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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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La Madre di Eva - Silvia Ferreri . Questo potente ed unico Romanzo racconta un'esperienza particolare in un giorno particolare. Eva, la protagonista, vuole smettere di essere Eva, vuole cambiare sesso e vuole diventare uomo. Decide di sottoporsi all'operazione che le consentirà di realizzare il suo desiderio, e di diventare finalmente se stessa, o meglio, se stesso. A raccontare questo percorso è la sua mamma, da un corridoio dell'ospedale mentre aspetta che suo figlio rinasca per la seconda volta. . C'è la madre seduta davanti alla porta di una gelida sala operatoria che ripensa e soffrendo, racconta la sua difficile esperienza genitoriale fatta di amore misto a senso di colpa per aver generato una figlia imperfetta. C'è Eva, adolescente, che cerca di crescere vivendo la sua mascolinità a costo della solitudine con la frustrazione di "essere" in un corpo che non ha mai sentito suo. Ho amato questo Romanzo dalla prima all'ultima pagina, mi sono commossa, mi sono posta tanti interrogativi, mi sono calata nella parte della madre... È stato uno dei Libri che maggiormente mi ha toccata; è scontato dire che ne consiglio la lettura, piuttosto sono grata di poter leggere Libri di questo calibro.
Libro molto forte e duro.
Mi è piaciuto immaginare questo testo messo in scena in uno di quegli spettacoli con un unico attore. La gamma delle emozioni oscilla continuamente tra la ferocia e la dolcezza, e non si può non sviluppare una certa empatia nei confronti della protagonista. Non possiede il respiro e l'ampiezza di un romanzo (era candidato allo Strega 2018) ma si tratta comunque di un buon libro.
Recensioni
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I vincitori del concorso "Caccia allo Strega 18"
Rahmaya - Recensione stregata scelta da Silvia Ferreri
La vita di Eva ha rappresentato un lungo e tortuoso percorso arrivato al riconoscimento di un’identità di genere che non corrisponde al sesso che la natura, a volte madre compassionevole, a volte strega maligna, le ha donato. Eva infatti, fin da bambina, si sente un maschio. Finalmente il giorno in cui diventa maggiorenne si sente libera di intraprendere la sua strada e di prendere la decisione più importante della sua vita: quella di cambiare sesso. È proprio all’interno di una clinica in Serbia che inizia questo racconto, che ha per voce narrante la madre di questa ragazza: “Sono qui Eva, sono accanto a te. Sono seduta nel corridoio freddo di fianco alla sala operatoria, dove tu sei sdraiata, nuda, per l’ultima volta donna, bambina, femmina”. Da qui comincia una lunga e potente narrazione, che però mantiene lucidità pur nella sua estrema angoscia. Dove Eva vede un nuovo inizio, sua madre vede un pauroso baratro, ma dovrà lottare per l’accettazione. Commovente e profondo.
Mr. Ink - Diario di una dipendenza
Romanzi in sala d'attesa. Autrici che in prima persona scrivono a nome di mamme e padri, sorelle e fratelli. Nel letto di una stanza inaccessibile, c'è una persona che amano o hanno amato. Sotto i ferri. La madre di Eva è l'ultima di quelle signore di mezza età accasciate su una sedia. Sembra la versione sbagliata di un mito cosmogonico, il suo: una figlia chiamata come la prima abitatrice del Creato che nell'Eden, per ironia della sorte, avrebbe voluto essere Adamo. La bambina a Halloween vuole vestirsi da vampiro, non da STREGA, e al suo quinto Natale chiede un pisellino in regalo. Per i diciotto anni, invece, un viaggio esotico ma senza il biglietto del ritorno. Almeno non con il nome dell'andata, non con quel corpo per il check-in all'aeroporto. L'esordiente Silvia Ferreri, finalista al Premio Strega, utilizza un monologo classico per parlarci di un dramma inconsueto. Sono necessarie una violenza indicibile e una prosa quasi primordiale per una seconda nascita a colpi di bisturi: per chiamare, e farsi chiamare, con un nome alternativo. La transessualità è per sua stessa definizione un viaggio. Non lo si fa da soli. Una mamma combattuta fino all'ultimo tra abiezione e orgoglio è lì in caso serva una trasfusione urgente, per ricomporre con scotch e pazienza foto di famiglia strappate in coriandoli. Si alternano in disordine passato e presente, desideri e ricordi. E la voce della Ferreri, a tratti, potrebbe confondersi con quella di altre colleghe che aspettano all'ospedale buone nuove. La peculiarità delle famiglie infelici a modo loro rende incomparabile e speciale, tuttavia, il dolore della Madre di Eva. Nel bozzolo di lenzuola dell'ultimo sonno di chi l'indomani si sveglierà farfalla. Alessandro.
