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Il titolo dell'ultimo saggio di Roberto Speziale-Bagliacca deriva dalla massima medievale ubi maior minor cessat (all'incirca: di fronte a chi ha più potere chi ne ha meno si faccia da parte). L'autore lo assume come motto araldico della personalità autoritaria. Il sottotitolo mette in rapporto questo carattere con un fenomeno decisamente importante, poco studiato dalla prima psicoanalisi, quello delle diverse personalità che albergano inconsciamente in ognuno di noi. Il lavoro conclude una trilogia che iniziò con il saggio Colpa (Astrolabio, 1997) e proseguì con la biografia Freud messo a fuoco (Bollati Boringhieri, 2002). I tre lavori hanno, tra gli scopi principali, quello di ragionare sullo stato attuale della psicoanalisi e sulle sue reali capacità di cura. Un progetto coraggioso che rasenta la temerarietà.
L'obiettivo è quello di sviluppare una ricerca senza pregiudizi favorevoli o contrari, analizzando, per prima cosa, come l'autoritarismo si sia potuto celare inavvertito nei comportamenti degli stessi capiscuola, a partire da Freud. In Ubi maior , l'autore porta la sua indagine su Melanie Klein, con una determinazione che - grazie a una scrittura gradevole ed equilibrata - non è priva di delicatezza. Klein, che pur viene riconosciuta come una straordinaria innovatrice, è qui sottratta al mito e riportata alla sua tormentata umanità. È stata spesso considerata l'analista che introdusse la dimensione del "rapporto" in una psicoanalisi basata sulle pulsioni e colei che arrivò ad analizzare a fondo il primitivo rapporto con la madre; affiora in queste pagine che anche lei aveva negato la relazione patologica con sua madre, proprio come fece Freud. I conflitti personali non risolti che ne sono derivati, assieme a quelli degli altri iniziatori della psicoanalisi, hanno rallentato, e in alcuni casi bloccato, lo sviluppo della disciplina: ne hanno influenzato teorie e insegnamento.
Normalmente le carenze e gli errori che vengono rinfacciate alla psicoanalisi vengono lasciati a quei detrattori per i quali nulla del lascito freudiano è da salvare. Secondo Speziale-Bagliacca, che per formazione e per adesione è uno psicoanalista freudiano doc , occorre riappropriarsi delle critiche, senza chiusure corporative. È necessario tenere sempre presente la personalità di chi ha animato il movimento freudiano, in relazione al suo insegnamento. Per lui, la psicoanalisi è giunta a maturità, e attualmente possiede argomenti, anche di ordine storico e sociologico, per fornire risposte e per cercare di capire perché, in tanti ancora oggi, la attaccano anche ricorrendo a chiassosi (e non originali) "libri neri".
Bisogna partire dal fatto che la psicoanalisi di Freud, per una serie di motivi, non curava : "I primi analisti subirono analisi incomplete che a loro volta fecero poi patire ai propri pazienti e ai propri allievi. Il fatto che questi ultimi diventassero a loro volta psicoanalisti - status altamente carico di significati simbolici euforizzanti - creò in questi ultimi una sorta di compensazione che permise di sopportare il fatto che la loro analisi fosse fallita". Sono fatti di questo tipo che è bene mostrare senza esitazione, fatti che, una volta portati allo scoperto, forniscono un quadro molto più preciso di questa disciplina e della sua "crisi", perché è solo dalla "verità" che nascono soluzioni e progresso.
La psicoanalisi ha solo un secolo di vita, poco o niente per l'evoluzione di una scienza, la medicina ha potuto contare su millenni. Eppure, con una rapidità sorprendente, è arrivata a maturità nel senso che è diventata capace di curare. Non tutta la psicoanalisi, però, ci viene precisato. L'unità della teoria psicoanalitica ebbe vita breve. Le prime scissioni le produssero Adler e Jung, "ma la vera e propria esplosione anarchica avvenne più tardi (...) e produsse tante di quelle 'psicoanalisi' che è impossibile persino contarle". Ciò avvenne dentro e fuori le istituzioni.
Ogni volta che si discute dell'efficacia terapeutica o della scientificità della psicoanalisi la si menziona come se fosse un corpo unico. Niente di più erroneo per Speziale-Bagliacca, che a questa confusione attribuisce molti pregiudizi e non pochi nefasti errori: coesistono psicoanalisi che curano e psicoanalisi che aiutano solo in parte o che addirittura fanno peggiorare.
Saggio meno denso di Colpa , ma altrettanto pieno di spunti presi, oltre che da casi clinici, dal teatro, dalla poesia, dalla letteratura (mirabile la rivisitazione di Resurrezione di Tolstoj), riesce a fondere il quadro storico e sociologico cui abbiamo accennato, con indicazioni precise circa la psicoanalisi che deve sopravvivere. Viene indicato un varco: se l'analista ben preparato è capace di creare un clima non solo accogliente, ma anche non giudicante (cosa tutt'altro che facile), allora le parti separate della personalità, vincendo timori e persecuzioni, potranno affacciarsi e iniziare a dialogare con le altre parti di sé. È la premessa per soddisfacenti rapporti con gli altri e con se stessi.
Iliana Coppo Castellano
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