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Pubblicato per la prima volta nel 1863 e poi dimenticato, si tratta di un piccolo gioiello poco conosciuto della Alcott che @galaadedizioni ha avuto il merito di riportare alle luce. L’autrice, in uno stile apparentemente leggero ed avvolgente, tratta di tematiche forti, quali la pazzia, l’abuso, la libertà di scelta, il legame madre figlia, la condizione femminile in un’epoca maschilista in cui la donna veniva ancora sottomessa fisicamente e psicologicamente. •Sybil, una ragazza orfana, ma animata da speranze, ambizioni e vogliosa solo di vivere il fiore della sua giovinezza, viene additata come pazza e richiusa in un manicomio dallo zio. Ella, infatti, ha deciso di non piegarsi alla sua volontà, di inseguire i propri sogni. Ma la libertà di pensiero ha un caro prezzo: Sybil è costretta a subire l’internamento, la violenza psicologica, l’abuso, il buio della solitudine, la tortura. È l’unico modo con cui lo zio può punirla e prendersi tutto ciò che ha: le sue aspirazioni, i suoi sogni, persino la sua bellezza e femminilità. Eppure, nonostante il suo equilibrio rischia di deteriorarsi sempre più, Sybil viene tenuta a galla da quel “sussurro nel buio” che le consentirà di riappropriarsi della sua libertà. •Attraverso uno stile assolutamente lineare, la Alcott da voce alla più profonda interiorità umana. Il lettore viene investito dal dolore, dall’angoscia, dal disagio della protagonista e li fa suoi, è impossibile non percepire questo senso di oppressione e claustrofobia che permane soprattutto nella seconda parte del raccolto. • Una storia che ho amato per la sua delicatezza, una lettura che arriva dritta al cuore e che spinge tanto a riflettere.
“Un sussurro nel buio” è un romanzo inquieto, evocativo, di una potenza disarmante. Una penna scorrevole e magnetica ci conduce con mano ferma nel tunnel dell’inganno, della manipolazione e del raggiro. La trama è apparentemente molto semplice: Sybil, orfana di madre e padre, scopre che, al compimento dei suoi 18 anni, dovrà sposare suo cugino per volere del padre defunto. La protagonista dovrà recarsi nella tenuta di suo zio (nonché padre del suo futuro marito) che d’ora in poi diverrà suo tutore. Il lettore si accorge presto che qualcosa non va: Sybil, infatti, potrebbe essere vittima di un inganno. Eppure, nelle prime pagine del romanzo, la Alcott ha un colpo di genio narrativo: l’intreccio è permeato di ambiguità e il lettore viene posto nella condizione di dubitare di Sybil, che è un po’ il ritratto dell’antieroina: scaltra, maliziosa e furba. Non del tutto “innocente”, sembrerebbe. Avanzando con la lettura la matassa viene sbrogliata e ci rendiamo miseramente conto che sfacciataggine e malizia non rendono una vittima di raggiro meno degna di altre. Un sussurro nel buio non è solo una formidabile storia gotica, dall’incredibile potenza evocativa e immaginifica (la lettura risuonerà nelle vostre menti a lungo), ma anche un testo profondamente attuale. Leggetelo 🙏Non ve ne pentirete.
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