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Il legame del malessere non solo adolescenziale, ma dell’umanità intera, il disagio della civiltà con la città non deve portare a trovare una causa di per sé e in sé nella metropoli. Per esempio, Milano è stata per secoli una fucina di idee, di sogni, di utopie, di imprese galvanizzanti per i giovani; c’era lavoro, una più alta percentuale di occupazione, quindi una realtà molto fertile. Nella letteratura latina ogni tanto si trovano delle invettive contro la città, come anche nella letteratura giapponese. Lo scritto di un esponente di una corrente letteraria “Gli uccelli migratori” di inizio ‘900, cita “Le grandi città deformano i giovani, smorzano e sviliscono i loro impulsi, li estraneano da un modo di vivere naturale e armonico. Dal grande mare di case sorge il muro ideale: salva te stesso! Afferra il bastone del viandante e cerca nuovamente ciò che hai perduto”. Se i giovani sognano hanno utopie, sono vivi e lottano in ogni senso, danno speranza. L’attacco alla città è spontaneo, ma non può essere un alibi. Si può imparare tanto sulla naturalità di alcuni comportamenti, ha un’origine nella nostra specie che rimane comunque sempre nata per sopravvivere, riprodursi, con fertilità di idee, di progetti, di creatività, di ideali e non ci basta sopravvivere, ma occorre vivere. Se una famiglia investe troppo sul figlio (istinto naturale) subentra l’epoca del “signorino soddisfatto”, in cui esiste l’erede di qualcosa che non ha prodotto e che non gli è spettante. E’ straordinaria la mancanza totale di memoria che sussiste non solo negli adolescenti, ma anche nei genitori riguardo, per esempio, la conquista di alcuni diritti. Attualmente un ragazzo non sempre è consapevole che molte delle libertà di cui gode sono state conquistate a caro prezzo. Tutto quello che una persona riceve deve essere. Laura Tussi
Ricordare a scuola è l'ultima opera di Duccio Demetrio e si è manifestata - come sempre - una risposta fedele alle mie aspettative di "auto-biografa"sempre alla ricerca di nuovi spunti di riflessione e di possibili piste di lettura dello strumento autobiografico. Leggendo i testi di Demetrio possiamo addentrarci nel "pensiero autobiografico" e nella pratica che, fin dalle prime sue opere emerge (basta pensare all'oramai conosciutissimo testo Raccontarsi, tradotto in molte lingue) e ci conduce nel meraviglioso mondo dell'autobiografia intesa come cura di sé, come ricerca sociale e come autoanalisi. Leggendo Ricordare a scuola Demetrio ci orienta nei due luoghi più significativi del soggetto (non solo dei bambini e degli adolescenti) e ci apre le porte a luoghi dove si narrano storie e dove si rievocano ricordi: la memoria e la scuola. Come asserisce l'autore "la memoria ci insegna a diventare custodi della memoria" ed è proprio la scuola il luogo della "lungimiranza pedagogica" dove si attuano (o si dovrebbero attuare) quelle pratiche della memoria che sollecitano autoriflessione, introspezione e una cultura della memoria che si traduce anche in cultura della relazionalità e della storia. Ricordare a scuola ha rappresentato e rappresenta per me un vero punto di riferimento in quanto spesso mi capita di incontrare insegnanti e future/i insegnanti di fronte alle/ai quali mi trovo a parlare del ruolo determinante della narrazione e della scrittura di sé a scuola; luogo prioritario e purtroppo luogo isolato (in un periodo storico dove assistiamo alle pseudo-narrazioni attraverso talk-show a scapito delle narrazioni più autentiche) in cui si recuperano e si comunicano i ricordi favorendo lo sviluppo di una comunità più civile e più consapevole, a partire dalle ultime generazioni. E' proprio dalla scuola e nella scuola che possiamo promuovere una cultura della memoria e - al contempo - stimolare nei soggetti la capacità di pensarsi, di narrarsi e di ascoltare le narrazione degli altri. Promuovere una scuola come luogo
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