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Due sono le domande che si pone Sebald senza darsi risposte certe: perché quei bombardamenti massicci sulle città tedesche da parte degli alleati? Perché il disinteresse verso il passato degli intellettuali tedeschi? Alla seconda domanda si può rispondere, come per l’Italia: perché un Paese distrutto non può pensare al passato quando c’è da ricostruire il presente. Solo quando si è sazi e sicuri del presente si può analizzare il passato. Questo sarà il compito della generazione nata durante la guerra o nell’immediato dopoguerra. Alla prima domanda si può rispondere con un dato storico: la Conferenza di Casablanca. Qui, Roosevelt e Churchill pattuirono che non ci sarebbe stata altra soluzione nella guerra contro l’Asse che la resa incondizionata. A mio avviso è un dato sufficiente per interpretare i bombardamenti e la distruzione delle città tedesche.
Sebald argomenta, con i consueti acume e senso della sfumatura, il silenzio, per non dire la rimozione, della letteratura tedesca sulla Germania devastata dai bombardamenti: un silenzio voluto, autoimposto, per evitare, più o meno consapevolmente, troppo imbarazzanti confronti con un passato di isteria collettiva trasformatosi in genocidio industrializzato.
...L'uomo può essere portato a distruggere se stesso.La distruzione secondo Sebald,ed il messaggio che egli ci vuole trasmettere non è legato solo alla natura ma soprattutto all'uomo. La guerra è il mezzo dell'autodistruzione umana e questo provoca di conseguenza un ribellione del mondo e della natura stessa,l'uomo si pone come fine ultimo l'autodistruzione...
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