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Ironico coinvolgente e disarmante. Non ti molla mai, sei dentro il romanzo anche quando non lo stai leggendo. Da leggere.
Un nuovo encomio alla casa editrice Lavieri per la diffusione sul mercato italiano del romanzo centrale del ciclo "Die Deutsche Chronik" opera di uno dei più singolari autori tedeschi contemporanei, Walter Kempowski, purtroppo deceduto all'indomani della presente pubblicazione cui aveva collaborato. Si tratta di un romanzo polifonico, debitore del più rinomato Arno Schmidt (anch'egli riproposto al lettore italiano da Lavieri) per la cifra stilistica di protocollazione della storia tedesca attraverso la rifrazione dei protagonisti, lo stesso autore e la sua famiglia, borghesia anseatica (celebrata dal Mann dei Buddenbrook) che assiste "senza macchia - tadellos" all'ascesa ed al declino del Terzo Reich. Il romanzo si fa così lingua come registrano le parole del protagonista a pag. 176: "La lingua infatti era il pensiero, chissà se il suo carattere non si distorceva (...) a causa di questo fosco misticismo, tipico dei tedeschi" ed ancora la lingua della storia e della memoria che si fa musica al contempo da camera (quando memoria) e sinfonica o popolare (quando storia condivisa). Ancora il protagonista a pag. 283: "alla musica da camera non riuscivo ad accostarmi, steccavo sempre: ripensarci più in là, forse si sarebbe trovato il trucco.". Un corale barocco questo testo, un pò Berlin Alexanderplatz un pò Ulisse saldamente ancorato nel porto di Rostock, lepido di ironia che ben si accorda alla monumentale sinfonia wagneriana della storia tedesca nel suo farsi dramma e morire tragedia.
Un libro davvero bello, che mi ha entusiasmato fin dalla prima pagina, anzi dal primo frammento. Un romanzo carico di atmosfere familiari sullo sfondo della tragedia della guerra. Lo consiglio a tutti!
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