(Corsignano d’Oria, ora Pienza, Siena, 1405 - Ancona 1464) umanista italiano, papa col nome di Pio II. Dotato di profonda cultura umanistica (fu allievo di M. Sozzini e, forse, di F. Filelfo, e amico di P. Bracciolini, L. Bruni, Guarino Veronese e del Panormita), prese parte al concilio di Basilea come segretario del cardinale Capranica: di qui i tre libri De gestis basileensis concilii (1440), le cui tesi conciliari furono poi sconfessate nell’epistola De rebus Basileae gestis stante vel dissoluto concilio (1450) e nella bolla Execrabilis (1460). Nel 1442 ricevette la corona poetica da Federico III ed entrò nella cancelleria imperiale di Vienna, dove restò fino al 1444. Sono di quell’anno un romanzo passionale, la fortunata Historia de duobus amantibus (in forma di lunga epistola all’amico M. Sozzini), la commedia di stampo e lessico plautino Chrysis, il De curialium miseriis: opere la cui spregiudicatezza non nasconde, specialmente nell’Historia, un fondo di amara malinconia; del 1446 il De ortu et authoritate romani imperii, esortazione rivolta ai potenti di un’Europa divisa e in difficoltà contro l’avanzata dei Turchi. Presi gli ordini sacri nel 1447 e nominato vescovo di Trieste e poi di Siena (1450), nel 1452 sostenne la necessità di una crociata, bandita dal papa l’anno successivo. Continuò intanto la sua produzione umanistica con l’Historia Federici III imperatoris (terminata poco prima del 1458) e con un’incompiuta Cosmographia (1461) in 3 parti, rispettivamente De ritu, situ, moribus et conditione Germanorum, De Europa e De Asia. Eletto papa nel 1458, non abbandonò la letteratura, rivelandosi memorialista elegante e incisivo con un’autobiografia priva di reticenze, nonostante il fine autoapologetico: i Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contigerunt, pubblicati solo nel 1584 da F. Bandini Piccolomini, arcivescovo di Siena, che li rimaneggiò profondamente anche sotto l’aspetto stilistico e li presentò come opera di G. Gobellino (italianizzazione del nome del copista austriaco Joh. Göbelin, autore di un codice miniato dei Commentarii). Nonostante l’impegno e le risorse profusi nella costruzione di Pienza, l’idea di fondo del suo pontificato rimase la crociata. La bandì solennemente a Mantova nel 1459 e morì quando, da Ancona, si accingeva a guidarla personalmente, dopo aver tentato, con una lettera di interesse e significato straordinari (Epistola ad Mahometem, 1460), di risolvere pacificamente il problema turco invitando alla conversione lo stesso Maometto II e promettendogli la corona imperiale.