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Libro lievemente ingiallito. Rilegatura editoriale in tela, sovraccoperta con alette illustrative. rigida 234 9788806178949 Buono (Good) .
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“Il professore di desiderio” è un romanzo sulla passione erotica e la ricerca della felicità, due cose che sembrano proprio non collimare, e si può riassumere in questo breve passo citato dall’autore attraverso l’elegia di una studentessa del suo corso che, rispetto alla filosofia di vita di Anton Cechov, scrive così: “Nasciamo innocenti, patiamo atroci disillusioni prima di accedere alla saggezza, viviamo nella paura della morte… e a compensare il dolore non abbiamo che frammenti di felicità”.
Va capito bene, questo libro di Roth, nelle sue coordinate fondamentali, per essere apprezzato a dovere. Personalmente, mi è servita una seconda lettura per ben comprendere come non si trattasse di un libro sulla sessualità bensì sulla ricerca di soddisfazione, nel senso più ampio del termine. così inquadrato, la narrazione acquista respiro, e il personaggio cardine della vicenda tutt'altro spessore. Mi appare efficace il tentativo di universalizzare, attraverso questo, tutta l'umanità di una esperienza che prima o poi nella vita credo che facciano tutti, e che è così intimamente legata alla ricerca di sé e alla direzione da dare al proprio progetto di vita: dal libro si comprende bene il messaggio di Roth, e che condivido, secondo cui chi non risolve questo conflitto è destinato a non vivere in maniera appagante la propria esistenza, e ad essere vittima del rimpianto. Più che lo stile, è la forza della penna dell'autore a spingere avanti il racconto, conferendo efficacia alle digressioni del narratore in prima persona, ed evidenziandone tutti i limiti attraverso il confliggere della sua personalità con quella delle donne che entrano a far parte della sua vita, proiettando poi l'eco del rapporto con queste negli altri aspetti della sua esistenza.
Un romanzo sublime con diverse anime. Il dialogo finale tra David e Claire, già da solo, vale una lezione di scrittura creativa. Roth sempre più unico.
Recensioni
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"Classe, oh, studenti miei, quest'anno ho cavalcato l'onda di una grande emozione". Sono le parole grandiose che David Kepesh, giovane professore di letterature comparate a New York, immagina di rivolgere ai suoi studenti come introduzione al corso di Letteratura 341. In realtà nient'altro che ironici e, se vogliamo, spassionati appunti scritti in un bar di Praga, davanti agli occhi incuriositi e scettici di due raffinate prostitute in golfino bianco d'angora e minigonna pastello a cui David offre da bere. Ispirato da Una relazione per un'accademia di Kafka (il racconto in cui una scimmia tiene un discorso a un convegno) e dalla convinzione che a dispetto di tutti la letteratura, "nei momenti più validi e interessanti", sia fondamentalmente "referenziale", Kepesh sceglie per gli studenti Anna Karenina, I turbamenti del giovane Törless e Madame Bovary: "Spero che vi sarà più facile collocarli nel mondo dell'esperienza, scoraggiando la tentazione di relegarli nei docili inferi degli stratagemmi narrativi, dei motivi metaforici e degli archetipi mitici. Soprattutto, spero che leggendo questi romanzi imparerete qualcosa di prezioso sulla vita in uno dei suoi aspetti più enigmatici ed esasperanti". Inutile dire che l'esperienza più enigmatica ed esasperante è per David il desiderio stesso che in quei romanzi si rispecchia, un desiderio fatto di "solitudine, malattia, perdita" e, soprattutto (sconfortante climax), "terrore, corruzione, sventura e morte".
Ed è di questo non di studenti, né di lezioni vere e proprie che leggiamo. Ma in quegli anni settanta della «morte dell'autore» e della pacifica libertà sessuale in cui il romanzo è scritto (e soltanto ora tradotto in italiano, con altrettanta tagliente ironia, da Norman Gobetti), un punto di vista simile sembra quantomeno superato. E tanto più risulta tale ai giorni nostri, quando questi presupposti appaiono addirittura scontati. Però l'educazione sentimentale del nostro "eroe" vanta qualcosa di non comune, di spaventoso e simpatico al tempo stesso. Nel ripercorrere la proprio storia, David Kepesh racconta di come sia stato affascinato nell'infanzia dallo sfrontato esibizionismo di Herbie Bratasky, cantante e intrattenitore nell'albergo dei genitori, che alle lezioni di rumba si presentava con calzoncini elasticizzati da nuotatore, giacca bicolore casual e cintura di alligatore con chiavi penzolanti; di come sia stato turbato senza scampo da due sorelle svedesi, Elisabeth e Birgitta (l'ultima in particolare, sogno e incubo di lussuria sfrenata), che se lo contendevano nelle notti del dottorato; e infine di come sia stato "stuzzicato" dalla capricciosa e narcisista Helen Baird fino a sposarla: una Elena di Troia "armata di stupefacente bellezza", reduce da una fuga a Hong Kong insieme a un giornalista con il doppio dei suoi anni (detto Karenin), una moglie e tre figli.
