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Si tratta di un thriller ambientato in Inghilterra alla fine della seconda guerra mondiale. I protagonisti sono descritti in modo realistico. Tutto ruota intorno ad un segreto per trovare un modo per far atterrare l’aereo in un posto specifico vietato dalla legge. Chiaro e avvincente.
Apprezzabile
Bel libro, anche se a volte è abbastanza lento e piatto è comunque una piacevole lettura. Consigliato
Recensioni
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recensione di Rak, M., L'Indice 1992, n. 3
La macchina è galeotta, non più il libro. Le grandi (e piccole) macchine si sono ormai piazzate al centro dell'immaginario. "Notte sull'acqua" di Ken Follet è la storia dell'ultimo volo notturno del Clipper, uno straordinario idrovolante che trasporta quaranta passeggeri da Southampton a New York sull'Atlantico nell'estate del 1939. È una delle storie del tipo "sardine in scatola", frequenti nella 'fiction' degli ultimi cinquant'anni. Molte persone si trovano insieme su una macchina, che questa volta è un idrovolante. Sono persone accomunate dalla possibilità di comprare un costoso biglietto, vengono da città diverse, sono spinte al viaggio da ragioni diverse -la fuga dal nazismo e dalla guerra, ma anche dalla prigione e, naturalmente, via e verso l'amore. Il viaggio è movimentato dai grandi emblemi: il sesso, la violenza, la ricchezza, la morte. Le lussuose porcellane e aragoste, cuoi e cristalli del Clipper sono quelli di un Orient Express del cielo. Il suo moto viene paragonato a quello di sassi e uccelli ma il canone della nuova bellezza emergente prevede solo parti e moti meccanici: metalli scintillanti, motori ruggenti, odori di olii e carburanti. Il motorista che controlla i motori è ricattato da una banda che gli rapisce la moglie e lo costringe a far ammarare l'aereo fuori scalo. I passeggeri si rivelano nell'avventura: il ladro ruba, il lord fascista maledice ebrei e altri immaginari colpevoli di una coscienza colpevole, i figli sfuggono al controllo dei padri nel già iniziato caos della guerra, le attrici chiacchierano dei risvolti dello 'star system'. Tutti sono già posseduti da tecnologia e informazione: dicono ciò che sanno dalla radio e dai giomali, conoscono tutto dell'aereo prima di salirci.
Questo romanzo dice molto su come documentarsi e costruire un ambiente destinato ad un lettore intemazionale. Che lo legge come un libro di storia e come un self-service di etica: donne e aerei sono inaffidabili, i gioielli meno ma sono esposti ai ladri, che sono meglio dei motoristi angosciati e dei seduttori.
La conoscenza della macchina e l'etica casual dei personaggi rassicurano il lettore, che può leggerne senza traumi. Quando questo Clipper decolla l'etica è già data come irregolare e imprevedibile. Ognuno impara un brandello di comportamento possibile da eterogenee e occasionali fonti: qualche momento della vita in tv, in famiglia, su un fumetto, in discoteca, tra gli amici. Qualche volta passa il resto della vita senza sapere di altre etiche, il che rende la sua visione del mondo poco tollerante e quindi poco rispettabile.
Il romanzo si è sempre mosso tra questi due estremi: l'esplorazione del possibile e la replica dell'usuale. Questo romanzo, come altra 'fiction', segnala come la crescita del disordine sociale stimoli la domanda di rassicurazione, una costante di questa letteratura. Al lettore non sembra di rileggere una storia che già conosce perchè la malignità della scrittura è capace di dettagli, come la vita. Il Clipper vola nella notte carico di dettagli e di etica frivola, rassicurante immagine delle regole e delle tendenze di un mondo senza pista di atterraggio.
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