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Il grande inquisitore con «Il peso della libertà» di Gherardo Colombo - Fëdor Dostoevskij - copertina
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Il grande inquisitore con «Il peso della libertà» di Gherardo Colombo - Fëdor Dostoevskij - copertina
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Descrizione


Millecinquecento anni dopo la sua morte, a Siviglia, Cristo torna sulla terra. Cammina per le strade della città spagnola dove, alla presenza di tutti i cittadini, il cardinale Grande Inquisitore sta consegnando al rogo un centinaio di eretici. Il suo arrivo è silenzioso, eppure il popolo lo riconosce, circonda, è pronto a seguirlo. Ma in quel momento il Grande Inquisitore attraversa la piazza, si ferma a guardare la folla, incupito. Poi ordina alle sue guardie di catturare Cristo e rinchiuderlo in prigione. Nell'oscurità del carcere, il vecchio e potente ministro della Chiesa pronuncia contro il Messia un fortissimo atto d'accusa, condannandolo a morte. In questo episodio dalla dignità autonoma dei Fratelli Karamazov Fëdor Dostoevskij afferma il proprio pensiero filosofico-religioso: la libertà dell'essere umano si basa su una fede senza dogmi e miracoli, senza gerarchie e autorità, contrapposta alla dottrina che in nome di un mandato superiore e indiscutibile sottrae agli uomini la consapevolezza di sé e il libero arbitrio. Sulla straordinaria attualità di questa riflessione si incentra il saggio di Gherardo Colombo: la massima sofferenza dell'uomo sta infatti in questa contraddizione, vivere diviso tra il desiderio di una tutela che lo sollevi dal tormento del decidere e l'aspirazione alla libertà individuale.
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Dettagli

4
2016
30 giugno 2016
96 p., Brossura
9788869187926

Valutazioni e recensioni

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Martina
Recensioni: 4/5

Ho amato questo libro,grande scrittura e linguaggio adottato da Dostoevskij ! Da aggiungere nella a libreria assolutamente. Poche pagine ma grande storia.

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Andrea Giostra
Recensioni: 5/5

Fëdor Michajlovič Dostoevskij, "Il grande inquisitore", cp. V de "I fratelli Karamàzov", Il Messaggero Russo, Mosca, 1879. Oggi più che mai - in questo particolare momento storico e politico - da leggere, o da rileggere per chi l'ha già letto. Introdotto con una striminzita ma efficace presentazione di Gerardo Colombo, il quinto capitolo del romanzo di Dostoevskij "I fratelli Karamàzov", denominato "Il grande inquisitore", ci riporta alla vera essenza della prospettiva cristiana - quella originaria di Gesù Cristo - del libero arbitrio, della fede, e della libertà di pensiero. Oggi tutto questo è stato inesorabilmente compromesso da sovrastrutture lobbistiche e da modelli di società che ci vessano di messaggi mediatici e ci inducono impietosamente a vedere nel consumismo più irrazionale l'unico vero obiettivo per raggiungere la "felicità", che perciò si rivelerà fugace ed effimera. (recensione di Andrea Giostra)

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Nicola
Recensioni: 4/5

La persistente attualità di questo memorabile capitolo del romanzo di Dostoevskij è efficacemente illustrata nel saggio "Il peso della libertà" di Gherardo Colombo, che però non si spinge sino ad una opportuna, più puntuale,visibile identificazione di aspetti e convinzioni che caratterizzano la figura del Grande Inquisitore, riscontrabili ancor oggi nella società italiana e nella contemporanea antiquata struttura gerarchica vaticana, sui cui censurabili interessi terreni è stato recentemente scritto tanto. Sicuramente l’ex magistrato, che ha prematuramente abbandonato il suo lavoro professionale senza polemica, ma con chiare implicite motivazioni connesse a problematiche riguardanti il rispetto e l’importanza della legalità, ha voluto lasciare ampia libertà alla riflessione dei lettori. Stante, di contro, alcuni fermenti positivi che iniziano a intravedersi sempre più spesso nell’ambiente religioso, interessante sarebbe stato ipotizzare o augurare, in una benevola visione ottimistica,a conclusione del saggio, quello che lo stesso Dostoevskij avrebbe forse voluto nel suo intimo immaginare: una salutare significativa conversione del turbato vecchio Inquisitore o suo successore,tanto da indurlo a intravedere la giusta strada da seguire, e cioè, ridare all’uomo la libertà di scelta, proponendo modernamente “ una fede senza dogmi e miracoli, senza gerarchie e autorità “ e aiutandolo a crescere, cioè a “ imparare, conoscere …, saper discernere, diventare davvero adulti “. In tal caso, neanche Cesare, inteso come simbolo del potere politico, potrebbe più avere un potere distorto su di lui e " il vecchio Inquisitore " ringiovanito e rigenerato riuscirebbe finalmente a sorridere e a guardare davanti a sé con dolcezza e amore, come Colui che nel racconto lo ha baciato. Auguro un'adeguata diffusione del piccolo grande volume.

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Fëdor Dostoevskij

1821, Mosca

Fëdor Dostoevskij è stato un autore russo, considerato uno dei pensatori e romanzieri più influenti dell'Ottocento. Figlio di un medico, un aristocratico decaduto stravagante e dispotico, crebbe in un ambiente devoto e autoritario. Nel 1837 gli morì la madre, da tempo malata, e Dostoevskij venne iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequentò controvoglia, essendo i suoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura (risalgono a quegli anni le sue prime letture importanti: Schiller, Balzac, Hugo, Hoffmann). Diplomatosi nel 1843, rinunciò alla carriera che il titolo gli apriva e, lottando con l’indigenza e con i disagi di una salute cagionevole, cominciò a scrivere: il suo primo...

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