Regista più o meno occulto di tali occasioni, sezionate con il più spietato disincanto, è ovviamente sempre il desiderio, alleato e antagonista, capace di assumere maschere imprevedibili e grottesche.
Eppure, nella prima parte del romanzo, sembra che le vicende siano anche troppo lineari per giustificare nel lettore un interesse che vada oltre una divertita simpatia con il protagonista e le sue rocambolesche conquiste. Meno prevedibile è la seconda parte, quando David, divorziato da Helen e reduce da un'estenuante sofferenza culminata con la psicoanalisi, si lega a Claire Ovington, venticinquenne bella, intelligente e perfino conciliante, insomma pressoché perfetta e capace di donargli finalmente la maturità e la pace. Il catalogo delle conquiste si interrompe, ma è a questo punto proprio dall'esubero di felicità e dalla piena saturazione del desiderio che cominciano le contraddizioni. David può fermarsi qui, in questa angosciante perfezione? Smettere per sempre di desiderare? Oppure aspettare incredulo che il desiderio fugga via? Anche quando, nell'apparente idillio della campagna americana estiva, Claire conquista il suocero di rigorosa fede ebraica e l'amico Mr Barbatnik cucinando insalata di yogurt e cetriolo insaporita da aromi orientali e un delizioso pollo arrosto freddo al rosmarino, questo improbabile dongiovanni si sente come il "furibondo amputato di Gogol'", che corre a pubblicare l'annuncio per ritrovare il naso che ha abbandonato la sua faccia.
Come premesso, la schizofrenia amorosa del nostro David Kepesh il cui nome era gia comparso in un altro racconto di Roth del 1972, Il seno (Bompiani, 1973 ed Einaudi, 2005), una sorta di riscrittura della Metamorfosi di Kafka in cui il personaggio si trasformava in mammella, e poi ripreso, su un intreccio molto simile a questo, in L'animale morente (Einaudi, 2003) ha difatti come interlocutore privilegiato la letteratura. Alle sue domande rispondono qui i racconti di Kafka e quelli di Čechov come Uvaspina, Dell'amore e soprattutto L'uomo nell'astuccio, su cui David sta scrivendo un saggio: il "grido angosciato" di uomini che cercano di uscire dall'astuccio di regole, inibizioni, menzogne, "della noia mortale e dell'opprimente disperazione, delle penose situazioni matrimoniali e dell'endemica falsità sociale, alla ricerca di una vita vibrante e desiderabile".
Dentro l'astuccio la noia, fuori la disperazione. Il desiderio è qualcosa di troppo capriccioso per dare pace a qualcuno. Ma se da una parte i pensieri segreti del protagonista ci portano a credere che il paese delle chimere (e dei sogni alla Madame Bovary) sia davvero l'unico degno di essere vissuto, al tempo stesso la bravura di Roth qui forse non all'altezza di Pastorale americana e degli ultimi Everyman, Patrimonio e Il fantasma esce di scena consiste nel mostrare le due facce del discorso, rendendo tutto meno scontato. È davvero così irresistibile il desiderio, oppure a volte è meglio che esso si arrenda alla realtà? A questa domanda ci risponde il saggio seppure umoristico Mr Barbatnik, reduce da un campo di concentramento nazista ("Cara, si vive, si fanno domande. Forse è per questo che viviamo"). Quando Claire gli chiede quel che avrebbe voluto diventare quando era giovane giovane, lui le risponde: "Un essere umano, una persona capace di conoscere e comprendere la vita, e ciò che è reale, senza crogiolarsi nelle menzogne".
Una bella lezione per David. E così fino all'ultimo il lettore resta in sospeso, senza smettere di domandarsi chi avrà la meglio su di lui, se Claire e la realtà, oppure il desiderio con i suoi capricci e le sue fantasie.
