Paesaggi di brutale bellezza, alcol e fucili, rabbia e rassegnazione. Segherie abbandonate; vecchie baracche dove si gioca a poker e le partite rischiano di finire a colpi di pistola, bar fumosi in cui tutti gli avventori si conoscono, e molti coltivano antichi rancori. Figli senza padri, alla deriva; famiglie nelle quali nessuno lavora, ma che l'assistenza sociale sembra aver dimenticato. E ad aleggiare su tutto, l'amore lancinante e doloroso per una terra da cui si parte – ma quasi sempre per farvi ritorno e rimanere – e una testarda, assurda, commovente speranza di riscatto. Con Nelle terre di nessuno, Chris Offutt ha scritto uno tra gli esordi più fulminanti degli ultimi decenni, aggiungendo alla grande tradizione del racconto americano un nuovo, potente capitolo. Le sue storie, dure ma cariche di emozione, ci guidano in un Kentucky solo apparentemente marginale, e sanno narrarci con profonda empatia la sublime desolazione, il culto della violenza e la fame d'amore che si nascondono nell'America più ignota e dimenticata; in quei paesi che, come scriveva Mark Strand, nessuno visita mai. )
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