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recensione di Violato, G., L'Indice 1996, n. 9
A Baudelaire la poesia non bastava, scrive Macchia nello splendido saggio introduttivo a questa edizione delle "Opere" del grande scrittore; nel suo stesso rigoroso rispetto di un bello che non tollera intrusioni, si avverte la convinzione che in poesia non si possa dire tutto. Testi critici e teorici, progetti di drammi e romanzi, novelle, pagine sull'oppio e sull'haschisch non sono così "sviluppi periferici della sua opera", "frange o borgate di una città ideale di cui i "Fiori del male" rappresentano il centro". Sono "parti vive nell'architettura di quella città", la cui conoscenza aiuta a comprendere il grande capolavoro. È quanto ha capito Baudelaire affrontando Poe, letto sì come poeta e narratore, ma di più come uomo di idee (sulla letteratura, la morale, la filosofia); e quanto ha fatto lo stesso Macchia nella sua riflessione su Baudelaire, iniziata con le lucide indagini sul "critico" e proseguita con l'esplorazione dei "progetti". Sembrano anche i criteri cui si sono attenuti Giovanni Raboni e Giuseppe Montesano per questa edizione delle "Opere" nella collana dei "Meridiani", edizione che rispetto alla precedente, a cura unicamente di Raboni e pubblicata nel '73 con il titolo "Poesie e prose", appare non solo accresciuta ma totalmente ripensata.
Se un posto di primo piano vi è ancora occupato dai "Fiori del male" - sempre con testo a fronte ma qui accompagnati dalla traduzione integrale della restante produzione poetica baudelairiana, compresa quella sarcastica e disperata degli ultimi anni in Belgio -, e se alla grande raccolta sono di nuovo affiancati i poemi in prosa dello "Spleen di Parigi", la novella "La Fanfarlo", i "Paradisi artificiali" e i "Diari", non minore rilievo vi è assicurato ad altri scritti.
Innanzi tutto a quel monumento di ragione e passione, pensiero ed emozioni che è la critica baudelairiana, di cui l'edizione precedente presentava una scelta antologica. I saggi sulla letteratura, limitati nel '73 a quelli pur fondamentali su "Madame Bovary", "Théophile Gautier" e "Victor Hugo", ci vengono ora offerti nella loro totalità; non solo, ma a essi sono aggiunti i tre mirabili articoli su Poe e l'altro, parimenti mirabile, su "Richard Wagner e "Tannhäuser" a Parigi", che lo stesso Baudelaire meditava di annettere ai suoi studi letterari. Fra le pagine sull'arte, riproposte nella traduzione di Guglielmi e Raimondi apparsa da Einaudi nel 1981, sono reinserite quelle, capitali, sull'"Essenza del riso" e sui caricaturisti, francesi e stranieri; mentre, sotto il titolo "Saggi estravaganti", compaiono due testi difficilmente collocabili nei grandi filoni della critica baudelairiana, quali il giovanile "Scelta di massime consolanti sull'amore" e il più maturo "Morale del giocattolo", denso di spunti autobiografici. Inoltre - e soprattutto qui si rivela feconda la lezione di Macchia, punto di riferimento, insieme a Benjamin, dei curatori del volume - un'intera sezione è dedicata a quella parte della produzione baudelairiana rimasta allo stadio di progetto. Vi confluiscono, con i frammenti del "Mio cuore messo a nudo", di "Razzi" e di "Igiene" (i tre titoli sotto cui vengono tradizionalmente raccolti i "Diari"), numerosi altri scritti che, al di là di evidenti eterogeneità tematiche, si caratterizzano per il fatto di non essere mai diventati libri: dagli abbozzi di prefazione ai "Fiori del male" agli appunti di poemi in prosa, romanzi e novelle, dalle annotazioni per studi critici lasciati incompiuti a quel modernissimo scenario che avrebbe dovuto essere l'"Ivrogne".
Fin qui per la scelta e la sistemazione dei testi. Ma queste "Opere" baudelairiane si segnalano ancora per le corpose introduzioni e i ricchi apparati di note, a cura di Montesano; e, in particolare, per le traduzioni, le quali, tranne nel caso dei "Saggi sull'arte", sono tutte nuove. Rifatte quelle dei "Fiori del male" che ci propone Raboni, esasperandone, ma qui anche velandone, le "dissonanze"; inedite quelle degli altri scritti ad opera di Montesano, con cui ha collaborato per i "Paradisi artificiali" Milo de Angelis. Sempre di Montesano sono l'ampia cronologia e l'aggiornamento della bibliografia.
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