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Anno edizione: 2014
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Ho letto la prima edizione “Rusconi” dell’aprile 1973, di cui riporto, qui di seguito, parte dell’introduzione: “In questo libro, composto da due racconti-cronache, Wolfe mette alla berlina quegli ambienti Chic Radicale di cui esiste anche una versione italiana, descrivendo una serata mondana all’insegna di Invita-una-Pantera-Nera-al-Cocktail. Quando “Lo Chic Radicale” apparve per la prima volta nel giugno del 1970 sul “New York Magazine”, lo scandalo fu grande.” Sono convito che Tom Wolfe (1933-2018) ci abbia lasciato un vero e proprio saggio sociologico sulla società statunitense e non solo. Se guardiamo all’odierna situazione italiana, secondo me, quello del “Radical Chic” (o “Chic Radicale”) è forse un concetto, in gran parte, superato. Mi spiego. Sono convinto che siamo ormai giunti a uno stadio successivo: il “Radicalismo di massa”. Per cui certi elementi ideologici appartenuti un tempo alla ristretta schiera dei “Radical Chic”, si sono ormai diffusi a macchia d’olio, finendo per diventare prerogativa di ampie fette della popolazione. A tal riguardo, il compianto Augusto Del Noce fu senz’altro profetico. Infatti, nel suo “Il suicidio della rivoluzione” (Aragno, 2004), egli scriveva che “l'esito dell'eurocomunismo non può essere che quello di trasformare il comunismo in una componente della società borghese ormai completamente sconsacrata”. Sono convito che a tale processo di estensione del “radicalismo” alle masse, abbia senz’altro contribuito la trasformazione della società italiana in “Società signorile di massa” (Luca Ricolfi, La nave di Teseo, 2019) e che la Rivoluzione del ’68 sia stato il catalizzatore più potente di tale "trasbordo ideologico" della società. L’ideologia radicale, un tempo assai minoritaria, è oggi talmente diffusa da spingere alcuni movimenti politici, d’ispirazione marxista, a cambiare il proprio fine politico trasformandosi, di fatto, da partiti di classe, in “partiti radicali di massa”.
Esilarante (anche se, naturalmente, l'obiettivo di Wolfe non è solo quello di far ridere). Ritratto del "rivoluzionario da salotto", che "ha una sola vera paura: non belare allo stesso volume del gregge" (A. Gnocchi). Sempre attuale: il radical chic è immortale.
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