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mi è stato regalato al compleanno da una collega entusiasta del libro, "te ne innamorerai"! per carità!!!! bruttino proprio! a parte i primi capitoli dedicati all'infanzia, tristi ma con sfumature divertenti, per il resto è scritto male, con disordinati flash back - non si capisce quando si riferisce all'infanzia, quando all'età più adulta- senza contare la volgarità (è tutta una descrizione di atti sessuali omosessuali gratuiti). non lo trovo un figo per niente. Ci sono letture decisamente migliori! leggete "open" di agassi!!!!
Ho comprato questo libro dopo aver visto un film di Filippo e alcune sue interviste...l'avrò letto 4-5 volte, praticamente lo leggo ogni volta che ho voglia di provare forti emozioni. Mi ha fatto piangere, ridere e soprattutto mi ha fatto venir voglia di conoscere Filippo...Ho fatto di tutto perchè ciò accadesse e ....sabato lo incontrerò a teatro!!!é il mio libro preferito (e ne ho letti tanti di libri...)
Mi aspettavo di più. A forza di sentirne parlare bene devo dire che sono rimasta un pò delusa. Timi è unico, ipersensibile, intelligentissimo, ironico e soprattutto un vero artista. La storia è tosta e vale la pena leggerla anche se spesso ingarbugliata e frammentaria. Se dovessi dare un voto darei un 6
Recensioni
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Tuttalpiù muoio è un romanzo importante, romanzo nonostante racconti una storia di vita vissuta, e il protagonista, Filo, possa considerarsi un "eroe del nostro tempo", le cui straordinarie e strampalate vicende sono tratte dalle cronache dei nostri pazzi anni, che hanno visto nel sesso, nello spettacolo, nel mondo del lavoro, nelle famiglie, rivolgimenti e cambiamenti epocali. Eppure i materiali di cui è fatto il libro sono organizzati in modo tale, come invenzione linguistica, sintassi narrativa, uso del dialetto, commistione tra lingua colta e lingua bassa, parlato e gerghi vari, che il fatto che il romanzo sia ispirato alla realtà anche più trita non gli nuoce, anzi, poiché questa immersione nella realtà più ribollente, viene a coagularsi, per virtù di stile e di scrittura, in uno dei romanzi più dirompenti, divertenti e scoppiettanti che siano usciti negli ultimi anni. La collaborazione tra Filippo Timi, diventato una rivelazione del teatro italiano, e alla cui vita si ispira con tutta evidenza il protagonista del racconto, Filo, e lo scrittore Edoardo Albinati è stata un connubio felice da cui è nato questo romanzo monstre: ora cinico e amaro, ora tragicomico, ora picaresco, ora esilarante, dove si passa da un trucido cronachismo di paese all'aura del fiabesco. E "fiaba nerissima" come l'ha chiamata qualcuno mi sembra l'epiteto che meglio lo definisce. Esso forse diventerà oggetto di dotte analisi formali e antropologiche, ne ha tutti i requisiti e le qualità. È un romanzo molto italiano, in senso antropologico, perché rispecchia, del costume italico, vizi e virtù, l'arte d'arrangiarsi, ma anche quell'inguaribile ottimismo, che riesce a trionfare sulla malasorte, sulle disgrazie e sulle malattie. Quanti nostri connazionali si potrebbero riconoscere nelle avventure di Filo, nella sua vita bastarda e beffarda. E lo stesso dicasi di tante famiglie, specie del Sud, che le trasformazioni sociali e culturali di questi anni hanno sottoposto a sconquassi biblici, eppure sono rimaste in piedi, anzi, forse vivono, almeno sul piano materiale, meglio di prima. Albinati e Timi non sono mossi certo da propositi sociologici. A loro basta raccontare, e lo fanno con un certo ordine logico e cronologico, nonostante la babele di episodi piccoli e minimi di cui infarciscono il loro granguignolesco racconto. Raccontano la vita di Filo, dal momento della nascita fino alla maturità, anzi fino al suo matrimonio, che è un matrimonio inverosimile dato che Filo è gay. E tanta parte del racconto è dedicata all'omosessualità, ai sotterfugi, ai traumi, alle contorsioni fisiche e mentali, a cui le sue naturali inclinazioni sessuali sottopongono Filo, ma anche alla sua inesauribile e commovente capacità di amare, non solo i suoi amanti ma i tanti amici che ha. Filo, che è una vera forza della natura, ce la fa a diventare un attore teatrale importante, percorrendo con volontà implacabile un cammino irto di ostacoli. Ma la cosa straordinaria è che Filo è assai menomato nel corpo: è balbuziente, è mezzo cieco e alla fine lo diventa quasi del tutto, è grasso, e soprattutto è sottoposto a periodici attacchi epilettici. Ma la sua vita non conosce compromessi e riesce a non deflettere mai dallo scopo principale, che è quello di abbandonare la povertà e lo squallore della sua famiglia di origine e di diventare qualcuno, nell'Italia di questi anni, che ha sì il potere di distruggerti ma può anche, se hai la scorza dura, farti diventare un divo. Nel suo perenne stato di eccitazione Filo tocca tutti gli estremi dell'oltranza, dall'abiezione alla più candida generosità, perché al fondo della sua natura c'è un incontenibile bisogno di amare e di essere amato.
Leandro Piantini
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