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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2019
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Quando lessi Santuario di William Faulkner per la prima volta avevo circa vent'anni. Ricordo che lo comprai, affascinato dalla bellezza della copertina, ma soprattutto perché di lui avevo già letto "Mentre morivo" e "L'urlo e il furore", due romanzi che non dimenticherò mai. Purtroppo però, arrivato circa a pagina 100 lo abbandonai; ero deluso perché credevo che Faulkner non mi avrebbe mai lasciato insoddisfatto. Pensai fosse colpa del bisogno dell'autore di scrivere un romanzo di genere, che vendesse, per necessità economiche. Lo scorso anno poi, rivedendolo sul mio scaffale, ho deciso di dargli una seconda chance, e meno male che l'ho fatto. Santuario è un romanzo forte, sicuramente non ai livelli dei due capolavori citati in precedenza, ma comunque molto valido. Lo consiglio in particolare a chiunque voglia approcciarsi all'autore non iniziando dalle opere principali e, ovviamente, lo consiglio anche a tutti gli altri lettori.
Un grande scrittore si riconosce perché ha un proprio stile, inconfondibile. Santuario non sarà il miglior romanzo di Faulkner ma vale la pena leggerlo. La frase “ forse è nell’istante in cui ci rendiamo conto, in cui ammettiamo che nel male vi è un disegno logico, è allora che moriamo” ti fa capire che hai speso bene i tuoi soldi.
Commentare Faulkner non è mai semplice così come non è mai semplice descrivere lo stile o la trama delle sue opere. Non è facile perché non si riesce ad entrare in sintonia, in empatia con i suoi personaggi. In "Santuario" Faulkner ritorna al successo dopo alcune opere che non avevano raggiunto il clamore sperato o per lo meno quello che ci si aspettava. Santuario sembra evocare i miti della tragedia greca grazie al pathos e alle continue vicende che si intersecano. La morbosità, la violenza delle immagini è sicuramente uno dei punti focali della storia e rischia di disturbare il lettore. I personaggi delle opere di Faulkner e di questa in particolare, sono torbidi, insoddisfatti della loro vita, sono personaggi che conducono una vita al limite. Sono banditi, violenti, esseri al margine. Qui domina il pessimismo dilagante e imperante che condanna tutti i protagonisti a fare i conti con la corruzione, "là dove a trionfare non è quasi mai la giustizia".
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