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complimenti a Federica per l'acutezza delle sue osservazioni. Libro caldamente sconsigliato.
E' tardi per recensire un libro che ho letto quando è uscito,ma le recensioni crudeli che vedo qui mi costringono a dire quanto lo abbia amato e lo ami: è un libro tenerissimo e crudele, scritto benissimo da una persona che usa a perfezione la lingua italiana, ha un grande cuore e capisce il dolore e l'amore. Serve altro perché valga la pena di leggerlo? Ce ne fossero di libri così sugli scaffali troppo pieni delle librerie! Corro a comprare "La vita non è in ordine alfabetico"
Difficile dare un giudizio a questo libro: a tratti coinvolgente e commovente, altre volte un po' banale. Molti i temi: la madre "rapita" dal mondo degli affari, gli italiani e la globalizzazione, la Romania. La scrittura è originale, anche se la semplificazione della punteggiatura dei dialoghi richiede una lettura attenta.
Recensioni
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Solo in apparenza, Andrea Bajani, lascia i suoi temi consueti (la ricerca del lavoro, il precariato, i minuti casi umani registrati come denunce lievi della violenza di un'economia più incline allo sfruttamento che alla promozione delle cosiddette "risorse umane") per raccontare una storia. La storia a ritroso di Lorenzo di lui, del suo presente, sappiamo poco di più del nome attraverso la lente d'ingrandimento di un viaggio a Bucarest per i funerali della madre, Lula.
Questa lente, come fosse un doloroso pretesto, evidenzia una memoria più grande, quella della dittatura di Ceausescu, che ha lasciato sulla città di Bucarest e sulla sua popolazione una sorta di marchio di fabbrica. L'immenso palazzo incombente del dittatore, unica vestigia incongruamente imposta al paesaggio urbano, è una presenza, assurda e ridicola, che accompagna Lorenzo nella sua "visita"agli uffici dell'azienda dove ha lavorato Lula, dopo averlo abbandonato. Ed è anche una citazione ricorrente nei discorsi con il socio/amante della madre, con la sua nuova amante/segretaria, con l'autista, con un altro italiano conoscente di Lula, una carcassa ancora vitale che suscita ambigui sentimenti, d'orgoglio e d'orrore.
Andrea Bajani, questa volta, ha scelto l'emigrazione al contrario verso i paesi dell'Est, una meta per il riciclo di pseudoimprenditori, falliti in patria, ma ancora arroganti, alla ricerca di una seconda vita e di un possibile riscatto sulle spalle di paese naufragato. Il romanzo, molto efficace nell'individuare pochi elementi concreti su cui forzare l'attenzione del lettore (un venditore di cornette da doccia, la sparizione delle chiese, l'altra sponda del Danubio), riesce a far convergere la malinconia di un ragazzo che ha perso la madre inghiottita dal proprio egoismo e dal sogno di un luogo da colonizzare con il silenzio di chi ha dovuto pagare le conseguenze di quel sogno, di quella rapina, abbagliato da un altro sogno. "Gli abbiamo tolto il Medioevo dalla testa, a questa gente" sentenzia un Anselmi (prototipo del piccolo imprenditore italiano che in Romania ha trovato la terra dell'Eden, ragazze disponibili e libero mercato) invecchiato e sempre più irrequieto. E sarà proprio contro l'Anselmi che Lorenzo, per la prima volta nella sua vita, alza un no deciso, rifiutando di vendergli la quota dell'azienda ricevuta in eredità dalla madre. Un no ripetuto a Monica (l'amante dell'Anselmi) che vorrebbe fare l'amore con lui. Per non essere almeno connivente di un processo tanto disumanizzante. Con una scrittura sorvegliatissima disseminata di molte intuizioni, Andrea Bajani rimodula il tema del viaggio alla scoperta delle origini intrecciandolo alla seduzione delle sirene del capitalismo.
Camilla Valletti
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