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Anno edizione: 2019
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Germania, Austria, Francia, Italia sono i paesi in cui la rielaborazione critica degli anni '60 è stata carente, in cui hanno avuto la meglio i «senza memoria», questa la tesi centrale e attualissima del libro, ad apparire oggi particolarmente esposti al populismo e al sovranismo, a tollerare e fomentare il razzismo, e a propugnare una concezione antidemocratica della vita politica.
«Il libro di un'appassionata europeista; il suo empatico appello a non dimenticare è rivolto a un'opinione pubblica sempre piú frammentata». - Süddeutsche Zeitung
Nel 1938, Karl Schwarz, il nonno tedesco dell'autrice, rileva, nell'ambito del processo di arianizzazione voluto dai nazionalsocialisti, la piccola azienda di prodotti petroliferi di Julius Löbmann, pagandola assai meno di quanto in realtà valesse. E quando dopo la guerra questi, unico sopravvissuto della sua famiglia sterminata in un campo di concentramento, chiede di essere risarcito, Schwarz per anni si rifiuta di far fronte alle rivendicazioni del padrone di un tempo. Alla fine pagherà, ma in famiglia l'episodio verrà il piú possibile nascosto e infine rimosso. Da questa situazione individuale prende avvio la ricognizione di Géraldine Schwarz, che allarga subito la visuale mettendo in evidenza come la «mancanza di memoria» della sua famiglia trovi un pendant nelle strategie politiche della Germania nel dopoguerra: Adenauer, il primo cancelliere tedesco, se da un lato vincola il paese alle democrazie occidentali, dall'altro in molti ambiti della vita pubblica tollera la presenza di importanti personaggi del regime hitleriano. Bisognerà attendere sino agli inizi degli anni Sessanta, prima che nell'opinione pubblica tedesca si avvii quella riflessione sulle proprie colpe che ha portato alla Germania contemporanea. Ma la disamina dell'autrice si sposta ben presto anche su altri paesi come l'Italia, dove per anni ha potuto tranquillamente essere rappresentato in Parlamento il Movimento sociale italiano, un partito che non nascondeva le sue radici fasciste; o l'Austria sempre ben attenta a negare l'entusiasmo con cui Hitler e le sue truppe vennero accolti il giorno dell' Anschluss o infine l'altro paese di origine di Géraldine Schwarz, la Francia, dove dietro il mito della resistenza si sono nascoste le precise responsabilità di molti cittadini: fra questi, forse, anche il nonno materno dell'autrice, di cui non si sa molto oltre al fatto che fu gendarme in una zona dove il governo di Vichy dava la caccia agli ebrei.
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Il libro di Schwartz è fondamentale per capire cosa abbia significato costruire la memoria della seconda guerra mondiale in Germania, Francia, Austria e Germania. Partendo dalla propria vicenda personale collocata al crocevia tra Germania - terra di suo padre - e Francia - patria di sua madre, la giornalista torna su nodi cruciali che hanno offuscato la corretta visione dei fatti storici. Nodi spinosi: la Shoah, l'atteggiamento tedesco e francese verso gli ebrei tra 1930 e 1945, il difficile dopoguerra, l' incapacità di fare i conti con il passato e la volontà di sostituire la storia con la memoria, divengono parti di un'opera attentissima a dirci come e a che prezzo sia nata l'Europa contemporanea. Menzione particolare per l'onestà intellettuale di non nascondere nulla del proprio passato famigliare, ambiguo e contraddittorio. E ottime riflessioni sul rapporto storia-menoria in Italia, col nodo foibe trattato sinteticamente e efficacemente.
"Il lavoro della memoria": è questo che l'autrice non si stanca di mettere in evidenza. Se non conosciamo e non riflettiamo sulla storia dei Paesi che hanno conosciuto regimi e derive totalitarie, Italia compresa, i rischi di una ricaduta politica e morale nel nazionalismo e nel razzismo appaiono all'ordine del giorno. L'intreccio tra il racconto delle biografie familiari, delle diverse generazioni e i fatti storici permette una lettura coinvolgente, che apre al desiderio di approfondire quanto prima altri temi, altri problemi. Insomma, di continuare con il lavoro della memoria per rimanere testimoni attenti del nostro presente.
E' il racconto delle "amnesie" che hanno caratterizzato parte del secondo dopoguerra di importanti Stati dell'Europa occidentale, è il racconto del loro parziale recupero della memoria e delle degenerazioni odierne, figlie, probabilmente, dell'incapacità di di fare i conti con una coscienza che da collettiva diventa singola. Il libro è molto bello e va letto
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