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Anno edizione: 2023
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Copertina flessibile 207 9788806145996 Buono (Good) .
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bella raccolta, ma la qualità della stampa è quella adatta ad un romanzo a parole, non molto alle immagini: non c'è paragone con fumetti come Penthotal e Zanardi in edizioni ben più curate o con i fumetti pubblicati sulle riviste.
Antologia imbastita con testi e disegni di scarto di Pazienza, completamente scollegati tra loro. Una accozzaglia imbastita alla buona.
Raccolta davvero vasta, spaziante in più campi oltre a quello del fumetto. Unica nota sfavorevole è la mancata introduzione e spiegazione di alcune vignette che, essendo estrapolate dal contesto originale, risultano così incomplete e inconcludenti. Rimane comunque un libro estremamente consigliato a tutti gli estimatori di Pazienza.
Recensioni
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SCOZZARI, FILIPPO, Prima pagare poi ricordare
PAZIENZA, ANDREA, Paz!
PAZIENZA, ANDREA, Le straordinarie avventure di Pentothal
PAZIENZA, ANDREA, L'antologia illimitata
recensione di Bianco, L., L'Indice 1998, n. 3
Sono passati ormai più di tre lustri; eppure, ancora oggi, a rileggere le prime annate di "Frigidaire", si stenta a credere che una rivista come quella fosse potuta nascere a Roma, nel 1980. "Frigidaire", infatti, si poneva a distanza siderale da qualsiasi periodico italiano del periodo: grafica ultramoderna senza alcuna traccia dell'estetica da "samizdat" che imperava nell'editoria alternativa italiana; fotografie e servizi espliciti, ai limiti della legalità, ma anche uno spettro di interessi a trecentosessanta gradi (nei primi dieci numeri, ad esempio, si potevano leggere inediti di Céline, Burroughs, Joyce, Vian, Handke...); e, infine, "last but not least" (anzi!), fumetti.
Anche in questo campo, "Frigidaire" non prendeva prigionieri, né tampoco prendeva cantonate: era tanto lontana dalla satira e dalle "strips" del "Male" e di "Linus" quanto dalla fantascienza psichedelica degli autori francesi che comparivano sulle pagine di "Alter" e "Métal Hurlant"; pagava, certo, il suo tributo al fumetto underground, ma ne distillava tutte le qualità, lasciando depositare le scorie. Autori dei fumetti erano cinque personaggi di area romana (Massimo Mattioli, Tanino Liberatore, Stefano Tamburini) e bolognese (Andrea Pazienza e Filippo Scozzari).
Se Mattioli e Liberatore hanno praticamente fatto perdere le loro tracce italiane (e dispiace davvero, soprattutto per il primo), se Filippo Scozzari, del quale diremo ampiamente, non disegna quasi più, la fine di Pazienza e Tamburini è faccenda ben più dolorosa: morirono entrambi, a breve distanza l'uno dall'altro, per overdose di eroina.
Sarebbe bello poter dire che, dopo l'incandescente esperienza di "Frigidaire", l'editoria a fumetti del nostro paese non fu più la stessa: la verità, purtroppo, è ben diversa: gli stessi Mattioli e Pazienza disertarono quei lidi per approdare a iniziative ben più tradizionali ("Comic Art", "Corto Maltese", il solito "Alter"), dove, naturalmente, facevano la figura di Capitani Achab a una scampagnata di pesca alle trote; il michelangiolesco Liberatore mise la sua incredibile forza pittorica al servizio dell'illustrazione, dei supereroi americani e, più recentemente, di innocui fumetti "hardcore"; soltanto Scozzari e Tamburini condivisero fino alla fine le sfortune della rivista, che dopo un delinquenziale raggiro economico della Commissione per l'Editoria iniziò a perdere colpi e soldi.
La premessa su "Frigidaire" era doverosa per parlare delle recenti vicende che riguardano le celebrazioni del martirio di San Pazienza: i culti si officiano nell'editoria "alta" (il volume per Einaudi), per via telematica (il Cd-Rom de "l'Unità") e perfino in palazzi storici, con la mostra che il comune di Bologna ha voluto dedicare al disegnatore nel tardo autunno di quest'anno.
Ora, a rischio di sembrare malevolo e incontentabile, mi pare che in questo "quasi-decennale" della morte ci sia ben poco da stare allegri: nessuna delle tre iniziative riesce a mettere completamente a fuoco quello che fu Andrea Pazienza, e un organismo ipertrofico quale la mostra bolognese riesce, in qualche modo, addirittura a offuscarne la memoria. Disegnini di Pazienza a "sette" anni. Acquerelli del "padre" di Pazienza. Immensi quadri neorinascimentali dove Andrea costringe la sua meravigliosa levità di segno e la sua straordinaria perizia nell'uso dei pennarelli Pantone in pose rigide, tronfie, pompose. Insomma, il genio dell'immediatezza, del capolavoro estemporaneo disegnato in due-minuti-due (si leggano gli splendidi passi di Scozzari sulla "velocità" di Pazienza) viene qui trasformato nel suo contrario.
Allo stesso modo, il Pazienza einaudiano non collima con quello che abita ancora nel cuore dei "fans" e dei lettori meno superficiali e più agguerriti. La cura del volume, per intanto, è stata affidata a Vincenzo Mollica; inoltre siamo costretti a sorbirci vignette e scarabocchi che, astratti dal loro contesto comunicano ben poco, e le "poesie" di Pazienza, che come poeta era forse peggio che come pittore.
Diverso il discorso da fare per il Cd-Rom "L'antologia illimitata". Dal supporto digitale, ci si potrebbe attendere una filologica completezza e una grande ricchezza di dati, e purtroppo questo prodotto non offre né l'una né l'altra, per quanto tenti di avvicinarvisi: molte delle opere di Pazienza sono consultabili (non godibili, tuttavia), anche se l'interfaccia fa le bizze e certe trovatine, tipo i puzzle e altri giochi analoghi, potevano venirci risparmiate.
Ma, per fortuna, le celebrazioni di cui sopra ci hanno portato anche una bella riedizione de "Le straordinarie avventure di Pentothal", prima opera di largo respiro di un Pazienza ventenne impegnato a mostrare a tutti, guerriglieri del '77 e reduci del '68, lettori di "Linus" e kamikaze della controcultura, che le vie del fumetto erano davvero infinite. Proprio nel '77 Pazienza incontrò Filippo Scozzari, caustico e ulcerante "vieillard prodige" del fumetto italiano. Insieme condivisero le pagine di "Alter" (dove uscì "Pentothal"), e insieme parteciparono alla straordinaria avventura di "Cannibale", la più importante rivista underground europea, fondata da Tamburini e Mattioli (più tardi si aggiunse Liberatore); oggi, vent'anni dopo, Scozzari diviene il Dumas di quei cinque moschettieri, e con molta tenerezza e molto risentimento, ben lontano dai moderni agiografi del San Pazienza di cui si diceva prima, racconta quelle persone e quelle vicende, sempre con grande attenzione a quanto accadeva "fuori" dalle pagine in cui i loro fumetti venivano stampati: si vedono in una luce del tutto nuova il '77 bolognese e il boom dell'eroina, se ne imparano di nuove sul craxismo e sulle politiche giovanili del Pci.
Non è poco, ma neppure abbastanza: Scozzari sa benissimo che a ridere sul latte versato della mediocrità altrui sono capaci tutti, però, nonostante i suoi ghigni da iena, sono anni che non ci fa vedere un "suo" fumetto decente.
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