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Vincitore del premio Leonida Repaci 2018 per la saggistica.
Con una prosa sferzante, Luciano Canfora rintraccia nel tempo presente problemi e fenomeni che pensavamo essere ormai scomparsi nelle pieghe della storia.
«Certo, occorrono cultura, intelligenza, coraggio per capire la direzione della storia, se mai c'è o può esservi una direzione della storia e un andamento proprio del suo dispiegarsi. È quanto vien fatto di pensare leggendo il breve e tagliente saggio/pamphlet di Luciano Canfora» – Paolo Randazzo, L'Espresso
«Canfora, alimentando il suo ragionamento con uno sguardo al passato, si immerge nel presente puntellando la sua riflessione con rimandi alla cronaca attualissima, tratta in genere dai giornali: una sorta di "eco della stampa" molto istruttiva!» – Giacomo Annibalis, La Gazzetta del Mezzogiorno
«La conclusione tumultuosa e, per taluni, sconcertante, del secolo XX ha imposto a tutti un drastico ripensamento sulla direzione e sulle dinamiche del "movimento storico", come lo chiamava Tolstoj. Si sa che le grandi crisi – quelle che don Abbondio chiamava "colpi di scopa" – non solo rimescolano le carte e innescano nuovi e diversi rapporti di forza, ma fanno saltare molte "filosofie" della storia e impongono una rinnovata riflessione sul suo senso. Tra il cupo fatalismo assertore dell'eterno ritorno degli stessi fenomeni sia pure con mutati protagonisti e il pervicace ottimismo degli assertori delle inarrestabili "sorti progressive", la lezione epocale della fine del '900 può – come avvenne anche in altre epoche – aprire una prospettiva critica e realistica: che cioè nessun ritorno è davvero un ritorno al punto di partenza e nessuna restaurazione è davvero tale. Il sinuoso movimento della storia può sprofondarci in deprimenti bassure ovvero innalzarci verso affrettate illusioni. Chi abbia avuto la ventura di vivere crisi epocali e delusioni salutari può tenersi immune da entrambi i rischi: purché sia consapevole del peso delle tradizioni, dell'ingombro dei pregiudizi, dell'insidia costante rappresentata da quel ferino egoismo che costituisce il nucleo del sentire degli umani. Quel nucleo necessita di una drastica, ininterrotta, spesso perdente, educazione all'uguaglianza e alla fratellanza, concetti che datano perlomeno dal 1789. Di tale sinuoso movimento, che non può aver fine, discorre questo libro.» (Luciano Canfora)
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