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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Solitamente non leggo con grande passione i libri di Camilleri che non hanno come protagonista Montalbano, però questa volta mi sono dovuta ricredere:questo romanzo di formazione è veramente carino.Si legge tutto d'un fiato!! Da consigliare a chi vuole rivivere certe atmosfere retrò con un po' di nostalgia ma anche godendo di quei tratti ironici che l'autore dissemina con grande naturalizza in tutte le pagine. Bravo Andrea!!!
L'ho iniziato un pò prevenuta pensando ad un revival da anziano signore,invece è un piacevole racconto che si legge velocemente e non stanca. Montalbano però.....
Libro per nulla trascendentale ma comunque carino e scorrevole.
Recensioni
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"Una vacanza narrativa (...), non un racconto storico né un racconto poliziesco (...), un racconto fortunatamente inqualificabile". Ma anche "ho prestato al mio protagonista il diminutivo con cui mi chiamavano i miei famigliari e i miei amici". E infine, "è autentico il contesto. La Pensione Eva è veramente esistita". Così, in una breve nota senza titolo alla fine del libro, Andrea Camilleri giustifica il suo nuovo romanzo, privo del commissario Montalbano e molto lontano, per ispirazione e temi, dal resto della sua copiosa produzione.
Qui si raccontano, in 188 pagine di piccolo formato, la nascita, la gloria e poi la drammatica fine di una casa di tolleranza, che ha sede naturalmente a Vigàta, la Regalpetra di Camilleri. La voce narrante è esterna al racconto, ma il punto di vista che davvero tiene le fila della narrazione è Nené (il soprannome dello scrittore da bambino, appunto), che si fa conoscere dalla prima pagina, poco meno che dodicenne, per poi chiuderlo, raggiunta e superata la maggiore età. Che uno scrittore intorno agli ottant'anni voglia raccontare l'amore carnale (l' eros , senza che l' agàpe cristiana abbia troppo rilievo) non è cosa nuova, specie negli ultimi anni. Ci ha provato, con esiti forse discutibili, Philip Roth, nell' Animale morente : salvato forse da una dimensione veterotestamentaria, in cui al Cantico dei cantici evocato dal rigoglio fisico dell'amata si avvicinava il Giobbe della tragica perdita di lei, consumata e uccisa da male invincibile. Anche l'ultimo Garcia Marquez, quello della Memoria delle mie puttane tristi , tratta la stessa materia. Pubblicato nella sezione straniera della collana che ospita la Pensione Eva , non è soltanto un omaggio dichiarato a un classico di Yasunari Kawabata, ma anche e molto più una dimostrazione di suprema sprezzatura nel racconto di passioni inconfessabili, specie a una certa età - il protagonista è infatti addirittura un novantenne.
Camilleri nega che il racconto sia autobiografico, ma se pure non lo fosse - com'è a sua volta negato dalla consueta mole di interviste che hanno accompagnato l'uscita del libro - è chiaro che sta parlando di fatti e persone a lui molto ben note. Il libro è in ogni caso scandito da quattro capitoli, con titolazioni colte (da Gradus ad Parnassum a Una stagione all'inferno ) ed esergo in tono (da Muzio Clementi a Geraldo di Barry, tratto fuori dall'oscurità con un colpo di teatro di quelli cari allo scrittore di Porto Empedocle). Non è un caso: anche qui, Camilleri si rivela scrittore colto ma non inaccessibile - si deve a lui, difficile negarlo, l'invenzione di uno gliuommero lessicale complesso come quello dei suoi romanzi e intanto comprensibile da tutti, dal Nord al Sud d'Italia, senza parlare delle traduzioni in non sa più nemmeno quante lingue straniere. A questo riguardo, però, soccorre ancora la nota in clausola, che precisa: "Alla lettura, credo che presenti difficoltà minori di altri miei romanzi. E persino il titolo è diverso dai miei soliti". La seconda osservazione è condivisibile. I titoli di Camilleri sono in genere di un'assoluta linearità morfologica: soggetto, predicato, complemento (in genere, di specificazione). In quanto alla prima, si può concordare soprattutto per quanto riguarda il capitolo conclusivo, quello col titolo desunto da Rimbaud, che del periodo di guerra racconta i dolori e le perdite irrecuperabili (oltre, beninteso, a qualche beffa salvifica).