Giovanna
Silvia Ferreri, giornalista e scrittrice, ci lascia disorientati con la sua scrittura lucida, affilata, autentica. Una sorta di monologo quello che esegue la madre di Eva, ragazza diciottenne, che si reca in una clinica serba per subire un’operazione. La madre è lì in attesa, in un miscuglio di sentimenti che la riportano a ricordare ciò che era sua figlia e non sarà più. Infatti Eva ha deciso di cambiare quel corpo che non ha mai sentito suo, di diventare ciò che ha sempre desiderato: un uomo. La Ferreri, come abile strega, mescola nel suo calderone il dolore, il conflitto interiore, la colpa, la rabbia, che vengono neutralizzati da un qualcosa di sacro: l’amore di una madre verso il proprio figlio, un amore che non ha sesso e non ha tabù.
Francesca
Parole. Gocce di pioggia lavano anime e ricordi. Piovono pensieri sofferti. Violento temporale sulla terra arsa dal dolore umano. Quello di Eva è un cuore puro ma afflitto. La Natura, con lei, non è stata Madre ma Strega. Portatrice infame di ingiusto tormento, usurpatrice di sogni. Creatura ferita ancora capace di levarsi in volo, verso la vita, incontro alla libertà. Schiava di un corpo che non le appartiene. Vittima del giudizio altrui. Una mano si posa lieve sul suo capo, in un gesto d’amore. È quella di sua madre, che non è fata, non è angelo e non è strega. È solo una mamma che teme, soffre e si interroga sui desideri di quel germoglio bocciato nel suo ventre. Sangue del suo sangue. Spogliandosi, petalo dopo petalo, del peso delle aspettative, getta la chiave dello scrigno che custodisce i ricordi e la storia della loro famiglia. Verità dormivano quiete ma ora sono pronte a tornare, per travolgere e sommergere. Acqua fresca a far nascere nuova speranza. Una storia che commuove, lasciando sopraffatti da intense riflessioni, rapiti da fragilità e forza dell’animo umano.
Maria
"La madre di Eva" è appunto la storia di una madre. Una madre che si trascina dietro un fardello pesantissimo. Una donna che, seduta in un corridoio di una clinica serba, a due passi dalla sala operatoria nella quale stanno smembrando e ricostruendo sua figlia, ripercorre col pensiero tutte le tappe della sua vita. In una sorta di flusso di coscienza che mescola pensieri e ricordi, continua a chiedersi dove ha sbagliato, se avesse potuto in qualche modo prevedere e cambiare il corso degli eventi e se stia facendo la cosa giusta assecondando la figlia in quella che a tutti sembra una follia. È una donna debole ma anche forte. Si racconta e scopriamo che è una persona colta, intelligente e a tratti anche un po' snob che, fin dall'inizio, aveva fatto di tutto per essere una buona madre. Non voleva essere rigida né severa né autorevole, voleva essere comprensiva, amorevole, dolce e aveva provato a crescere Eva in un ambiente sereno, stimolante e gioioso. Ciò non era bastato a non farla apparire spesso come una strega, una nemica agli occhi di sua figlia prima e durante l'adolescenza. Il motivo dei loro scontri e delle inquietudini di Eva non è però lo stesso di tutti i ragazzi della sua età. Lei, come tutti, si sente diversa e, a differenza di tutti, lo è per davvero.
