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Meno di niente. Hegel e l'ombra del materialismo dialettico. Vol. 1
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Meno di niente. Hegel e l'ombra del materialismo dialettico. Vol. 1 - Slavoj Zizek - copertina
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Meno di niente. Hegel e l'ombra del materialismo dialettico

Descrizione


Platone, Hitchcock, l'Essere e il Nulla, Fichte, la fisica quantistica, la realtà delle finzioni, il Nirvana, Marx, Freud, la plebe, la follia, il sesso... e soprattutto Hegel e Lacan, anzi, più precisamente, la riscrittura lacaniana della dialettica di Hegel. "Meno di niente", l'ultima fatica filosofica di Slavoj Zizek (di cui qui pubblichiamo le prime due parti; le seconde due nel 2014) è un libro sterminato, che sembra voler parlare di "tutto quanto si trova sotto il cielo". Ma è anche un'opera destinata a far ricredere quanti considerano Hegel come il filosofo del "Sapere assoluto" che fagocita ogni cosa e la filosofia post-hegeliana (che spesso è filosofia anti-hegeliana) come ciò che pone rimedio a questa follia idealista. Perché la nostra situazione è identica a quella con cui doveva fare i conti Hegel e, forse, l'unico modo che abbiamo oggi di prevenire la catastrofe, di fermare l'accelerazione capitalistica, animata da un'implacabile pulsione di morte, è ripetere Hegel. Tuttavia, che cosa accadrebbe se per questa via approdassimo a una semplice quanto sconvolgente conclusione? "Se c'è qualcosa anziché il nulla, ciò non avviene perché la realtà ecceda il mero nulla, ma perché la realtà è meno di niente". Contiene le prima due parti: "Il drink prima" e "La cosa stessa: Hegel".
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Dettagli

2013
31 ottobre 2013
700 p., Brossura
9788862207386

La recensione di IBS


Non è la fine della storia profetizzata da Fukuyama vent’anni fa, quella di cui Žižek racconta nel corpus bulimico della sua opera, che cresce di giorno in giorno e sempre più ci appare sponda bibliografica alla mole torreggiante del cosiddetto “gigante di Lubiana” .
No: la storia continua a fare placidamente il suo corso, anche dopo la fine della guerra fredda e in pieno climaterio globalizzante.
È che a furia di gridare “Al lupo! Al lupo!” a qualunque stormir di fronda che venisse dall’esterno delle nostre turrite cittadelle di benessere, abbiamo finito col credere davvero che il lupo fosse un altro, invece che cercarne il pelo e i vizi dentro di noi, e ora che il sistema si sta rivelando corroso sin dalle fondamenta e pare in procinto di implodere, non possiamo far altro che scrivere un bel coccodrillo, sederci sulla sponda del fiume e aspettar di vedere passare il nostro cadavere, sospinto da una corrente impetuosa e con gli occhi sbarrati per la sorpresa.
Referto dell’autopsia: il capitalismo è morto a causa di una dieta dissennata, troppi trigliceridi e fette di salame sugli occhi.
Naturalmente vedere il mondo come un “dentro” contrapposto a un “fuori”, o un “noi” opposto a un “grande altro” qualunque, è molto lacaniano, e quindi molto tipico di Žižek.
Ma quel che conta, con i libri di questo filosofo, è la capacità espositiva, talmente brillante e ricca di suggestioni eterogenee da rischiare a volte di offuscare la densità e la puntualità dei temi che Žižek sceglie di indagare. Con “Meno di niente”, Žižek sembrerebbe aver deciso di prendere il toro per le corna, e gettarsi a capofitto nel suo opus magnum (opus del quale quella che abbiamo fra le mani è solo la prima parte. La seconda uscirà nel 2014): qui la modesta proposta è quella di spezzare il cortocircuito cui il capitalismo sembra essersi condannato, ripartendo da Hegel e dalla sua dialettica. Ma come avvicinarsi a un testo tanto denso, e la cui comprensione approfondita richiede certamente una conoscenza non superificiale dell'idealismo tedesco, e in particolar modo della Fenomenologia dello spirito?
È lo stesso Žižek a suggerircelo: mettendoci innanzitutto a nostro agio, e sorseggiando un drink ("Il drink prima" è il titolo della prima parte del libro, parte che prelude a "La cosa stessa: Hegel") che disporrà il nostro spirito ad accogliere questa torrenziale ebbrezza materialistica.
Avvicinando il libro, insomma come si trattasse di un Hegel for dummies, e tenendo ben a mente che "ripetere" Hegel oggi, alla luce della mutazione storica verificatasi negli ultimi cinquant'anni, per il nostro significa necessariamente filtrare Hegel stesso attraverso Lacan.
Niente paura, però: il bello di Žižek è che a passeggiare con lui fra le rovine del presente, si torna sempre a casa più ricchi di come si era partiti. "La situazione è disperata", sembra sussurrarci all'orecchio con la sua inconfondibile esse blesa, "ma non è seria".
Intelligenza e humour sono dispensati a piene mani, e ci vengono somministrati in dosi non omeopatiche, così che alla fine di ognuno dei capitoli di cui si compone il libro, avremo l'impressione di aver fatto il pieno di stimoli e suggestioni grazie ai quali guardare con occhi un po' diversi e una consapevolezza nuova al mondo in cui viviamo.

A cura di Wuz.it

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Conosci l'autore

Slavoj Zizek

1949, Lubiana (ex Jugoslavia)

È fra i più innovativi e carismatici pensatori del nostro tempo. Insegna nella sua città natale e in molti atenei americani ed europei. L'esposizione del suo pensiero ha aspetti divulgativi grazie ai suoi continui riferimenti alla letteratura e al cinema popolari contemporanei. È autore di moltissimi volumi, tra i quali Benvenuti nel deserto del reale (Meltemi, 2002), Tredici volte Lenin (Feltrinelli, 2003), Il soggetto scabroso (Raffaello Cortina, 2003), L’epidemia dell’immaginario (Meltemi, 2004), Il cuore perverso del cristianesimo (Meltemi, 2006), Leggere Lacan (Bollati Boringhieri, 2009), Un anno sognato pericolosamente(Ponte alle Grazie), In difesa delle cause perse (Ponte alle Grazie 2013), L'oggetto sublime dell'ideologia (Ponte alle Grazie...

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