Giuseppe D’Agata ricorda ancora la soddisfazione che provò quando, negli anni ’70, la commissione parlamentare incaricata di preparare la legge istitutiva del nostro Sistema sanitario nazionale, acquisì Il medico della mutua come un vero e proprio documento sullo stato della sanità italiana. Un romanzo che diventa un documento non capita spesso. Piuttosto avviene il contrario. D’Agata è un bolognese di origini molisane. Ragazzo partigiano della Brigata Matteotti SAP, batterista nell’orchestra del circolo Elf, poi testa a posto e laurea in medicina. Più tardi Roma e la Rai. Vince un concorso ma viene assunto qualche anno dopo, con la riforma del ’75. L’avere partecipato alla Resistenza valeva anche allora la qualifica di sovversivo. E altri romanzi, naturalmente. Da L’esercito di Scipione a La cornetta d’argento, da Il circolo Otes a Primo il corpo e America oh kei; e Il dottore, Il merciaio di Cracovia, Il ritorno dei Templari, I ragazzi del coprifuoco e Il segno del comando.