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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ci sono personaggi come lo scorbutico ispettore Lognon e Lucas collaboratori di Maigret, ci sono i commissariati e le strade di una Parigi in preda alla calura, un clochard simpatico dotato di eloquenza convincente che soggiorna da un commissariato all'altro, ma non viene mai arrestato poiché ha sempre qualche soldo in tasca quando lo perquisiscono, se venisse trovato a tasche vuote sarebbe un guaio, ma Ugo Mosselbach, alsaziano, soprannominato Il Sorcio questa volta trova una fortuna che gli potrebbe cambiare la vita, non si rende conto però in quale guaio si caccerà. Una scena da sottolineare è quella quando Lognon, immobilizzato a casa, alla ricerca di un indizio vorrebbe consultare il dizionario Larousse, in special modo la lettera L, in casa ne è sprovvisto, incaricherà la moglie a farselo prestare dal cognato insegnante. In un mondo oggi dove si trova tutto su internet questa scena è da ricordare su come si viveva nel 1938 anno di pubblicazione del romanzo.
Ci sono personaggi come lo scorbutico ispettore Lognon e Lucas collaboratori di Maigret, ci sono i commissariati e le strade di una Parigi in preda alla calura, un clochard simpatico dotato di eloquenza convincente che soggiorna da un commissariato all'altro, ma non viene mai arrestato poiché ha sempre qualche soldo in tasca quando lo perquisiscono, se venisse trovato a tasche vuote sarebbe un guaio, ma Ugo Mosselbach, alsaziano, soprannominato Il Sorcio questa volta trova una fortuna che gli potrebbe cambiare la vita, non si rende conto però in quale guaio si caccerà. Una scena da sottolineare è quella quando Lognon, immobilizzato a casa, alla ricerca di un indizio vorrebbe consultare il dizionario Larousse, in special modo la lettera L, in casa ne è sprovvisto, incaricherà la moglie a farselo prestare dal cognato insegnante. In un mondo oggi dove si trova tutto su internet questa scena è da ricordare su come si viveva nel 1938 anno di pubblicazione del romanzo.
Questo giallo risulta molto frizzante e divertente.Sicuramente fuori dagli schemi canonici,anche in virtù del fatto che manca l'impareggiabile commissario Maigret,per una volta sostituito da un barbone che diventa investigatore per necessità e dal perennemente scalognato Lognon. Devo dire che la soluzione del giallo mi ha lasciato un po' delusa,speravo in una soluzione meno inverosimile,almeno ai miei occhi.
Recensioni
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Scritto nel febbraio del 1937 a Les Tamaris, la villa che Simenon aveva affittato a Porquerolles, Il sorcio è apparso per la prima volta nel 1938 e Adelphi lo ripropone nella collana Biblioteca.
«La apra comunque.. Dal momento che va fatto l’inventario…». «… nove banconote da cinquecento dollari spillati insieme, ossia quattromilacinquecento dollari…». Seguì un breve silenzio. Il brigadiere aveva lasciato di nuovo spegnere la pipa.
A chi non piacerebbe trovare per strada un bel portafoglio gonfio di dollaroni… Figuriamoci a Ugo Mosselbach, clochard cencioso e trasandato soprannominato da tutti “il Sorcio”. Potrebbe essere la svolta di una vita intera, potrebbe essere un gruzzoletto abbastanza consistente (l’equivalente di circa 150mila franchi!) da potersi permettere di comprare la vecchia canonica di Bischwiller-sur-Moder e di ritirarsi per sempre dalla strada. Sì. Potrebbe.
«Il sorcio era un ometto magro, con due occhi eccezionalmente vivaci e maliziosi, una peluria rossiccia che tendeva al bianco sporco e un modo personalissimo di portare stracci troppo grandi per lui con una dignità che rasentava l’eleganza.»
C’è solo un piccolo dettaglio: quel portafogli è stato trovato accanto ad un cadavere. Come fare per tenersi i soldi senza insospettire le autorità e senza essere beccati?
Il sorcio non si è fatto molti problemi, ha agito con freddezza, prendendo tutte le precauzioni del caso: è andato al commissariato a denunciare il ritrovamento del portafogli, ben sapendo che, se nessuno lo avesse reclamato, alla fine dell’anno sarebbe stato suo di diritto. Non ha fatto però i conti con l’ispettore Lognon, testardo e zelante uomo di stato che, insospettito, si mette subito ad indagare.
Ma chi è stato ad uccidere l’uomo? E soprattutto, che fine ha fatto il corpo? I due protagonisti, il Sorcio e Lognon - due personalità apparentemente agli antipodi - investigano separatamente, per curiosità l’uno, per mestiere l’altro.
Orfano di Maigret, durante gli anni in cui prende le distanze dal suo personaggio più famoso (cioè tra il ’34 e il ’39) Simenon scrive un poliziesco o, com’è stato definito in patria, un Maigret senza Maigret. Al suo posto due personaggi classici della stessa serie, Lucas nei panni del commissario e l’ispettore Lognon.
Una scelta alquanto bizzarra eppure comprensibile da parte di tutti i lettori forti del prolifico autore belga. In questa frizzante commedia poliziesca Georges Simenon si diverte a ironizzare sui suoi stessi tipi umani, facendoli muovere in una Parigi da cartolina anni Trenta, forse mai esistita, nei quartieri più chic tra i caffè degli Champs-Élysées e gli alberghi di lusso intorno all'Opéra.
Una Leggenda del santo bevitore di Joseph Roth al contrario, in cui il marcio è marcio senza dubbio e la giustizia è sempre un po’ beffarda. Un poliziesco anche questo un po’ al contrario, in cui il cadavere compare all’inizio per poi sparire, in cui il piacere della lettura lascia il posto rapidamente alla riflessione.
Recensione di Eros Colombo
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