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L’Irak post Saddam. Un giovane artista nella sua odissea di migrante e nella sua esperienza in Europa. La narrazione di Ali Bader è lineare. Fluido il suo stile, chiaro e impattante il suo messaggio. “Essere musicista in Irak non è per niente una cosa facile”. E non lo è per niente neppure in Belgio, in particolare se, come il protagonista del libro, Nabil, sei un musicista emigrato che vagheggia l’Europa come “Città ideale”. Nabil, violoncellista di Bagdad, “suonatore di nuvole”, constata che molte persone – soprattutto quelle ottenebrate dal fondamentalismo religioso e dalle idee nazi- non si liberano mai, dovunque si trovino sanno solo fracassare il violoncello con violenza ottusa, nemici della diversità, di chi non la pensa come loro, di chi non ama come loro. Ma Nabil, migrante praticante di nessun credo se non quello della libertà di pensiero e della crudezza dell’amore, deve pur riconciliarsi con la maniera di vivere e con le contraddizioni che lacerano il mondo e l’esistenza di ognuno, addirittura con il paradosso di essere salvato dagli stessi suoi nemici. Solo la musica può consentire questo. Ritorna quindi il pensiero di acquistare un nuovo violoncello “per fare della musica in maniera pratica e non solo teorica”, cioè una musica senza “nuvole”. Musica. Con i piedi per terra. Tra i luoghi vivi della città, gli spazi artistici, alcuni caffè. Perché “ l’alcol e le luci soffuse attenuano le differenze tra le persone. Le molteplici sfumature, differenze e contraddizioni della città rivelano le tracce più profonde dell’esistenza”. Per la profondità filosofica del suo messaggio e per l’agilità narrativa, consiglio questo “ suonatore di nuvole” a quanti, docenti ed educatori, sanno dialogare con i giovani non nel vagheggiamento di un’Europa “ armonia ideale”, ma nella costruzione di un’Europa delle differenze. Democratica e inclusiva. Dando ascolto al violoncello.
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