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Anno edizione: 2020
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Alla sua quarta prova nel genere thriller, Marina Di Guardo conferma la rara capacità di sposare con inedito successo intrecci imprevedibili e ricchi di suspense a forti prese di posizione su terribili temi di cronaca vera.
Irene, giovane illustratrice di talento, vive da anni ostaggio del marito Gianluigi, manager geloso e violento, convinta, come tante altre vittime di violenza domestica, di meritarsi la semi-segregazione a cui lui la costringe a forza di minacce e lividi. All'indomani dell'ennesimo litigio, grazie al sostegno di Alice – l'amica d'infanzia trapiantata a Londra – Irene trova finalmente il coraggio di ribellarsi: mentre il marito è al lavoro, carica in macchina la loro piccola figlia Arianna e scappa da Milano, per correre verso un piccolo paese di provincia nella casa in cui è cresciuta e che i genitori le hanno lasciato in eredità. Gianluigi però la rintraccia prima del previsto, e le ordina di tornare in città, preannunciando ritorsioni – non solo da parte dei suoi avvocati. Irene sente le forze già esili cedere, ma nel paese scopre insperati alleati: un'anziana vicina di casa, un negoziante che forse ha un debole per lei… Purtroppo, inquietanti incidenti minacciano presto la sua fragile serenità. Irene nonostante tutto cerca faticosamente di rimettere insieme i cocci della sua vita, ma tutto precipita quando chi dovrebbe proteggerla da Gianluigi viene ritrovato brutalmente assassinato…Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ho letto tre libri di questa autrice nel giro di pochi giorni. La lettura scorre piacevole e intensa e sono rimasta incollata alle pagine per sapere come sarebbe continuata la storia. Questo libro in particolare mi è piaciuto particolarmente. Consiglio vivamente i libri di Marina di Guardo per chi cerca thriller appassionanti con storie femminili avvincenti.
Qualche sera fa ho finito di leggere “Nella buona e nella cattiva sorte”. Mi è piaciuto tantissimo: lo trovo avvincente, sorprendente, mozzafiato, con un doppio finale che veramente lascia senza parole ed esterrefatti. Inoltre, questo libro ha saputo trasmettermi emozioni forti per le tematiche trattate che non sono per niente da ignorare. Non è un semplice libro perché l’insegnamento che vuole darci è importantissimo e il modo in cui riesce a farlo arrivare al lettore è impressionante, pazzesco, ogni parola non è messa lì completamente a caso ma ha un prezioso valore. Oltretutto, la lettura è risultata molto scorrevole, anche per la forte suspense creata. Insomma, credo che ognuno di noi debba leggere almeno una volta nella propria vita questo meraviglioso capolavoro❣️
Sono rimasta piacevolmente colpita dalla bravura dell’autrice. Storia ben raccontata, scrittura ottima e capitoli corti come un vero thriller deve avere. Della fine non ne parliamo, ricchi colpi di scena finali. Consigliato e leggerò anche tutti gli altri libri dell’autrice.
Recensioni
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Irene è una trentacinquenne illustratrice per bambini, di grande talento, e vive in un appartamento da sogno a Milano. Con la sua bimba Arianna, nove anni e mezzo, fugge da un marito da cui subisce da tempo violenze fisiche e psicologiche, e si rifugia nella casa sul lago dove aveva vissuto con i suoi genitori da piccola. Un luogo dove il marito riesce a trovarla, ma dove può anche contare sulla solidarietà, l’aiuto, la protezione di vecchie e nuove conoscenze che però non sempre riescono a tutelarla, ma spesso a loro volta diventano vittime di una furia inaudita.
“Nella buona e nella cattiva sorte” (Mondadori) è un giallo che si dipana tra indizi e colpi di scena, ma è anche qualcosa di più: è un’introspezione psicologica nei personaggi e un modo per affrontare, da parte di Marina Di Guardo, argomenti di valenza sociale molto forti, come appunto la violenza fisica e psicologica su donne e bambini, ma anche il bullismo.
«Sin da bambina – ha sottolineato la scrittrice durante una recente presentazione del libro a Luino – ho sentito l’esigenza di raccontare e di raccontarmi, anche se, scrivendo thriller, non si tratta di un raccontare autobiografico, ma raccontare storie, paure, emozioni, paesaggi».
E in questo romanzo al cardiopalma il paesaggio è un grande protagonista che in qualche modo si ricollega ai ricordi di Marina Di Guardo: seppur mai esplicitato, sono il lago Maggiore e il Luinese a essere l’ambiente di svolgimento della storia, in una sorta di contraltare, di contrasto tra la bellezza quasi idilliaca del luogo e le angosce che attraversano la protagonista del noir.
Proprio a proposito di Luino, Marina Di Guardo non ha nascosto l’emozione nell’esserci tornata con questo libro: qui ha vissuto dai 7 ai 10 anni, figlia di un medico che per lavoro si spostava spesso. «Mi ricordavo perfino la ringhiera del lungolago e sono andata subito a cercare la casa dove ho vissuto – ha raccontato durante la presentazione del libro -, mi sono fatta spiegare i cambiamenti. Ricordo la mia meravigliosa maestra Angela Santostefano, che oggi non c’è più, donna di incredibile umanità e dolcezza, che ci portava a fare lezione all’aperto, nei boschi, nel verde, e che per anni, dopo che avevo lasciato Luino per trasferirmi a Milano, mi ha scritto lettere per sapere come stavo. Di Luino ho ricordi indelebili di un posto idilliaco, ho sensazioni che mi sono rimaste dentro. Anche per raccontare i paesaggi che ho descritto nel libro c’è stato qualcosa che si è agitato dentro di me».
Le immagini dei paesaggi sono in effetti loro stesse personaggi vivi del romanzo, nel quale Marina Di Guardo si cala nella psicologia della persona che subisce un atto di violenza ripetuto. Perché anche un romanzo può aiutare a riconoscere e a prevenire situazioni drammatiche.
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