A pochi mesi dall'uscita di un romanzo ambientato nella Sicilia invasa dopo l'8 settembre (è ovviamente Le uova del drago di Pierangelo Buttafuoco, cfr. "L'Indice", 2005, n. 1), consola leggere più o meno gli stessi eventi raccontati da una mano tanto diversa, tanto più lieve e più profonda - e non saranno estranee agli esiti letterari la differenza d'età, la maggior dimestichezza con il mezzo narrativo e l'assenza del desiderio di stupire il lettore con mezzi che non siano quelli della letteratura. E che Camilleri sia scrittore autentico lo testimonia il capitolo quarto per intero, intitolato non a caso Prodigi e miracoli . Introdotte da una citazione del già nominato cronista medievale, le cinquanta pagine del capitolo in causa raccontano in effetti una serie di eventi miracolosi tutti in prospettiva terrena: sbalorditivi progressi nella conoscenza della lingua greca, ragazze di piacere pratiche dell'Ariosto e altro del genere che non va svelato oltre.
La lingua, come già accennato, davvero più decrittabile di quella usata in altre opere di Camilleri, incoraggia una lettura già in sé piuttosto scorrevole. È possibile che questa sia una vacanza dell'autore dai temi e dal personaggio che gli ha dato celebrità. Non di meno, resta l'impressione che in questa Pensione Eva abbia concesso al lettore qualche intimità in più del solito: e i moltissimi lettori, apprezzato il garbo e lodato lo stile, non possono che ringraziare.
Giovanni Choukhadarian
Trascurando momentaneamente il suo pupillo Montalbano, Andrea Camilleri si dedica al romanzo di ambientazione storica con questo breve "gioiellino", un racconto di formazione che si svolge nella Vigàta degli anni Trenta e della seconda guerra mondiale. Sullo sfondo di un'Italia sonnolenta e provinciale, addormentata dai languori della carne e dai miasmi del fascismo, le vicende di un ragazzino di nome Nenè e dei suoi due amici del cuore, Ciccio e Jacolino, si intrecciano a quelle della Pensione Eva, il casino del paese, e della varia umanità che lo circonda. La curiosità nei confronti dell'amore e del sesso spingono il giovane protagonista e i suoi compagni a tuffarsi in un mondo sconosciuto e sensuale, ma ben presto appare chiaro che tra le mura della casa chiusa non si nascondono solo fantasie e prodezze erotiche ma una realtà più complessa e piena di inattese sorprese. Frequentando la Pensione Eva i liceali si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende di confine fra poesia e realtà che li spingono a confrontarsi con i misteri della vita e della guerra stessa. Accade allora che l'iniziale atmosfera giocosa e di scoperta si stemperi a poco a poco nella triste tragedia della violenza bellica, dove l'unico sentimento in grado di restituire speranza e voglia di vivere, più forte persino della morte, è l'amore. Il giovane protagonista Nenè è accompagnato nel suo cammino di crescita da una folla di personaggi curiosi e originali, che, nei loro atteggiamenti e destini, a volte comicamente esasperati e a tratti paradossali, rispecchiano il bello e il brutto della vita. Ecco dunque le prostitute di buon cuore che fanno visita ai feriti con i corpi straziati, che nessuno ha nemmeno il coraggio di guardare, l'anziano cavalier Calcedonio, che recupera l'impeto della virilità solo sentendo il fragore dei bombardamenti, o Tatiana, la "puttana comunista", che passa informazioni ai partigiani delle città che visita per lavoro.
Con stile ironico e frizzante, animato da frequenti ricorsi a termini dialettali ed espressioni tipiche della parlata siciliana, Camilleri racconta una storia dolce e amara, a tratti disarmante, che tocca le corde del cuore.
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