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Anno edizione: 2024
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Le parole sono centrali nelle nostre vite e dischiudono infinite opportunità. Per questo dovremmo instaurare con loro una vera e propria relazione amorosa, sana, libera, matura. Perché le parole ci permettono di vivere meglio e ci danno la possibilità di cambiare il mondo.
Chi può definirsi grammamante? Chi ama la lingua in modo non violento, la studia e così comprende di doverla lasciare libera di mutare a seconda delle evoluzioni della società, cioè degli usi che le persone ne fanno ogni giorno parlando. Essere grammarnazi significa difendere la lingua chiudendosi dentro a una fortezza di certezze tanto monolitiche quanto quasi sempre esili; chi decide di abbracciare la filosofia grammamante, invece, non ha paura di abbandonare il linguapiattismo, ossia la convinzione che le parole che usiamo siano sacre, immobili e immutabili. Perché per fortuna, malgrado la volontà violenta di chi le vorrebbe sempre uguali a loro stesse, le parole cambiano: alcune si modificano, altre muoiono, ma altre ancora, nel contempo, nascono. E tutto questo dipende da noi parlanti: non c’è nessuna Accademia che possa davvero prescrivere gli usi che possiamo farne; siamo noi a deciderlo e permettere il cambiamento. È tempo di smettere di essere grammarnazi e tornare ad amare la nostra lingua, apprezzandola per quello che davvero è: uno strumento potentissimo per conoscere sé stessi e costruire la società migliore che vorremmo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non mi è piaciuto, ho fatto fatica a finirlo nonostante sia breve. Confesso che non conoscevo l’autrice e che non sapevo cosa aspettarmi dal libro (e forse alcuni argomenti non sono tra i miei interessi principali, quali le tematiche queer), ma l’ho trovato confuso, dispersivo, pieno di considerazioni dell’autrice parzialmente condivisibili, alcune che trovo persino sbagliate (la parte in cui fa riferimento alla relazione tra genetica e orientamento sessuale penso farebbe rivoltare nella tomba Cavalli Sforza). Alcune parti comunque interessanti (le nozioni antropologiche sulla nascita del linguaggio). Forse, semplicemente non adatto a me.
Ho forse capito cosa fanno i sociolinguisti. A dire il vero conosco una sola sociolinguista: Vera Gheno. Se la prendiamo come punto di riferimento (modello) scopriamo che viaggiano continuamente (si definisce wandering), che sono decisamente simpatiche, che scrivono su argomenti difficili con leggerezza, che accompagnano le figlie ai concerti dei Subsonica. Detto questo… Come nasce la lingua, quando gli umani hanno iniziato a parlare, discutere, bisticciarsi? Ci sono diverse teorie. Ad esempio: “La pooh pooh theory afferma che la parola emerse dal bisogno di comunicare le emozioni di base (ahia!)” Più sensata un’altra ipotesi: “La lingua, insomma, potrebbe essere emersa grazie a una delle forme più pure d'amore che esistono, quello di una madre per un figlio. Non allontanarti troppo! Non farti male! Vieni a cena!” Perché “Grammamanti”? L’autrice ama le parole, che devono essere libere, disponibili ad un rapporto amoroso, sensuali, affascinanti, mutevoli; in contrapposizione ai “grammarnazi” che credono in un lingua pura, distante da contaminazioni di tutti i generi, immutabili. Sopravvaluta l’influenza della lingua? “Che la lingua abbia un'importanza capitale, c'è lo segnala una cattiva abitudine: ogni volta che si cerca di smontare la democrazia, si parte dalla lingua” afferma Vera Gheno. Leggendo Grammamanti si impara cosa è la “carità interpretativa” e i molti modi di descrivere l’amore nella Grecia Antica. Insegna anche a non essere superficiali e diffidenti: “Le giovani generazioni sono soggette a ingiustizia epistemica, nel senso che non sono considerate capaci di generare conoscenza: pensiamo a come viene sbeffeggiata Greta Thunberg in quanto giovane donna e perfino autistica tanto da portare al conio di gretini per indicare le persone che la seguono nelle sue proteste”. Spero di leggere molte altre opere di Vera Gheno perché è necessaria in questo periodo triste, insensato e violento.”
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