La motivazione di Ottavia Piccolo per la candidatura al Premio Strega
«Sono molto felice di potervi segnalare un romanzo che ho molto amato e che spero anche voi amerete allo stesso modo. Si tratta de La madre di Eva, di Silvia Ferreri, edito da Neo Edizioni. L'ho avuto dalle mani di un'amica attenta ai nuovi autori. L'ho cominciato in treno tornando verso casa e non sono riuscita a chiuderlo fino alla parola “fine”. Ho macinato pagine durante tutto il viaggio, e poi a casa, fino alla conclusione. La prima lettura è stata realmente sconvolgente. Vi scrivo ora, dopo qualche giorno, dopo aver fatto sedimentare il vortice di emozioni che mi ha provocato. E lo faccio per raccomandarvene la lettura, senza dubbio, senza indugio. Sono certa che sia importante che un libro così potente venga sottoposto all'attenzione degli Amici della Domenica. È la storia di una madre e di una figlia. La più grande e antica storia d'amore al mondo. Raccontata dalla voce della madre seduta in una sala operatoria, il giorno in cui la figlia sta per affrontare la chirurgia per cambiare sesso. E ci porta la voce della madre, mentre nella sala accanto estirpano gli organi sani della figlia, nel racconto della loro vita, dall'amore tra lei e il compagno, alla nascita della bambina, all'estrema felicità di due nuovi genitori per la loro piccola appena nata, fino alla crescita, i primi dubbi, i timori, la paura di vedere, di sapere, fino al riconoscimento della verità. È una storia di tormento e dolore, di rabbia e di fatica, ma soprattutto di straordinario amore. Silvia Ferreri, giornalista, non nuova alla scrittura, è qui alla sua opera prima nel romanzo, ed è capace di trascinare il lettore davvero in profondità. Lo fa con una scrittura lucidissima e affilata per regalarci un romanzo struggente e potente. Come l'amore che rappresenta. Sono certa che la sua lettura non vi lascerà indifferenti.»
“Sono qui Eva, sono accanto a te. Sono seduta nel corridoio freddo di fianco alla sala operatoria, dove tu sei sdraiata, nuda, per l’ultima volta donna, bambina, femmina. Non mi senti e non mi vedi ma sono qui. Non ti lascio. Ho promesso che sarei stata fino alla fine e sono qui. Ti ho portata in capo al mondo a farti smembrare come un agnello sacrificale e resto con te fino al compimento di questo sacrificio estremo. Fino a quando tu non sarai più tu e al posto tuo ci sarà una persona nuova.”
La madre di Eva è in un gelido corridoio di una clinica Serba, ad attendere che la figlia esca dalla sala operatoria dopo una dolorosa e complessa operazione per il cambio di sesso.
Eva ha diciotto anni ed è intrappolata in un corpo femminile che non riconosce, non gli appartiene, e lei lo sa da sempre. Per questo con estremo coraggio e determinazione ha deciso di liberarsi di quel corpo non suo, facendosi operare.
Mentre Eva è sotto i ferri, la madre, voce narrante del romanzo, inizia un dialogo muto con la figlia, ripercorrendo la propria vita e quella di Eva passo per passo, in un monologo sofferente, pieno di dolore, rabbia e risentimento, che si apre a una riflessione su tutta la sua vita: come figlia, come donna, come moglie, e soprattutto come madre.
Il lettore segue, tramite questo filtro, il calvario attraverso cui deve passare Eva, da quando iniziano le prime avvisaglie della sua diversità rispetto alle altre bambine, attraverso un‘adolescenza più che travagliata, fino alla sua decisione radicale. Ma non è Eva la protagonista del romanzo. È la madre, che deve fare i conti con la sua rabbia e frustrazione di fronte alla figlia che non riesce a comprendere e appoggiare fino in fondo, ma nonostante questo è lì, ad aspettare che esca dalla sala operatoria con una identità esteriore che finalmente rispecchi quella interiore. La madre di Eva, di fronte alla diversità e sofferenza della figlia si sente inadeguata e impotente nel suo ruolo.
Con il suo esordio letterario Silvia Ferreri ha creato un personaggio estremamente tragico proprio per la sua umanità. Prendendo le mosse da una questione delicata come il cambio di sesso, ha scritto un romanzo privo di giudizi moraleggianti ed estremamente reale sul difficile compito di essere madre. La tragica esperienza di Eva passa quasi in secondo piano, per lasciare spazio al monologo di una madre che non riesce a condividere le scelte di una figlia che decide di distruggere quello che lei ha creato. E la madre di Eva non è decisamente una madre perfetta: fa tanti errori, prova risentimento nei confronti di quella figlia che non è come avrebbe voluto che fosse, fino al punto da diventare quasi odiosa agli occhi del lettore. E risiede proprio qui la forza del personaggio, non forte e idealizzato, ma dolorosamente reale e imperfetto.
Recensione di Flavia Scotti
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