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SELLIN, VOLKER, Politica, Marsilio, 1993
AA.VV., Democrazia, Marsilio, 1993
scheda di Riberi, L., L'Indice 1993, n.11
Marsilio prosegue nella sua meritoria iniziativa di pubblicare una selezione dei lemmi del grande lessico storico politico dei "Geschichtliche Grundbegriffe", che come è noto costituisce uno dei risultati più notevoli di quel filone di ricerca, la storia dei concetti, che ha in Koselleck il suo maggiore ispiratore. La pubblicazione simultanea di queste due voci non è probabilmente casuale, così come abbastanza illuminante ne risulterà la lettura parallela, visto che per la moderna sensibilità i due termini sono (o dovrebbero essere), se non coincidenti; ampiamente convergenti. A risolvere la crisi di identità in cui entrambi oggi si trovano, alla necessaria ridefinizione del senso della politica (che non può non implicare una riflessione sul contenuto e sui meccanismi della democrazia) può forse servire anche la riconsiderazione della storia dei loro significati, e della loro fortuna; un'operazione nella quale questi due testi possono fungere da utile guida. L'analisi segue i percorsi tradizionalmente tracciati dalla storia del pensiero politico: il primo l'evoluzione del termine "democrazia" da categoria teorica nell'ambito della tipologia delle forme di governo a fine concreto di concreti movimenti politici, il secondo la contrapposizione tra la tradizione cristiano-aristotelica (politica come agire morale per il bene comune) e quella della ragion di stato (politica come tecnica di conquista e conservazione del potere, distinta dall'etica). Non si tratta pero di percorsi lineari. Le ambiguità del concetto di democrazia, le divergenze circa il suo significato nascono infatti dai diversi principi che vi vengono associati; dai differenti elementi che del suo contenuto di senso vengono sottolineati dai diversi attori politici e sociali; è questa la griglia interpretativa che sottende al riesame dello sviluppo semantico della "democrazia", riscontrabile, al di là delle differenze tra la democrazia degli antichi e quella dei moderni, in ognuna delle singole parti del volume a più mani. Analogamente, al dualismo tra la politica aristotelica come filosofia pratica e le teorie razionalistiche ed empiriche di matrice machiavelliana e hobbesiana si aggiunge, a partire dall'età delle rivoluzioni, la connotazione radicalmente nuova data al concetto del politico, che per Sellin costituisce la contrapposizione fondamentale tra la concezione prerivoluzionaria e quella moderna, ovvero l'idea per cui "al posto dell'ordinamento politico vincolante per tutti è comparsa la lotta delle ideologie, ognuna delle quali afferma in egual misura di avere un programma completo e in sé coerente". Una contrapposizione che lo sviluppo (soprattutto in area tedesca), dalla seconda metà dell'Ottocento in poi, di concezioni "integrative" della politica miranti a stabilire una nuova unità dinamica non riesce a superare, come sottolinea Sellin, se non a costo di un alto grado di formalismo. L'ottica germanocentrica dell'intera opera, che di per sé non costituisce un limite ma è anzi motivo di ulteriore stimolo alla riflessione sui percorsi e gli intrecci delle diverse culture politiche, risulta in questo caso particolarmente utile. Si comprendono così, infatti, l'evoluzione e le trasformazioni semantiche (di vario segno politico) che in Germania i due concetti sperimentarono in seguito all'assenza di una generale politica di carattere normativo che regolasse l'attività dello stato; un fattore che nella successiva "dottrina dello stato" tedesca divenne una grave ipoteca che fece sentire la sua influenza, in particolare, nel crescente distacco tra stato e società. Se è lecito parlare di una "via peculiare" della Germania, è forse a questo livello che bisogna cercarla.
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