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Non ti muovere - Margaret Mazzantini - copertina
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Descrizione


Una giornata di pioggia e di uccelli che sporcano le strade, una ragazza di quindici anni che scivola e cade dal motorino. Una corsa in ambulanza verso l'ospedale. Lo stesso dove il padre lavora come chirurgo. È lui che racconta l'accerchiamento terribile e minuzioso del destino. Il padre in attesa, immobile nella sua casacca verde, in un salotto attiguo alla sala operatoria. E in questa attesa, gelata dal terrore di un evento estremo, quest'uomo, che da anni sembra essersi accomodato nella sua quieta esistenza di stimato professionista, di tiepido marito di una brillante giornalista, di padre distratto di un'adolescente come tante, è di colpo messo a nudo, scorticato, costretto a raccontarsi una verità straniata e violenta. Parla a sua figlia Angela, parla a se stesso. Rivela un segreto doloroso, che sembrava sbiadito dal tempo, e che invece torna vivido, lancinante di luoghi, di odori, di oscuri richiami. Con precisione chirurgica Timoteo rivela ora alla figlia gli scompensi della sua vita, del suo cuore, in un viaggio all'indietro nelle stazioni interiori di una passione amorosa che lo ha trascinato lontano dalla propria identità borghese, verso un altro se stesso disarmato e osceno.
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Informazioni dal venditore

Venditore:

Dettagli

2
2008
Tascabile
20 novembre 2008
300 p., Brossura
9788804588603
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

Non hai rispettato lo stop. Sei passata in volata con la tua giacca di finto lupo, gli auricolari del walkman pressati nelle orecchie. Aveva appena piovuto, e presto sarebbe tornato a piovere. Oltre le ultime fronde dei platani, oltre le antenne, gli storni affollavano la luce cinerea, folate di piume e garriti, chiazze nere che oscillavano, si sfioravano senza ferirsi, poi si aprivano, si sperdevano, prima di tornare a serrarsi in un altro volo. In basso, i passanti avevano il giornale o anche solo le mani sulla testa per proteggersi dalla grandine di sterco che pioveva dal cielo e s'accumulava sull'asfalto insieme alle foglie bagnate cadute dagli alberi, spargendo in giro un odore dolciastro e opprimente che tutti avevano fretta di lasciarsi alle spalle.
Sei arrivata dal fondo del viale, in volata verso l'incrocio. Ce l'avevi quasi fatta, e quello della macchina ce l'aveva quasi fatta a schivarti. Ma c'era fango per terra, guano oleoso di storni in raduno. Le ruote della macchina hanno slittato dentro quella crosta sdrucciolevole, poco, ma quel poco è bastato a sfiorare il tuo scooter. Sei andata su verso gli uccelli e sei tornata giù dentro la loro merda, e insieme a te è tornato il tuo zaino con gli adesivi. Due dei tuoi quaderni sono finiti al limite del marciapiede in una pozzanghera d'acqua nera. Il casco è rimbalzato sulla strada come una testa vuota, non l'avevi agganciato. I passi di qualcuno ti hanno subito raggiunta. Avevi gli occhi aperti, la bocca sporca, senza più incisivi. L'asfalto ti era entrato nella pelle, punteggiandoti le guance come la barba di un uomo. La musica si era interrotta, gli auricolari del walkman erano scivolati dentro i tuoi capelli. L'uomo della macchina ha lasciato lo sportello spalancato ed è venuto verso di te, ha guardato la tua fronte aperta e si è portato le mani in tasca per cercare il cellulare, lo ha trovato, ma gli è caduto dalle mani. Un ragazzo lo ha raccolto, è stato lui a chiamare i primi soccorsi. Intanto il traffico s'era fermato. C'era quella macchina di traverso sulle rotaie e tram non poteva passare. L'autista è sceso, sono scesi in molti, e hanno camminato verso di te. Gente che non avevi mai visto ti ha sfiorato con lo sguardo. Un piccolo gemito ti è uscito dalle labbra insieme a un bozzolo di schiuma rosata, mentre te ne andavi dalla vita vigile. Tu non avevi più fretta. Eri ferma dentro la tua giacca di pelo come un uccello senza vento.

