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Questo libro non va capito, bensì "vissuto".. così come Kerouac va studiato, e conosciuto, sia come uomo che come autore. Ecco il perché di tante recensioni negative ad un tale capolavoro.
Appunti dispersivi scollegati tra loro:nulla di più.
Non sono un fan della cosiddetta operazione di "Destroy Babylon",ma un'urgenza insopprimibile mi spinge a buttare su carta,seppur minima,la mia opinione.Ebbene,in questo libro,che è pietra miliare per intere generazioni e idiozie varie,c'è tanto mestiere,tanta narrazione fine a sè stessa (che non sarebbe un male,non fosse che i bozzetti di cui è composto On The Road,perchè di bozzetti si tratta,sono assolutamente slegati in modo odioso fra loro) e rarissimi lampi di genio,di un autore oltremodo sopravvalutato e danneggiato,nel poco talento naturale che possedeva,dal suo spirito fin troppo ingenuamente bohemienne.Troppo poco per giustificare la fame ampiamente (im)meritata che questo romanzo si è costruito negli anni a venire.Personaggi per nulla delineati e,quando vengono delineati,risultano odiosi,come Dean Moriarty,sorta di ebete che pensa solo ai suoi bisogni più materiali,quando non inutili,come il suo compare di avventure insulse Sal Paradise,burattino inerte nelle mani del prode Dean.Insomma,resta un affresco piuttosto sbiadito dell'America degli anni '50,che altri autori,anche della Beat Generation (penso a Ginsberg,o al divino Burroughs,uomo al di là di ogni categorizzazione e schema logico) hanno saputo offrire in maniera estramente più convincente.Insomma,in estrema sintesi,dateci più Scott Fitzgerald,più Steinbeck,più Norman Mailer.I Kerouac e i Neal Cassady,con somma franchezza,potete anche gettarli via.O in alternativa,abbandonarli su una di quelle autostrade,"che sono il cuore pulsante dell'America",che a loro piacciono tanto.
Recensioni
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