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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2024
Anno edizione: 2024
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A volte viviamo dei rapporti strani che ci fanno bene, anche se nessun altro sembra capirlo. Addie e Louis, entrambi vedovi e ormai anziani, decidono di passare le notti insieme a parlare al buio, sfidando il pregiudizio della comunità di Holt, per nulla incline ad accettare una relazione così poco conforme alla morale di una tipica cittadina della provincia americana. Louis è poco comunicativo e molto insicuro, Addie invece non ha paura di dire quello che sente, ma pian piano emerge tra loro l’affinità necessaria per ritrovare quel senso di intimità che sentono di aver smarrito da anni: «attraversare la notte insieme» assume allora un significato più profondo di quello letterale, vuol dire tenersi compagnia anche nei momenti più spiacevoli, anche nei ricordi più bui. Un romanzo brevissimo e delicato, triste di una tristezza bella, tenue come la luce morente del crepuscolo sulle praterie del Colorado, per ricordarsi che affrontare la solitudine è spesso un atto di coraggio reiterato quotidianamente nelle piccole attenzioni e nell’ascolto che regaliamo all’altro.
Autore veramente interessante: la storia è molto particolare e anche i personaggi sono ben descritti. Non sono sicuro che lo stile adottato dall'autore sia il più congeniale per le storie che racconta: sembra che il minimalismo esacerbato della prosa sminuisca le emozioni dei personaggi principali, come quando con un gesto svelto si ingabbia una mosca in un bicchiere di vetro
Mi mancava Kent Haruf. Lei prende l'iniziativa e gli chiede di dormire insieme per "attraversare la notte". Carezze per non venire sconfitti dalla solitudine. Cazzotti quando dalla solitudine ci si è allontanati, ma un bene probabilmente superiore deve trovare soddisfazione. Stile scarno che riesce comunque ad intenerire e far riflettere.
Recensioni
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Il silenzio della notte, pieno degli echi di ricordi e rimpianti, può essere assordante; insopportabile addirittura, se lo si deve affrontare in completa solitudine. Per questo motivo Addie bussa alla porta del vicino di casa, Louis, proponendogli di passare le notti da lei e cercare di riconquistare un’armonia che sembra ormai lontana. E Louis, dapprima titubante, decide di accettare e di lasciarsi coinvolgere in quella che potrebbe sembrare pura follia. E che invece è un atto di coraggio.
Con la sua prosa delicata, Haruf accompagna nuovamente il lettore nella cittadina americana di Holt, dove aveva già ambientato le storie della Trilogia della pianura, presentando personaggi che hanno il pregio di essere essenzialmente umani, due vedovi che hanno il coraggio di riprendere in mano la propria vita e di ricominciare insieme.
La loro è una storia di confessioni svelate alla luce della luna, in una calma profonda come la notte che li avvolge, una storia di scoperte: dalle conversazioni emergono le anime di Addie e di Louis, i sogni realizzati, quelli infranti, le paure, le fragilità e i pregi. È un invito a guardare oltre le apparenze tanto care alla società e a rivendicare la propria occasione di essere felici, anche quando il resto del mondo sembra non capire, e di conseguenza condannare. L’amore e l’amicizia si intrecciano in un romanzo che, in fin dei conti, parla di libertà.
Recensione di Giulia Grosselle
A cura del Master Professioni e prodotti dell’editoria - Collegio Universitario "Santa Caterina da Siena” in collaborazione con l’Università di Pavia
Lontanissimo dai barocchismi e dalla logorrea del post-moderno, Haruf è stato il maestro della rarefazione. I suoi personaggi sono calmi e silenziosi nonostante l’oscurità che li avvolge. Il registro semplice e trasparente, a tratti monocorde, pare guidare con cautela questi eroi del quotidiano dalle tenebre del Midwest verso la luce, nella fattispecie verso una lampada, quella che rischiara la camera da letto in cui è ambientato questo romanzo di Haruf.
Come nella trilogia della pianura, anche quest’opera è ambientata a Holt, piccola cittadina fittizia del Colorado. I protagonisti sono Addie e Louis. Entrambi vedovi, entrambi assuefatti alla solitudine. Louis fa il primo passo e chiede al vicino di casa di dormire con lei, senza implicazioni sessuali, per combattere insieme l’assordante silenzio della notte.
La camera da letto condivisa diventa teatro di confessioni. Mai urlate, ma accennate delicatamente, con quell’intimità commuovente e realistica che è stata il tratto inconfondibile dell’intera opera di Haruf. Brevi flashback, mano nella mano, con il resto del corpo distante, alla ricerca di candida tenerezza. Vietato cedere ad altri impulsi che rovinerebbero l’ottima conversazione.
Non c’è una parola che suoni finta nei dialoghi tra i due personaggi. Parole franche, semplici e trasparenti, ma mai prevedibili o ipocrite, come la prosa di Haruf d’altronde.
