Compositore. Allievo di Sala e Tritto al Conservatorio della Pietà dei Turchini a Napoli, esordì come operista a Roma nel 1796. Attivo per due anni a Palermo (1799-1801), nel 1803 si trasferì a Parigi, dove conquistò il favore di Giuseppina Bonaparte e poi quello di Napoleone. Trionfale fu l'accoglienza alla sua opera La Vestale (1807), che l'imperatore premiò con una donazione di 10.000 franchi. Divenuto praticamente il compositore ufficiale dell'impero, S. colse un altro trionfo con il quasi allegorico Fernando Cortez (1809), che sottintendeva la celebrazione dei fasti napoleonici. Diresse il Théâtre Italien dal 1810 al 1812 e nuovamente dal 1814; ma con la Restaurazione il suo prestigio decadde. Naturalizzato francese nel 1817, tre anni dopo lasciò Parigi per Berlino, chiamatovi da Federico Guglielmo iii. Divenne maestro di cappella a corte e direttore generale della musica, ma dopo pochi anni si trovò coinvolto in manovre oscure e sfavorevoli. Nel 1840 subì un processo, dal quale uscì condannato a nove mesi di carcere «per lesa maestà». Nel 1842, tuttavia, Federico Guglielmo iv gli assegnò una pensione vitalizia e lo liberò da ogni impegno. Tornò a Parigi e viaggiò a lungo in Germania e in Italia prima di rientrare definitivamente, nel 1850, al paese natale. Deluso dal mezzo fallimento di Olimpia a Parigi (1819), S. aveva notevolmente rallentato l'attività produttiva. Dopo le quattro opere composte a Berlino – Lalla Rook (1821), Nurmahal (1822), Alcidor (1825) e Agnes von Hohenstaufen (1829) – non scrisse più che alcune pagine occasionali. S. è, con Cherubini, il più importante esponente del teatro musicale italiano nel periodo compreso tra Cimarosa e Paisiello da un lato e Rossini, Bellini e Donizetti dall'altro. Dopo alcuni insignificanti tentativi (una decina di opere anche comiche precedettero il suo esordio sulle scene parigine), tutti orientati sui modelli della scuola napoletana, il contatto con l'ambiente francese e con gli effetti della riforma gluckiana provocò in S. un totale ripensamento della concezione operistica, indirizzandolo verso una coscienza drammatica (non immune, per altro, da atteggiamenti retorici e oleografici) che trova il suo vertice nella famosa Vestale, opera neoclassica esemplare, degna di rappresentare un'intera epoca. Il genio di S. si espresse con quasi pari vigore in almeno due altre opere, il Cortez e l' Agnes, che costarono all'autore continue rielaborazioni. Dalle sue esperienze il melodramma europeo trasse enorme giovamento; anche Rossini, Meyerbeer, Auber, Weber, Wagner avvertirono il significato della sua lezione.