Padre della chiesa di lingua latina, santo. Nacque da padre pagano, Patricius, battezzato poco prima della morte, e da madre cristiana, Monica, che ebbe un influsso decisivo sull’evoluzione spirituale del figlio. A., dopo le dissipazioni giovanili, appagò la sua ansia di certezze con la filosofia (attraverso l’Hortensius di Cicerone) e poi, nel 374, con l’adesione al manicheismo. Maestro di retorica a Cartagine (375-383), si trasferì a Roma, poi a Milano dove, per interessamento del praefectus urbi Simmaco, ebbe una cattedra di retorica (384). A Milano subì l’influsso di Ambrogio e, anche tramite suo, si rivolse al neoplatonismo (Plotino e Porfirio). Si trattò di una esperienza intellettuale intensa, che lo condusse al superamento del manicheismo e alla rinuncia del sapere retorico. Dopo alcuni mesi di meditazione nel ritiro di Cassiciacum, ricevette da Ambrogio il battesimo nel 387. Poco dopo moriva a Ostia la madre. Nel 388 tornò a Tagaste, dove visse tre anni di vita monastica; nel 391 fu consacrato prete a Ippona e, nel 395, vescovo della medesima città, dove rimase fino alla morte.
La sua vita, e soprattutto l’esperienza spirituale che accompagnò la conversione, è narrata, in un continuo dialogo con Dio, nelle Confessioni (Confessiones, 13 libri), scritte tra il 397 e il 401. È l’opera più originale di A. dal punto di vista letterario, meritatamente famosa per l’introspezione psicologica, il travaglio e l’acutezza della speculazione. Si tratta di una sorta di autobiografia (ma gli ultimi tre libri riguardano i primi capitoli della Genesi), in un continuo contrappunto tra una storia personale che tende all’autodistruzione e le tracce di salvezza introdotte in essa da Dio. Letterariamente assai pregevole è anche la sua opera più ponderosa, il De civitate Dei, in 22 libri (413-426), colossale sistemazione della cultura antica e della dottrina cristiana in una interpretazione teologica della storia. Tra le altre opere filosofico-teologiche, sono da ricordare il De Trinitate (15 libri), il Contra academicos (3 libri), il De immortalitate animae, il De doctrina christiana (4 libri), il De vera religione; scrisse inoltre 363 sermoni e 270 epistole. Fu il neoplatonismo a fornire ad A. la struttura filosofica della sua speculazione teologica. Ma sarebbe errato ridurre al neoplatonismo la speculazione agostiniana: basti considerare l’originalità della trasformazione in senso cristiano della triade neoplatonica, divenuta esse-nosse-velle in Dio. Ma soprattutto l’atteggiamento stesso di A. non è quello di un filosofo. Lo dimostra un’opera che scrisse in età avanzata (426), le Retractationes, nella quale passa in rassegna tutta la sua attività di scrittore, giudicando se stesso con estrema sincerità. Il problema dei rapporti tra religione e cultura, tra fede e ragione impegnò costantemente A. e si risolse sempre a favore del trascendente, pur non rinnegando le conquiste e le prerogative della ragione, giacché «si crede a patto di comprendere e si comprende a patto di credere».
Fonte: Enciclopedia della Letteratura Garzanti 2007