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Sei anni di vita di Han Solo, dai 18 ai 24 anni, il suo primo incontro con Chewbecca e l'origine del suo nome
Tempi duri per la Galassia, forze oscure tramano nell'ombra e minacciano la Repubblica. Ma Ian è ancora troppo giovane per occuparsi delle cause dei grandi. L'unica cosa che desidera davvero è pilotare una nave spaziale per sfuggire l'oppressione con Qi'ra, la ragazza che ama. Intrepido e sfrontato, ha carattere da vendere e il coraggio di provarci ma nella fuga qualcosa va storto e il destino lo separa da Qi'ra. Ian si arruola come pilota, guadagna il cognome e promette di tornare a prenderla. Perché ha carattere da vendere e un amico wookiee che lo aiuta nell'impresa. Disertore per amore e poi ladro, imbroglione e contrabbandiere, vince a carte il Millennium Falcon e impara sul campo le regole del gioco.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bellissimo
Questo spin-off di “Guerre Stellari”, che ci racconta la giovinezza di Han Solo prima delle vicende di “Una nuova speranza” è un film eccellente, perché recupera le atmosfere, i paesaggi e i personaggi della prima trilogia (in ordine di realizzazione) della saga. Howard alla regia tiene ferma la barra del timone e sperimenta, divertendosi a scavare nella psicologia dei personaggi (ed anche in quella degli spettatori). I fan della saga saranno entusiasti da questo film, tutti gli altri potranno apprezzare un ottimo prodotto cinematografico.
La storia della Canaglia per eccellenza non convince, d'altronde è difficile sostituire attori del calibro di Harrison e Billy Dee… non male nel complesso.
Recensioni
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‘Solo’: Han e Chew, canaglie spaziali. Ma Lando spacca
Ron Howard va (troppo) sul sicuro. E Il fascino del nuovo spin off di Star Wars deriva più dal cast che dalla storia, con Woody Harrelson e Donald Glover superstar.
L’incontro con Chewbacca? C’è. La partita a carte Sabaac con Lando? Pure. Il primo viaggio sul Millennium Falcon? Eccolo. In Solo c’è tutta, ma proprio tutta l’iconografia che ha contribuito a fare della canaglia stellare uno dei personaggi più amati della saga. Il problema però è che Soloporta con sé anche un paradosso: com’è possibile che lo spin off sul contrabbandiere più avventato della galassia, in due ore e un quarto di film, non corra praticamente MAI un rischio?
La lavorazione è stata complicata, lo sappiamo: i registi Phil Lord e Christopher Miller (quelli dell’irriverente e originalissimo Lego – The Movie) sono stati licenziati per “divergenze creative” e sostituiti da Ron Howard, consumato uomo di cinema nel senso più classico del termine, che ha preso il controllo della nave a tre quarti della produzione e portato sul grande schermo l’origin story di una leggenda. E il film funziona, è organico, divertente e ha quel tanto dell’immaginario di Star Wars, compresi riferimenti più o meno velati alle prossime avventure del pirata spaziale, da soddisfare i duri e puri (qualcuno ha detto dadi?!).
Bene insomma, ma niente a che vedere con le sfumature dark di Rogue One o con il rischiosissimo affresco degli Ultimi Jedi diretto da Rian Johnson, che aveva scosso le fondamenta della Forza per portare, trionfante, Guerre Stellari in una nuova era.
In Solo incontriamo il giovane Han, cresciuto di espedienti per le strade di Corellia, da dove sogna di fuggire per diventare il miglior pilota della galassia. A scappare ci riesce e, tre anni e un addestramento imperiale dopo, lo ritroviamo a disertare nei peggiori bar dello spazio in compagnia di Chewbacca e del suo mentore, un criminale incallito di nome Beckett.
Un po’ buddy movie (spoiler: Han e Chew si fanno la doccia insieme!), un po’ rom-com (ovviamente il protagonista è innamorato dell’orfana con cui è cresciuto, Qi’ra, alias Emilia Clarke) e tanto action, Ron Howard fa slalom tra i generi e gira anche un bellissimo omaggio al western, con la sequenza della rapina a un treno sospeso sulla neve. Peccato che vada sempre troppo sul sicuro, muovendosi dentro una sceneggiatura solida ma che non osa troppo, firmata da Jonathan Kasdan e dal padre Lawrence Kasdan, quello di L’impero colpisce ancora.
Il fascino di Solo deriva più dal cast che dalla storia in sè: Chewbacca a parte, ci sono alcune grandi performance nel film. E no, non stiamo parlando di Alden Ehrenreich. Intendiamoci: confrontarsi con l’icona pop costruita in maniera così irresistibile da Harrison Ford era una missione impossibile e l’attore 28enne (perfetto nei panni del cowboy in Ave, Cesare! dei Coen) se la cava strizzando spesso l’occhio alla guasconeria e allo stile scazzato dello stesso Ford.
Ma chi meglio incarna lo spirito dei personaggi della galassia lontana lontana di Lucas è Woody Harrelson, strepitoso nell’energia, nell’ambiguità e nel saperla lunga di Beckett. L’altra vera star è Donald Glover: provate a trovare qualcosa che questo ragazzo non sappia fare. Serie tv? La sua Atlanta è una delle migliori in onda. Musica? Citofonare Childish Gambino. Cinema? Il suo Lando Calrissian è già iconico, con buona pace del mitico Billy Dee Williams. Menzione speciale anche per lo scontroso e amatissimo droide di Lando, L3-37, impersonato in capture e doppiato (nella versione inglese) da Phoebe Waller-Bridge (se non avete ancora visto Fleabag, fatelo!) e per Dryden Voss, il boss criminale sfigurato, al quale Paul Bettany, Visione degli Avengers, ha regalato un perfetto twist sadico.
Se c’è qualcuno nella galassia che ama giocare d’azzardo più di Han, quello è senza dubbio Lando, anche a costo di perdere il Millenium Falcon. E non c’è da stupirsi che il prossimo spin off sarà, con tutta probabilità, dedicato a lui. Go, Donald!
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