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Nelle eleganti edizioni Archinto sono uscite queste 23 lettere proustiane, scritte in otto anni -tra il 1908 e il 1916- e indirizzate alla vicina di casa, signora Williams, che occupava con il marito dentista i due piani superiori rispetto all'appartamento dello scrittore. Nate con il pretesto esplicito, e alquanto ossessivo, di implorare rispetto e discrezione nei riguardi della sua attività compositiva, e soprattutto di chiedere una tregua ai lavori di ristrutturazione che disturbavano il suo sonno e la sua riflessione, queste missive vanno via via manifestando nel tempo una maggiore attenzione e confidenziale simpatia verso la loro destinataria. Proust si interessa al ménage familiare della vicina, alla sua salute, ai suoi lutti, alle sue passioni musicali; la informa sulla propria attività letteraria, sui problemi editoriali, sulle sue amicizie; condivide con lei la preoccupazione per il tragico destino del mondo in guerra, per la sorte della cultura e dell'arte mondiale. Ma soprattutto rivela la sua ansiosa e ansiogena fobia per il rumore, che gli scatena attacchi asmatici, insonnia e blocchi creativi, e lo fa con una sorta di isterica ironia, con cerimoniosa deferenza, e in definitiva ammettendo di essere inguaribilmente nevrotico: "A me sembra normale essere ammalato...E poi, come tutti gli infermi, ho imparato a passare la vita nella bruttezza in cui, per ironia della sorte, di solito sto meno male...Devo compiere il grande sforzo di cercare di uscire la sera e, siccome ho crisi d'asma tutta la notte, se al mattino danno martellate sopra di me posso dire addio al riposo per tutto il giorno, la mia crisi non si ferma più e mi è impossibile uscire...Dato che di notte riparano il boulevard Haussmann, di giorno rifanno il suo appartamento e negli intervalli demoliscono il negozio del 98 bis, è probabile che quando questa squadra armoniosa si sarà dispersa, il silenzio suonerà al mio orecchio così innaturale che... sentirò la mancanza della mia Ninnananna".
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