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Sconfiggere gli attacchi di panico è possibile se prima si impara a sprofondare nella paura, a dedicarle del tempo, a conoscerla a fondo, per prevenire, aggirare e poi annullare la fobia.
Paura della paura. È così che Giorgio Nardone, allievo di Paul Watzlawick e fondatore del Centro di Terapia Strategica (CST) di Arezzo, definisce il disturbo da attacchi di panico. L’autore di Paura panico fobie e La nobile arte della persuasione decide quindi di illustrare al grande pubblico il proprio metodo terapeutico, elaborato in 25 anni di esperienza come psicologo, psicoterapeuta, didatta e coach. Nardone infatti è un membro di primo piano nella Scuola di Palo Alto, famosa sia per il suo rigore metodologico sia per la sua creatività nell’elaborazione di nuove terapie. Tra quelle da lui concepite nel corso degli anni, sono ritenute best practice le terapie contro il disturbo ossessivo-compulsivo, le fobie, l’anoressia, la bulimia-vomiting e gli attacchi di panico, di cui appunto si tratta in questo libro.
La terapia degli attacchi di panico, tuttavia, non è affatto un libro di self-help, ma di divulgazione, di alta divulgazione: l’obiettivo è mettere a conoscenza i malati dell’esistenza di questa terapia e delle sue percentuali di successo, che, secondo le dichiarazioni del suo ideatore, si aggirerebbero attorno all’86%. Oltretutto, come l’autore non manca mai di ricordare, il punto di inizio è sempre una diagnosi corretta, che solo il terapeuta è in grado di porre: quindi, di nuovo, si sottolinea come la lettura del libro non possa sostituire la terapia, quanto piuttosto aiutare i malati nella scelta della cura.
Ovviamente, data anche la specificità della materia, l’esposizione contiene diversi riferimenti tecnici, specialmente quando Nardone spiega la validità del proprio metodo, o ne illustra i vari step; tuttavia la scrittura dell’autore si mantiene sempre molto chiara e piuttosto scorrevole, pensata appunto per non demotivare i malati e tutti quegli interessati che, privi di una vera e propria cultura medico-psicologica, potrebbero desistere davanti a un linguaggio eccessivamente tecnico.
Come usuale nel metodo di questo psicologo, anche questa cura appartiene alle cosiddette “terapie strategiche”, che si propongono di raggiungere il pieno successo in solo una decina di sedute e che si focalizzano sulla guarigione piuttosto che sull’indagare l’origine di questa patologia. Secondo Nardone infatti è scientificamente scorretto cercare una causa scatenante, perché, data la complessità dei rapporti tra genetica e vissuto del paziente, non si è mai in grado di asserire con certezza l’origine di una patologia. Queste affermazioni, come tutte quelle che riguardano il metodo e gli studi di Nardone, sono presenti nei capitoli introduttivi, che danno la base scientifica da cui poi muove il vero cuore del libro, cioè l’esposizione di alcuni casi di studio.
È infatti la trascrizione delle sedute con i pazienti che rende veramente chiaro al lettore il metodo di Nardone, traducendo in casi concreti quello che precedentemente era stato esposto in modo sì semplice e scorrevole, ma in termini comunque molto tecnici. Tra l’altro l’autore non si abbandona al semplice racconto, ma commenta ogni fase della terapia con altre note tecniche o con definizioni che illustrano l’intero processo di cura.
Ed è proprio qui che vediamo in concreto il fulcro del metodo Nardone, cioè quello della “peggiore fantasia”: per bloccare l’evitamento della paura, lo psicologo invita i pazienti non a controllarla, ma a sprofondarvi, a immergervisi, a pensare a quanto di peggio possa loro accadere. Il risultato è paradossale: più una persona tenta di richiamare le proprie paure, a comando o mentre è in atto un attacco di panico, più queste scompaiono. Questo ha un effetto estremamente positivo sul paziente, perché gli fa capire che la paura è una normale emozione umana, un’emozione che tra l’altro lui ha ormai imparato ad affrontare. Come difatti afferma anche l’autore, si tratta, semplicemente, di «spegnere il fuoco aggiungendo altra legna».
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