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Ecco una collana che riesce a ben conciliare testi e fotografie, per gli amanti degli uni e degli altri a un prezzo più che competitivo: sto parlando di In parole di @Contrastobooks. Ed è così che mi sono lasciata tentare da questo bel volumetto dalle pagine plastificate intitolato "I pixel di Cézanne e altri sguardi su artisti" del famoso regista Wim Wenders. Di lui è un po’ che sentiamo parlare, il suo nome non dovrebbe essere nuovo agli amanti del bel cinema: chi l’ha visto ricorderà il maglioncino rosa della splendida Nastassja Kinski in Paris-Texas, il bianco e nero inquietante de Il cielo sopra Berlino, e la splendide immagini de Il sale della terra, un indimenticabile documentario sulle opere del noto fotografo brasiliano Sebastião Salgado. Ma veniamo a questo libro. Di che parla “I pixel di Cézanne”? Non solo di Cézanne, il pittore provenzale delle vivaci nature morte (per le sue mele e pere vale la pena vivere, secondo Woody Allen in Manhattan), ma di tutti gli incontri essenziali, di tutti gli sguardi artistici incrociati dall’autore e di cui ha scritto o parlato pubblicamente negli ultimi 25 anni. Tra i pittori annoveriamo, oltre al già menzionato impressionista Cézanne, gli americani Edward Hopper e Andrew Wyeth, dove se il primo ritrae la solitudine dell’uomo moderno nella metropoli e nei sentimenti «persone solitarie in stanze deserte», il secondo dipinge con un’apparente spensieratezza e naturalismo il mondo che circonda la propria casa. Tra i fotografi conosciuti e ammirati da Wenders spiccano ancora Peter Lindbergh che ritrae splendidamente le icone del nostro tempo ma anche i fotoreporter James Nachtwey e Barbara Klemm; tra i registi la schiera si fa più folta: ad uno ad uno vengono ritratti il maestro dei maestri Ingmar Bergman, il nostro Michelangelo Antonioni conosciuto durante la realizzazione di Al di là delle nuvole, e ancora Anthony Mann, Douglas Sirk, Samuel Fuller, Manoel de Oliveira e Yasujiro Ozu
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