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Napoli si apre a un mondo affine. O, meglio detto, musica senza confini dove la chitarra del protagonista fa magie. Chitarrista e compositore con una lunga storia alle spalle (è stato tra i protagonisti della “vesuwave”) Marco Gesualdi, napoletano di origini pugliesi, è giunto a un livello di maturità artistica che gli permette di andare oltre i generi e le etichette. La sua musica non è fusion e nemmeno word music. E la sua musica, solida e calma, dolce senza sdolcinature, finemente poetica: è un distillato di belleza. Il brano d’apertura ha radici antiche,“Bella figliola”: una tamurriata elegantemente stilizzata, marcada dal canto ammaliante di Silvia Romano. Segue “Je suis la Mer”, in francese, con la voce di Simona Boo: la storia di viaggi in barconi che partono dal Nord Africa e arrivanno in Italia o in Francia: migranti che rischiano la vita mossi da una disperata speranza, evocata da una musica senza rabbia o tragedia, vigorosa e serena che avvolge e convince grazie al delicato tappeto sonoro della batteria di Nicola De Luca e ai ricami sonori della chitarra di Gesualdi e della fisarmonica di Giosi Cingotti. E poi brani in maggioranza strumentali e altri cantati per oltre mezz’ora di musica che mostra in azione una quarantina di ottimi strumentisti e cantanti, da Tony Cercola a Gino Evangelista, da Ernesto Vitolo a Daniele Sepe, da Nando Trapani a Rossella Rizzato. Specialmente espressivo il sassofono di Daniele Sepe in “C’era una svolta”, dove spiccano anche le percussioni di Ciccio Merolla. L’intero album non ha momenti di cedimento, mostrandosi come opera “corale” senza solisti, come un affresco sinfonico denso di armonie e colori che desta ammirazione. Meravigliosa chiusura con “Oporto”, brano strumentale dedicato a Gino Evangelista, forse il più suggestivo per le sonorità delicate e struggenti delle chitarre: acustica di Marco Gesualdi, portoghese di Gino Evangelista e la steel guitar di Luigi Stazio.🔝
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