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#freesdrumox Libro bellissimo
Libro di estremo interesse che illustra, raccogliendole tutte assieme, le molteplici e diversificate nefandezze che caratterizzano l'odio verso chi e' (apparentemente) diverso. La lettura scorre veloce. Incredibilmente, la validita' di quanto rappresenta Stella trova conferma anche in qualche delirante commento al libro stesso (vedi sotto) .......
Se il mio insegnante non mi avesse detto di leggerlo, non l'avrei mai comprato. E una volta comprato avrei letto solo l'introduzione: l'autore ha utilizzato il suo noto nome per pubblicare un'indagine che se fosse stata scritta da me sarebbe stata subisto cestinata. Centinaia di pagine occupate da dati e scorrevole come l'olio di vasellina.
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«Questa idea di essere al centro del mondo, in realtà, l'abbiamo dentro tutti. Da sempre. Ed è in qualche modo alla base, quando viene stravolta e forzata, di ogni teoria xenofoba. Tutti hanno teorizzato la loro centralità. Tutti». Gian Antonio Stella, inviato del Corriere della Sera e autore con Sergio Rizzo del grande successo La casta, ha deciso di scrivere un saggio sul razzismo partendo da questa considerazione: la fissazione di essere il cuore della terra, si traduce spesso e quasi sempre in pretesa di egemonia, di «purezza» etnica, o di eccellenza razziale.
Che siano certi vecchi «venessiani de Venezia» a escludere i «foresti», o gli egiziani a sostenere che l'Egitto è «Um ad-Dunia» cioè «la madre del mondo», o gli indiani a credere che il cuore del pianeta sia il Gange, o gli ebrei a considerarsi «il popolo eletto», o gli africani occidentali a pensare che il Kilimanjaro sia l'ombelico del mondo, per capire la nuova ondata di intolleranza bisogna partire da qui. Secondo Stella questa ossessione feticista dell'identità, del «sangue puro» e della «zolla» di appartenenza determina oggi la deriva xenofoba alla quale assistiamo. Negli stadi, su internet, nelle spedizioni squadristiche, nell'avanzata dei partiti politici razzisti, il giornalista veneto ritrova quell'urlo («Andate tutti a 'fanculo: negri, froci, giudei & co.!») letto su un muro delle nostre città e scelto volutamente come titolo forte per questo suo saggio, proprio per rimarcare la gravità di quello sfregio e per segnalare il pericolo che incombe sulla nostra società.
Il viaggio dell'editorialista parte dall'Europa, dall'onda nera dei partiti etnici, delle milizie e dei giustizieri politici spuntati un po' dappertutto, dal Tamigi al Don, per dare la «caccia al diverso», all'immigrato, asiatico o rom che sia. Prosegue con il razzismo all'italiana, nelle sue varianti colonialista, in nome dei vecchi Savoia, antisemita e nostalgica in nome del Duce o, per arrivare ai nostri tempi, nella versione leghista con le uscite dei vari Borghezio, Boso, Bossi e Gentilini contro neri, zingari e clandestini. Il dilagare di questo «etnocentrismo esasperato e ridicolo» ha portato, proprio come al tempo degli antichi Romani che vedevano la loro capitale come caput mundi, al terrore delle orde barbariche che è entrato negli incubi degli occidentali, e oggi di nuovo si grida: «arrivano i barbari, feroci come belve!».
Stella rievoca le mattanze dei nazionalismi serbo e croato nelle guerre balcaniche, recupera dai libri di Tucidide l'odio tra attici e tebani, o dai dati dei cronisti dell'epoca i tanti morti per le guerre civili tra Siena e Firenze, due città entrambe toscane, italiane e cattoliche ma che si combatterono a lungo. Furono miriadi nei secoli le «pulizie etniche» nei confronti degli «altri», e questo odio si è costruito riscrivendo la storia su misura di certi pregiudizi, o di determinate paure. Il razzismo si alimenta di questa ignoranza e inventa leggende. Come quella di chi sostiene che ad Auschwitz ci fosse una piscina per i detenuti, o che papa Wojtyla fosse un «giudeo» infiltrato nella chiesa per un complotto sionista. O come la paura di oggi delle rapine nelle ville da parte degli albanesi, quando invece - ricorda Stella - a metà Ottocento sotto gli Austriaci si verificavano molti più crimini, stupri e omicidi per mano di veneti.
Un libro intenso, ricco di dati e di storie, che ci ricorda le radici di un disprezzo antico, e nuovissimo al tempo stesso. Un saggio che fa riflettere sulla stupidità e sugli spropositi deliranti di tutti i fanatici di ogni tempo e luogo.
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