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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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Un musical intenso e originale che celebra il senso di meraviglia che ognuno di noi prova quando i sogni diventano realtà
La vita dell'uomo di spettacolo americano P.T. Barnum, fondatore del Barnum & Bailey Circus e dell'itinerante Ringling Bros. La storia di un visionario che dal nulla creò uno spettacolo ipnotico destinato a diventare un successo mondiale.
Premi
2018 - Golden Globe - Migliore canzone originale
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Musical storicamente poco curato ma con canzoni, scenografie e coreografie spettacolari. Lo riguardo sempre volentieri
In questo film, come uno scrigno d'oro pieno di diamanti, è racchiusa la magia del cinema. Girato stupendamente, con un ritmo moderno (anche se meno folle, mi ricorda Moulin Rouge), con interpretazioni perfette (Hugh Jackman e Rebecca Ferguson su tutti), scenografie e coreografie incantevoli e una musica tra le più belle e indimenticabili mai scritte per il cinema. In meno di 24 ore ho già riascoltato la colonna sonora almeno una decina di volte. 2 ore di immagini e musica che ti portano su un altro pianeta, il pianeta dei sogni. Una autentica gioia, per gli occhi, per le orecchie, per il cuore. Sarò esagerato, ma improvvisamente, nel periodo più cupo e triste della mia vita, mi ha fatto tornare la voglia di cantare e ballare, la voglia di vivere. Un solo grande rammarico: non averlo visto al cinema.
Storia molto bella e commovente ispirata ad una storia vera. Il film racconta la diversità delle persone come valore imprescindibile; accompagnato da canzoni bellissime che rievocano le emozioni che il film trasmette.
Recensioni
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Hugh Jackman è davvero "The Greatest Showman"
Il film, nelle sale da Natale, è candidato a tre Golden Globes: Best Motion Picture – Musical or Comedy, Best Actor – Musical or Comedy, Best Original Song
Recita (se per caso avevate qualche dubbio, Logan lo ha spazzato via), canta e balla meravigliosamente (se non avete ancora visto Les Misérables, fatevi un favore: guardatelo). Hugh Jackman è nato, oltre che per interpretare Wolverine, per vestire i panni, e soprattutto il cappello a cilindro, di P.T. Barnum.
È lui l’anima di The Greatest Showman, un’anima energica e pop nella migliore accezione del termine, con l’occhio, quello del regista esordiente Michael Gracey (australiano, guarda caso), a quello spettacolo assoluto che era Moulin Rogue!, con cui Baz Luhrmann ha cambiato le regole del musical cinematografico moderno. Ok, Gracey non sarà Luhrmann, e non riesce nemmeno troppo a dimenticare quello che è stato il genere per la vecchia Hollywood, ma ha dalla sua l’incredibile talento di Jackman (candidato al Golden Globe come Best Actor – Musical or Comedy) e anche una crew di professionisti doc.
La pellicola è ispirata all’immaginario e alla visionarietà del protagonista: nella New York di metà Ottocento Phineas Taylor Barnum, figlio di un sarto, sogna il riscatto e inventa il circo moderno fatto di animali, atleti e freak, sfidando le classi e le convenzioni sociali.
Ci sono scenografie maestose e costumi sfavillanti, ci sono numeri musicali, di quelli che fai fatica a star fermo e seduto, e canzoni, di quelle che ti sorprendi a canticchiare fuori dal cinema. Le hanno scritte Benj Pasek e Justin Paul, i vincitori dell’Oscar per i brani di La La Land (e del Tony per Dear Evan Hansen). This Is Me, il pezzo eseguito dalla strepitosa donna barbuta interpretata da Keala Settle, è da applausi ed è stato nominato ai Golden Globes come Best Original Song.
Ad affiancare Jackman c’è un cast stellare: da un altro veterano del musical come Zac Efron, a.k.a Carlyle, il giovane socio di Barnum, alla cantante Zendaya, nei panni della bella trapezista del circo, da Rebecca Ferguson che impersona il soprano Jenny Lind, detta “Usignolo svedese”, a Michelle Williams, ovvero Charity, la moglie del protagonista (qui a dire il vero un po’ sottotono rispetto alle intensissime performance cui ci ha abituato).
Il film, candidato dalla Hollywood Foreign Press Association come Best Motion Picture – Musical or Comedy, è stato criticato per la mancanza di accuratezza storica: certo, la vicenda è parecchio romanzata e semplificata rispetto ai temi della diversità e alla complessità della personalità di Barnum tra la sua figura di businessman, la vocazione allo spettacolo, la reputazione di ciarlatano e mistificatore e il suo desiderio di rispettabilità.
Ma d’altra parte si tratta di un’opera musicale, non certo di un biopic e nemmeno di un documentario. The Greatest Showman è entertainment allo stato puro. E Hugh Jackman è davvero il nuovo re del musical.
Recensione di Benedetta Bragadini
Spettacolo, frenetico ed eccessivo come un tripudio circense, potentemente ritmato e magnificamente orchestrato
Trama
Inizio Ottocento. Phineas Taylor Barnum è il figlio di un sarto che muore catapultando il bambino nel buio di un'infanzia dickensiana. Ma P.T. crede nel sogno americano di inventarsi un'identità nobile ritagliata dalla stoffa dei sogni, e il suo amore di gioventù, la dolce Charity, abbandona i privilegi della propria casta bramina per seguire le visioni di quello che diventerà suo marito e il padre delle loro due figlie. Per Barnum, convinto che ogni progetto debba essere realizzato "cinque volte più grande, e dappertutto", nulla è abbastanza: non il Museo delle stranezze che edifica nel centro di Manhattan per lo sgomento (e la curiosità morbosa) dei newyorkesi, non il circo che porta il suo nome in cui si esibiscono la donna barbuta e il gigante irlandese, il nano Tom Thumb e i gemeli siamesi. Perché quando P.T. Barnum "sta arrivando", lo fa come un ciclone inarrestabile che travolge ogni cosa al suo passaggio: steccati e ipocrisie, ma anche legami e sentimenti.
The Greatest Showman sceglie di interpretare il personaggio di Barnum scansando le sue controverse sfaccettature reali - impresario, businessman, editore, politico, filantropo - e concentrandosi sull'impeto dominante della sua vocazione di entertainer.
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