Poi hanno scavalcato il traffico con le sirene spiegate. Le macchine si sono strette contro il guardraill, hanno sconfinato oltre il marciapiede sul lungo fiume, mentre la bottiglia della fisiologica ballava sulla tua testa, e una mano lasciava e stringeva il pallone azzurro del va e vieni per pomparti il respiro nei polmoni. Al pronto soccorso la rianimatrice che ti ha preso in consegna ti ha spinto un dito tra la mandibola e osso ioide, in un punto del dolore. Il tuo corpo ha reagito troppo lievemente. Ha preso delle garze e ti ha pulito il sangue che scendeva dalla fronte. Ti ha guardato le pupille, erano immobili e dissimili. Il respiro era bradipnoico. Ti hanno infilato in bocca una cannula di Guedel, per riposizionarti la lingua che era scivolata all'indietro, poi hanno inserito il sondino dell'aspirazione. Hanno tirato su sangue, catrame, muco, e un dente. Ti hanno attaccata la clip del saturimetro al dito per misurare l'ossigenazione del sangue, la percentuale di ossiemoglobina era troppo bassa: ottantacinque per cento. Allora ti hanno intubata. La lama del laringoscopio ti è scivolata in bocca con la sua luce algida. È entrato un infermiere spingendo la colonna del monitoraggio cardiaco, ha infilato la spina ma la macchina non è partita. Le hanno dato un colpo, un piccolo colpo di lato, e il monitor s'è acceso. Ti hanno alzato la maglietta, ti hanno premuto sul petto le ventose degli elettrodi. Hai aspettato un po' perché la sala TAC non era libera, poi ti hanno infilato nel tunnel di irradiazione. Il traume non era nella zona temporale. Oltre il vetro, la rianimatrice ha chiesto al radiologo di fare nuove sezioni, più ravvicinate. Hanno visto la profondità e l'estensione dell'ematoma fuori dal parenchima cerebrale. L'ematoma da contraccolpo, se c'era, non era ancora visibile. Ma non ti hanno mandato in vena il mezzo di contrasto, temevano complicazioni renali. Hanno subito chiamato il terzo piano perché preparassero la sala operatoria. La rianimatrice ha chiesto: "Chi c'è di turno in neurochirurgia?".

Valutazioni e recensioni

3,78/5
Recensioni: 4/5
(470)
5
(248)
4
(62)
3
(46)
2
(42)
1
(72)
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Taoteching
Recensioni: 3/5
Resisti

Prosa intensa e coinvolgente, attraverso descrizioni mai banali, ma trovo che il protagonista rimane troppo vittima di se stesso, dei suoi sensi di colpa anche se il viaggio interiore. è interessante.

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Anna
Recensioni: 3/5

La crudezza delle storia, raccontata in tutta la sua verità alla figlia in coma, trova la sua compensazione nella delicatezza di quel momento disperato che accompagna il lettore dalla prima all'ultima pagina. Uno degli espedienti letterari più belli che potesse scegliere la sempre brava Mazzantini.

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Rob
Recensioni: 5/5

Il romanzo ha inizio con un grave incidente, una ragazza di quindici anni scivola sull'asfalto bagnato e cade dal motorino. Una corsa in ospedale. Lo stesso ospedale dove anche suo padre lavora. Durante l'attesa,suo padre, Timoteo, legge dentro se stesso. Ricorda l'amore per Italia, una ragazza semplice e povera che vive ai margini della società, una donna che ha amato tanto. Una storia d'amore forte e travolgente e per certi versi molto triste. Lo stile della Mazzantini rende la storia indimenticabile.L'ho trovato molto appassionante, lo rileggerei.

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Recensioni

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Conosci l'autore

Margaret Mazzantini

1961, Dublino

Scrittrice, drammaturga e attrice italiana. Nata a Dublino, dove vive per pochi anni prima di trasferirsi in Italia.Figlia dello scrittore Carlo Mazzantini e di una nota pittrice irlandese, si diploma presso l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica all'inizio degli anni anni Ottanta.Successivamente si esibisce come attrice di teatro, cinema e televisione ma è conosciuta soprattutto come scrittrice; ha infatti esordito in letteratura con Il catino di zinco (Marsilio Editori, 1994), vincitore del Premio Campiello e del premio Opera Prima Rapallo-Carige. Con Non ti muovere (Mondadori 2002) ha vinto il premio Strega. Nel 2008 la Mazzantini è ritornata nelle librerie con il romanzo Venuto al mondo. Del 2011 è Nessuno si salva da solo (Mondadori). Del 2011 è Mare al mattino...

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