, va detto, è capace di dispensargli generosamente); sua figlia Tara, una bambina costretta ad affrontare la più dura delle prove; la dottoressa Emily Frost, affascinante e determinatissimo medico che giocherà un ruolo importante nella vicenda; e infine i tanti membri di una setta sui generis, apparentemente un'armata brancaleone che, nella convinzione di agire per il bene del genere umano, combinerà un bel pasticcio, innescando un countdown frenetico verso l'ultimo giorno, che solo il coraggio sovrumano di O'Malley potrà provare a disinnescare. Come finirà?
La vicenda narrata si muove in un territorio periglioso, terra di confine fra credenze religiose e conquiste della scienza. Verrebbe da alzare un sopracciglio con perplessità, tanta e tale è la complessità dei presupposti su cui poggia l'impianto stesso del racconto. E invece è proprio qui che lo scrittore mette a segno il suo centro migliore: sfoderando il suo retaggio di esperto di biotecnologie, e coniugandolo alla naturale fascinazione che da sempre subisce per discipline come filosofia e psicologia, Cooper si muove fra peptidi, credenze millenarie e lacerti dell'inconscio con la disinvoltura e la sicurezza di un pesciolino nel suo elemento naturale. L'acqua? No. L'apocalisse.
A cura di Wuz.it
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