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Traduzione pregevole e molto, molto desiderata dagli addetti ai lavori, a cui mi onoro di appartenere. Concordo sullo scopo e sul contenuto dell'opera: che sia diretta a studenti di scuola superiore è evidente anche solo dal tipo di citazioni: il netto prevalere di oratori e storici, la cui esegesi era appannaggio del retore, sui poeti (con l'ovvia eccezione dell'onnicomprensivo Omero), dominio esegetico del grammatico, la dice lunga sugli studenti cui era rivolta. Su due punti però dissento. Il primo è la datazione al I sec.a.C., proposta nell'introduzione, e ciò per un motivo fondamentale che esula sia dalla considerazione dei termini cronologici delle citazioni (sempre aleatori e costantemente retrodatati, ma vedi avanti) sia da quella dell'unicum dei quattro stili di contro alla teoria dei tre stili, comunemente diffusa (genus proprium, ornatum, sublime per usare le parole di Quintiliano, Inst. II 5.9, XII 10.64) e chiaramente preeesistente a quella dei quattro stili, nella quale ultima c'è semplicemente la scissione artificiosa dello stile sublime in grandioso e veemente, che Demetrio si affretta a dichiarare contrapposti e non mescolabili e a trattare ben distanti l'uno dall'altro, allo scopo di evitare che confrontandoli da vicino ci si accorgesse di quanto erano simili. Il motivo che mi induce a credere in una datazione più tarda dell'opera, al I sec.d.C., è oggettivo ed è il riferimento in De eloc. 287 allo stile figurato praticato dagli "oratori d'oggi", esattamente allo stesso modo in cui Quintiliano, nella seconda metà del I sec.d.C., fa riferimento in Inst. IX 2.65, alle controversiae figuratae come ad un fenomeno suo contemporaneo: naturalmente qui non ci si riferisce al concetto in sè di sottinteso, molto più antico, ma alla sistemazione della teoria in un sistema coerente di regole e suddivisioni. Personalmente credo di aver individuato l'autore di questa sistemazione in Teodoro di Gadara, citato da Demetrio in De eloc. 237 ( Cfr. R. Granatelli, Le definizioni di figura in Quintiliano Inst. IX
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