Chiara Lombardi
"Finalmente riesco a dar voce - in un assordante unisono - ai dubbi così a lungo taciuti, e ora le meste, solenni emozioni che mi hanno dominato nel corso di questa giornata si coagulano in qualcosa di altrettanto palpabile e terrificante di uno stiletto. Solo un intermezzo, penso, e come se fossi davvero stato pugnalato e la forza vitale sgorgasse fuori da me, mi sento sul punto di ruzzolare giù dalla sedia. Solo un intermezzo. Non conoscerò mai qualcosa di duraturo. Soltanto gli irrinunciabili ricordi di sentimenti discontinui e provvisori; un'interminabile saga di tutto ciò che non ha funzionato..."
Il professore di desiderio era già uscito anni fa per Bompiani. Ora ritorna nelle librerie italiane, in una bianca e nuova edizione Einaudi, con Amore e Psiche di Canova in copertina. È questa una delle tre opere di Philip Roth con protagonista David Kepesh. I fatti si collocano cronologicamente prima de Il seno e prima de L’animale morente. David Kepesh è il professore di desiderio. Docente di letteratura in un college dell’East Coast, nel suo corso invita gli studenti a instaurare una relazione referenziale, intima, con i libri. Libri in cui è rintracciabile il desiderio erotico. Ed egli stesso si fa libro, testo, svelando le sue esperienze personali. Gli studenti saranno i suoi voyeur. Per certi versi siamo testimoni di una seconda metamorfosi del protagonista. Non più fisica e allegorica, non più kafkiana, come quando Kepesh, in un altro volume della trilogia, si trasforma in un enorme seno. Ma, azzardo, è una metamorfosi quasi da reality. Gioca a carte con la metanarrazione. Siamo tutti studenti di Keplesh, tutti guardoni della libertina vita dell'intellettuale ebreo, alter ego dell'autore.
La prima parola del romanzo, nella versione originale, è temptation. Tentazione, cadere in tentazione, resistere o abbandonarsi, la caduta e la redenzione. Questa è la vita di David Kepesh, ragazzo di origini ebraiche, i suoi genitori gestiscono un albergo, che si scopre presto ossessionato dal desiderio sessuale. Al college gli affibbiano il soprannome di Casanova perché corre dietro alle ragazze. Ma è solo a Londra, disinibita e pruriginosa, che Kepesh si spoglia dei suoi tabù lanciandosi in un acrobatico triangolo sessuale con due ragazze svedesi. Elisabeth, innamorata e passiva e Birgitta, questa sì musa ispiratrice e complice delle sue perversioni. L’altra grande forza divoratrice di Kepesh è la letteratura. In nome della letteratura abbraccerà tentativi di redenzione, abbandonerà l’amica svedese. Poi una nuova donna, Helen, affascinante e complicata. Si sposeranno. Non riusciranno a resistere. Divorzieranno. La depressione, l’analisi, la voglia di ricominciare con una nuova donna, Claire, bionda e salvifica, tranquilla come un’anatra in un lago, ma incapace (senza colpe) al dunque di renderlo pago. Perché Kepesh lotterà contro se stesso per non gettare via quell’impressione di serenità che il destino sembra avergli donato. Ma si renderà conto che la sua natura incombe all’orizzonte, il temporale arriverà inevitabile a travolgere il suo rapporto con Claire. Il desiderio, il desiderio di Claire, è mutevole, e il corpo prima bramato, cercato, si scopre asettico ai suoi occhi, al suo tatto.
Roth scrive di erotismo con una consapevolezza ironica e suicida. Come se inserisse la chiave nel motorino di accensione di un’auto che non si fermerà mai. La confessione della propria libido ha in Roth una connotazione religiosa? Quanto Kepesh aspetta il perdono, desidera la redenzione per se stesso? Il character di questo romanzo prova a scappare dal proprio desiderio. Nella maturità seppellisce nel proprio giardino i vent'anni, le avventure, l'incoscienza sessuale, come un bambino che nasconde sotto terra scatole di latta con i propri giochi d'infanzia. Prova a mettere su famiglia, prova a crogiolarsi nella serenità di un rapporto sentimentale. Ma il vento dell'inquietudine smuove il terreno, l'ironia di Roth scava e riaccende ogni fiamma che sembrava essersi spenta.
Recensione di Francesco Marchetti
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