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Libro che vorrebbe essere il diario di bordo della lavorazione del film "La Dolce Vita" e in parte lo è, quello che dà fastidio è il tono troppo referenziale e indulgente nei confronti di Fellini chiamato spesso il "Poeta". Frammentario nello svolgimento e insistente su certe parti della lavorazione del film tralasciandone delle altre, comunque una testimonianza in presa diretta.
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Dal 27 marzo 2009 Tullio Kezich è presidente onorario della Fondazione Fellini. Kezich, amico personale e biografo del regista riminese, seguì da vicino la lavorazione de La dolce vita (1960), pensato e girato fra il 1958 e il 1959. Da quell'esperienza trasse una sorta di diario, in cui registrava passo passo tutto ciò che accadeva sul set e oltre il set: gli umori, i pensieri e le bizze del regista, degli attori e della troupe, dalle trattative con i produttori fino alle prime uscite nei cinema italiani e stranieri, proseguendo poi con le vicende che hanno accompagnato il film fino ai giorni nostri. Da questo prezioso journal monografico Kezich ha tratto un libro, significativamente intitolato Noi che abbiamo fatto La dolce vita. Il volume si presenta come un vero e proprio quaderno di appunti, frammentato, discontinuo, imprevedibile esattamente come doveva essere stata l'esperienza vissuta accanto a Fellini. La scrittura elegante e briosa del grande critico cinematografico accompagna il lettore in ogni piega della lavorazione del film, presentandoci, in camei scolpiti con precisione, le figure degli attori che lavorarono (o stettero per lavorare) nel film, ma anche quelle dei produttori, degli sceneggiatori, del direttore della fotografia, accompagnandoci nei sopralluoghi dei set scelti per gli esterni o di quelli appositamente ricostruiti, negli angoli di Roma dove Fellini discuteva e ripensava ogni scena insieme agli amici-collaboratori. Il libro, di piacevolissima lettura, è inoltre un formidabile documento sulla rinascita del cinema italiano dopo i fasti del neorealismo, attraverso il filtro della personalità di Federico Fellini, del quale riusciamo a percepire in modo definito il metodo di lavoro e la grande autorialità, ma diviene anche una sorta di manuale 'in presa diretta' su come nasce e si realizza un film. Spesso emerge anche il Kezich giornalista, che trascrive nel suo taccuino dialoghi e interviste (memorabile la chiacchierata di Paolo Nuzzi, aiuto di Fellini, coi due giovani queers contattati per impostare la scena dell'orgia a Fregene, pp. 154-160; interessanti le interviste a Flaiano, pp. 189-192 e allo stesso Fellini nel'imminenza dell'uscita nelle sale, pp. 195-204), quale antico e raro testimone di una vicenda irripetibile sfociata in un monumento della cultura italiana, felicemente sopravvissuto al suo stesso autore e a tutti coloro che ne furono artefici (la parte finale del libro, pp. 230-235, contiene i dolenti e affettuosi commiati dai personaggi che hanno animato assieme il film e il volumetto: Clemente Fracassi nel '92, Fellini nel '93, Nadia Gray e Alain Cuny nel '94, Mastroianni nel '96). L'ultima cronaca di Kezich è riservata al convegno tenutosi a Rimini il 14-15 novembre 2008 in occasione del cinquantenario de La dolce vita (pp. 241- 251), ma siamo certi che il racconto continuerà oltre le pagine di questo libro: Noi che abbiamo fatto La dolce vita sarà infatti il titolo di un documentario prodotto da Kezich stesso, dalla Fondazione Fellini e da Raisat, girato da Gianfranco Mingozzi, assistente alla regia di Fellini, e destinato ad andare in scena al prossimo Festival di Cannes.
Roberto Danese
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