Molti romanzi si preoccupano di descrivere personaggi alla ricerca della felicità. Haruf non cede a questa tentazione. L’autore si preoccupa di mostrare l’imprevedibile onnipresenza della felicità, piccolo faro che rischiara le altrettanto onnipresenti miserie del quotidiano, piccolo quanto questo gioiello postumo che incorona l’indiscutibile bravura di uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo.
Recensione di Matteo Rucco
Dopo la famosa e amatissima trilogia della pianura arriva finalmente in Italia l’ultima opera di Kent Haruf: Le nostre anime di Notte, un’opera postuma che ci riporta per l’ultima volta a Holt, un viaggio per i nostalgici e per i curiosi che vogliono immergersi in questo paesino che possiamo conoscere solo nelle pagine di Haruf. Personalmente rientro nell’ultima delle categorie, nonostante le ottime recensioni sulla trilogia della pianura ho preferito testare il territorio con quest’opera postuma che non solo ti rapisce ma ti fa innamorare completamente della scrittura di Haruf, per cui se la domanda è: inizierai a leggere le altre opere, la risposta è: assolutamente sì.
Protagonisti di questa storia sono Addie Moore e Loius Waters, una donna e un uomo in là con gli anni entrambi vedovi, che hanno passato la vita uno di fronte all’altro, senza mai il coraggio di guardarsi. Per vincere la solitudine i due iniziano a frequentarsi, finchè Addie azzarda un’assurda, per lei, richiesta: passare la notte insieme, semplicemente, uno accanto all’altro per affrontare le tenebre con racconti di vita. Loius inizialmente dubbioso cede alla richiesta di Addie, senza poche difficoltà, che aumenteranno sempre più con l’arrivo di Jamie, il piccolo nipotino di Addie.
“Smisi di provare a sistemare le cose e ci adagiammo in una lunga vita cortese e tranquilla…
Ti prendi cura dell’altro quando sta male e di giorno fai quello che pensi sia il tuo dovere…
Anche se non è stato un bene per nessuno dei due, abbiamo passato tutto quel tempo insieme. È stata la nostra vita”.
Da profana per quanto riguarda Ken Haruf non posso esprime un opinione se questo libro sia più o meno bello rispetto a quelli delle trilogia, personalmente mi sento di dire chi se ne importa, Le nostre anime di notte è un libro bello, di cui ce ne sono pochi, capace di risvegliare l’amore per la letteratura e per la vita. I due protagonisti hanno la straordinaria capacità di far riaffiorare nel lettore la gioia delle piccole cose, cose che nella vita si danno per scontate qui vengono innalzate a massima espressione di felicità; come il semplice dormire insieme. Senza doppi sensi, semplicemente stendersi nel letto, mano nella mano a parlare, per affrontare insieme le tenebre, quelle che a qualsiasi età fanno sempre paura.
Le nostre anime di notte è un libro che non ti aspetti e da cui non sai cosa aspettarti, ti rapisce con la sua semplicità e con la sua narrazione fluida che in un attimo ti stravolge la giornata.
Questo romanzo breve è uscito nel 2015 postumo alla morte dello scrittore, qui viene raccontato un brevissimo scorcio di vita, un’estate che ha il profumo dell’autunno, la consapevolezza che l’immortalità è stata solo un sogno e non resta quindi che unire due anime per affrontare insieme la vita che rimane. Oltre ad Addie e Louis entra in scena la famiglia del figlio di Addie, ma in particolar modo Jamie, il nipotino, che seppur per breve tempo sconvolge la vita dei due anziani fino a non poterne più fare a meno. Dolcemente lo scrittore inizia verso la fine del libro a prendere le distanze dai due protagonisti fino alla dolce conclusione, le loro conversazioni notturne di una vita che sembra infinita riecheggiano nel silenzio della stanza, “Ti spedirò i miei buoni pensieri dall’altro lato del letto” e questo può bastare davvero per sempre.
Un libro consigliatissimo per chi desidera ritornare a Holt ma anche per chi, come me, non c’è mai stato, per assaporare quella bellezza stilistica rara che pochi autori contemporanei sanno trasmettere.
“Che altro vuoi sapere?
Da dove vieni. Dove sei cresciuta. Com’eri da ragazza. Com’erano i tuoi genitori. Se hai fratelli e sorelle. Come hai conosciuto Carl. Che rapporti hai con tuo figlio. Come mai ti sei trasferita a Holt. Chi sono i tuoi amici. In cosa credi. Che partito voti.
Ci divertiremo un sacco a parlare, eh? disse lei. Anch’io voglio sapere tutto di te.
Non abbiamo fretta, disse lui.
No, prendiamoci il tempo che ci serve”.
Recensione di Francesca Magni
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