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Esistono individui che, a dispetto della religio di appartenenza, al di là delle osservanze, e delle prescrizioni operano secondo il fondamento mistico (che comprende filosofia, morale e persino etica)che appartiene al sè. E' pertinente al sentire individuale, alle esigenze interiori di comprendere ed unificare un credo che approdi al senso della vita. Ciò può avvenire attraverso molteplici vie (Guenòn ad esempio "La grande triade.... Gli stati molteplici dell'essere... etc..). In questo personalmente sento invece che la collocazione soufista è pienamente e ampiamente rispettata e prova ne è proprio la questione percettiva.
Un testo importante per conoscere una figura originale (pensiamo al concetto di "Dio patetico"),altamente problematica, che diede un valido contributo alla mistica e al pensiero in generale
E' stato detto che ci sono persone che non "fanno" il dialogo tra le religioni, ma "sono" questo dialogo. Tra queste ultime vi è stato sicuramente Henry Corbin, i cui studi formano come tanti tasselli volti a costruire l'immagine di una "religio spiritualis" (che potrebbe offrire una boccata d'ossigeno a chi soffoca in questi giorni - 8 Aprile 2005 - di idolatria scatenata)in cui convergono le correnti gnostico-teosofiche occidentali e le esperienze visionarie di tanta parte del sufismo (soprattutto iranico). I lettori piu' attenti e curiosi scopriranno poi in questo libro come il procedimento ermeneutico di Ibn Arabi presenti insospettate analogie con tante posizioni delle correnti simboliste europee (soprattutto in poesia). Non me la sento pero' di sottoscrivere il luogo comune dei Sufi "campioni di tolleranza": Ibn Arabi auspicava che società civile fosse totalmente soggetta all'ortodossia coranica, i cui principi non sono propriamente tolleranti.
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