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Sovversiva e rivoltosa come fotografa, "irrecuperabile ribelle" come donna e attivista politica: Tina Modotti nacque a Udine nel 1896, e a diciassette anni raggiunse il padre, "agitatore socialista e libertario", in California. L'accurata biografia che conclude questa pubblicazione ci narra le vicende turbinose della sua vulcanica esistenza, conclusasi nel 1942 a Città del Messico, dove Tina fu colta da infarto all'interno di un taxi. La sua fine, come tutta la sua vita, fu avvolta da ipotesi leggendarie di complotti, perché l'artista e la donna mai si era sottratta alla radicalità dei sentimenti privati e dell'impegno politico, che l'aveva resa invisa al potere ma amata dal popolo e dall'opposizione di sinistra. Dell'attività di fotografa della Modotti, limitata a un arco di cinque anni (dal 1924 al 1929), rimangono solo duecento fotografie, alcune delle quali sono riportate in queste pagine, il cui valore sta soprattutto nel proporre al lettore l'unico scritto programmatico di Tina, e una scelta di lettere inviate al suo grande amore e mentore Edward Weston. Eccone due stralci: "Penso di essere una fotografa, nient'altro. Se le mie fotografie risultano diverse da ciò che solitamente viene fatto in questo campo, è esattamente perché cerco di produrre non arte ma fotografie oneste, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi cerca ancora effetti "artistici", limitando altri mezzi o espressioni grafiche? La fotografia, proprio perché può essere prodotta solo in quell'istante e perché si fonda su ciò che oggettivamente esiste davanti all'obiettivo, costituisce il mezzo più soddisfacente per registrare la vita vera in tutti i suoi aspetti, e da ciò deriva il suo valore documentario"; "Questo problema della vita e dell'arte è la mia tragicommedia - lo sforzo che faccio per dominare la vita è tutta energia sprecata che potrebbe essere usata meglio se la dedicassi all'arte - allora sì che avrei più cose da mostrare?"
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